Santa Marina di Bitinia: maternità del cuore, femminilità della cura
C’è una santa nella storia della Chiesa che mostra che essere madre non è (solo) una questione di grembo, ma di cuore: santa Marina di Bitinia. Vissuta nel VII secolo, ha una esistenza breve, ma piena di fede, carità e amore per gli altri.
Marina non ha mai partorito, eppure è stata molto feconda nell’amore. Non si è mai sposata, ha persino vissuto nascosta sotto abiti maschili.
Eppure, pochi come lei hanno incarnato con tanta intensità quella maternità del cuore che è cura, tenerezza, dedizione.
Una scelta d’amore
Marina è figlia unica. Rimane presto orfana di madre e cresce accanto al padre Eugenio, un uomo pio. Il padre desidera ritirarsi in un monastero per servire Dio.
Quando arriva il momento, però, Eugenio vorrebbe lasciarla a una vita “normale”, magari con un buon matrimonio. Ma Marina non ci sta: lei vuole seguire il padre… e Dio.
Così prende una decisione audace: si taglia i capelli, si fa chiamare Marino e entra con lui in un monastero maschile. Nessuno si accorge della verità.
La vita ritirata nel monastero, protegge il suo segreto.
Santa Marina di Bitinia vive dunque come monaco, in silenzio, con umiltà. Il gesto di stare accanto al padre, prendersi cura di lui, condividere la sua vocazione, racconta già tutto.
Santa Marina di Bitinia è una donna capace di farsi madre del proprio padre, cambiando la sua vita, per accompagnarlo. Eppure, sarebbe sbagliato parlare di rinunce e di sacrificio. Questo farebbe torto a questa immensa scelta d’amore.
È il primo segno di una femminilità che si esprime non nei ruoli ma nella cura dell’altro.
La maternità del cuore di Santa Marina di Bitinia
Un giorno succede l’imprevedibile: Marina viene accusata ingiustamente di un crimine. La figlia di un locandiere della zona resta incinta. Per proteggersi, indica il “monaco Marino” come padre del bambino.
È una menzogna. Marina è innocente, sceglie di non difendersi. Non rivela chi è. Accetta l’umiliazione.
Cacciata dal monastero, le viene poi affidato il bambino “non suo”. Lo prende con sé senza una parola di protesta. Lo alleva come fosse figlio proprio, mendicando il cibo, dormendo all’aperto, dedicandosi a lui. Non c’è un legame di sangue, col piccolo che alleva. Ma c’è un amore fecondo che genera.
Maternità senza biologia
La maternità di santa Marina di Bitinia è sorprendente proprio perché è gratuita. Non deriva da un obbligo di sangue.
Nasce da una bugia, che avrebbe potuto negare, invece l’accetta, tacendo. neanche tenuta a tacere. Santa Marina sceglie di amare, e basta. E questo amore gratuito, tenero, silenzioso, dice molto più della biologia.
Marina ci mostra che la maternità vera non ha bisogno di biologia né di certificati.
È il desiderio profondo di custodire la vita dell’altro, anche quando non ci appartiene. È una maternità che nasce dallo Spirito e fiorisce nel cuore. È la stessa che ha avuto Maria ai piedi della croce, quando Gesù le dice: “Donna, ecco tuo figlio”. Non suo, eppure affidato a lei.
Santa Marina di Bitinia: un altro volto della femminilità
Santa Marina vive tutta la vita come uomo, eppure ci trasmette una delle immagini più pure e profonde della femminilità evangelica. Non quella fatta di stereotipi, ma quella autentica: la capacità di amare, accogliere, curare, sacrificarsi senza rumore.
La femminilità, ci dice Marina, non ha bisogno di riconoscimenti sociali o forme esterne. È uno stile dell’anima. È fare spazio all’altro. È essere “grembo” anche senza essere madre di sangue.
Santa Marina di Bitinia
Nel nostro tempo, dove la maternità è spesso strumentalizzata, messa in discussione o vista come un ostacolo alla “realizzazione”.
Marina alza il dito — non per accusare, ma per ricordare. Ci ricorda che la maternità è prima di tutto una chiamata alla cura, alla responsabilità verso la vita dell’altro, alla tenerezza forte e generosa.
E questo amore generoso per l’altro è uno dei tratti della femminilità, anche in donne che, come Santa Marina di Bitinia, non vivono la femminilità in modo consueto.
È un messaggio per le donne consacrate, per quelle che non hanno potuto avere figli, per quelle che li hanno persi, e anche per tutti coloro — uomini compresi — che sentono dentro di sé una chiamata ad accogliere, servire, educare, amare.
Una santa madre, senza esserlo
Santa Marina non ha mai chiesto nulla per sé. Non ha mai alzato la voce. Non ha mai chiesto di essere riconosciuta. Eppure, nella sua umiltà, ha lasciato una scia luminosa di maternità evangelica.
Madre senza partorire, donna senza apparire, santa senza essere capita. Ma piena di quella forza dolce che sa cambiare il mondo.
