Santa Eleonora di Provenza: regina, madre e… gran diplomatica con l’anima da manager medievale
Nel grande libro delle regine medievali, tra dame devote, sovrane assetate di potere e sante inaspettate, spicca lei: Eleonora di Provenza, la regina che riuscì a importare il profumo della lavanda cortese nei rigidi corridoi della grigia Inghilterra del XIII secolo.
Nata intorno al 1223, Eleonora è la secondogenita di Beatrice di Savoia e Raimondo Berengario IV, conte di Provenza — una vera nursery aristocratica, visto che tutte le figlie fanno ottimi matrimoni regali (spoiler: una diventa regina di Francia).
Eleonora di Provenza sposa Enrico III
A soli dodici anni, Eleonora viene catapultata dalla soleggiata Aix-en-Provence alle nebbie di Londra per sposare Enrico III d’Inghilterra, un sovrano noto per due cose: la sua devozione religiosa… e l’occasionale incapacità politica. Lui si innamora a prima vista. Lei, chissà, forse un po’ meno, ma è pronta a sostenere e rispettare il marito.
E lo fa. Mentre Enrico si diletta a fondare abbazie e fare donazioni a mezzo mondo ecclesiastico, Eleonora si occupa del regno come una CEO medioevale, piazzando fratelli e cugini provenzali di sua fiducia in posti chiave del potere, facendo infuriare la nobiltà inglese, che teme che gli stranieri le rubino il lavoro (vi suona familiare?).
Tra rivolte e ribellioni: Eleonora non molla
La Regina, intelligente e molto istruita (legge in latino, scriveva in francese e probabilmente capiva bene il linguaggio politico dei giochi di corte), si ritrova presto nel bel mezzo della famosa Seconda Guerra dei Baroni. La nobiltà inglese, esasperata dall’influenza “straniera” della corte e dall’incapacità gestionale del re, si ribella. La rivolta è capitanata da Simon de Montfort, che per inciso era suo cognato. (Le riunioni di famiglia dovevano essere spinose.)
Quando le cose si mettono male per Enrico e il figlio Edoardo viene fatto prigioniero, Eleonora non si perde d’animo. Organizza alleanze, raccoglie fondi dalla Francia e mantiene contatti diplomatici con il Papato. In breve, tiene in piedi la monarchia con la forza di volontà di una madre tigre e l’abilità di una stratega politica. Non a caso, suo figlio Edoardo I “Gamba lunga”, una volta salito al trono, sarà uno dei sovrani più efficaci della storia inglese.
Dal trono al chiostro: una regina che diventa santa
Dopo la morte di Enrico III nel 1272, Eleonora si ritira nell’abbazia benedettina di Amesbury. Qui si dedica alla preghiera e alla carità. Ma non è una rinuncia: Eleonora continua a scrivere, a mediare conflitti e a proteggere i suoi interessi familiari. Insomma, una badessa con l’agenda piena, con più diplomazia di un ambasciatore ONU.
Muore nel 1291. Nei secoli successivi, la sua fama di donna pia, forte e giusta cresce, fino a ottenere, in certi ambienti religiosi, una venerazione quasi da santa, anche se non c’è stata mai una canonizzazione ufficiale. Tuttavia, per molti cronisti medievali e per alcuni calendari locali, è ricordata come beata o santa Eleonora — un caso di “canonizzazione popolare”, al di fuori dell’ufficialità.
In sintesi: perché ricordare Eleonora di Provenza oggi?
Perché è stata la donna dell’impossibile: ha governato un regno, pur non avendone il trono, ha combattuto battaglie, pur senza aver mai indossato un’armatura, è stata considerata santa, pur senza essere stata canonizzata. Un’icona ante litteram della determinazione femminile: colta, devota, abile.
E poi, diciamolo: riuscire a portare il sole della Provenza nella piovosa Inghilterra del Medioevo… già solo per questo, un miracolo l’ha fatto.
