Il sale della terra

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Sale della terra e luce del mondo: due metafore per una vita che lascia il segno

Cos’è il sale della terra? Immagina Gesù, in piedi su quel monte, circondato da un gruppo di persone non certo potenti, né famose. Eppure Lui li guarda, li fissa negli occhi, e con un tono deciso ma luminoso dice:

“Voi siete il sale della terra. […] Voi siete la luce del mondo.” Vangelo di Matteo (Mt 5,13-16)

Aspetta… noi? Sale? Luce? Non proprio complimenti comuni, ma immagini scelte con cura. E non a caso. Queste due parole racchiudono una chiamata audace, ma anche una promessa esaltante.

“Voi siete il sale della terra” – Sapore che fa la differenza

Il sale, all’epoca, era preziosissimo. Non solo dava sapore, ma conservava i cibi. Era il “frigo” naturale del tempo! Quindi, essere “sale” significa dare sapore alla vita, ma anche impedirne la corruzione.

Gesù non dice: “Dovete diventare sale”, ma “Siete il sale”.

È un’identità, non un obiettivo.

Tuttavia, c’è una nota pungente:

”…ma se il sale perde il sapore, a che serve?”

Una provocazione? Forse. Ma anche un invito alla coerenza e all’autenticità. Un cristiano insipido, privo di gusto, che si mimetizza troppo, rischia di essere “gettato via”. Non nel senso della condanna, ma come perdita di senso. Vivere in superficie è come cucinare senza sale: si può fare, ma chi vuole davvero assaporarlo?

“Voi siete la luce del mondo” – Illuminare senza abbagliare

E subito dopo arriva il secondo colpo di genio: la luce.

Una lampada nascosta sotto il moggio (un contenitore di misura) è quasi una scena comica: chi mai accenderebbe una luce per coprirla? Eppure… quante volte lo facciamo? Abbiamo doni, parole, idee, intuizioni, ma le teniamo sotto il silenzio, la paura o la falsa modestia.

La luce non è vanità, è vocazione.

È fatta per illuminare, non per mettersi in mostra.

Essere luce, allora, significa testimoniare con semplicità, essere visibili non per farsi notare, ma per fare vedere meglio. Come una lampada che permette a tutti di camminare senza inciampare.

E c’è un finale che vale oro:

”…perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli.”

In altre parole: non siate fari puntati su di voi, ma finestre aperte sul cielo. Le opere buone non sono biglietti da visita, ma scintille che parlano di un Amore più grande.

Siamo chiamati a brillare e insaporire il mondo

Questo brano ci sprona a vivere una fede che non si conserva sotto vuoto, ma che si dona, che dà sapore e illumina con discrezione ma decisione.

Essere cristiani non è ritirarsi in un angolo, ma mettersi in gioco, là dove il mondo ha bisogno di più gusto, più luce, più cuore. Con stile, con umiltà, ma senza spegnere ciò che si è.

Se vuoi, posso aggiungere:

  • una preghiera breve su questo brano,
  • un suggerimento per meditarlo in gruppo,
  • oppure un “esercizio di luce e sapore” per viverlo concretamente oggi.

Ti piacerebbe uno di questi approfondimenti?

Sale della terra