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Padre Enzo Vitale risponde alla domanda di un lettore, a proposito dell’elezione del

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Il Soffio della Pace: Lo Spirito Santo, Maria e la Riconciliazione dei Cuori

«Ed ora, per intercessione della Vergine Maria, invochiamo dallo Spirito Santo il dono della pace. Anzitutto la pace nei cuori: solo un cuore pacifico può diffondere pace, in famiglia, nella società, nelle relazioni internazionali. Lo Spirito di Cristo risorto apra vie di riconciliazione dovunque c’è guerra; illumini i governanti e dia loro il coraggio di compiere gesti di distensione e di dialogo.»

Queste parole, dense e vibranti, sono state parte del discorso di Papa Leone XIV, durante l’Angelus, nella solennità della Pentecoste.

Parole che ci invitano a un pellegrinaggio interiore e sociale, sotto la guida di due fari della spiritualità cristiana: Maria, Madre della Chiesa, e lo Spirito Santo, cuore pulsante della vita nuova in Cristo.

Maria, ponte fra cielo e terra

L’invocazione alla Vergine Maria come mediatrice nella richiesta dello Spirito Santo ha radici antiche e profonde. Maria è la “piena di grazia” (Lc 1,28), colei in cui lo Spirito ha trovato spazio totale, umile e fecondo.

A Pentecoste, era presente con gli Apostoli (At 1,14), in silenziosa preghiera, mentre lo Spirito scendeva come fuoco e vento.

Maria non solo riceve lo Spirito: ne diventa santuario vivente, modello di accoglienza e di cooperazione. Invocarla oggi significa disporre noi stessi, come lei, ad accogliere il dono di Dio.

Lo Spirito Santo e la pace che trasforma

Il cuore dell’invocazione è chiaro: la pace è un dono dello Spirito Santo. Non è assenza di guerra, ma pienezza di riconciliazione, integrità interiore e giustizia vissuta. San Paolo afferma che «il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace…» (Gal 5,22).

Ma c’è un dettaglio sorprendente nella frase: il Papa parla di «pace nei cuori» come primo passo. È una rivoluzione silenziosa. Troppo spesso cerchiamo la pace fuori di noi — nei trattati, nelle notizie, nella diplomazia — dimenticando che un cuore inquieto non può costruire armonia.

In questo senso, la frase ci richiama all’urgenza di un’ecologia del cuore: liberarci dai rancori, dalle ansie, dalle paure paralizzanti. Solo chi è abitato dallo Spirito può diventare, come dice Francesco d’Assisi, “strumento della tua pace”.

Dal cuore al mondo: pace nelle relazioni e tra i popoli

Il testo non si ferma all’individuo. Traccia una catena di pace:

dal cuore → alla famiglia → alla società → alla politica → alle relazioni internazionali.

È una visione che abbraccia tutto, dalla piccola incomprensione domestica alla guerra tra nazioni. La radice del conflitto è spesso una somma di egoismi e di cuori feriti. Solo una conversione spirituale può spezzare questo ciclo.

Lo Spirito, descritto come “Spirito del Cristo risorto”, è presentato come artefice di riconciliazione: parola forte, biblica, che implica guarigione, riparazione e riapertura di strade spezzate. Lo Spirito non impone la pace, ma la ispira, la sussurra, la rende possibile se troviamo il coraggio di seguirla.

I governanti e il coraggio della distensione

Infine, una richiesta audace: «Illumini i governanti e dia loro il coraggio…». È la preghiera del popolo per i suoi leader. Non basta che siano intelligenti o pragmatici: devono essere illuminati e coraggiosi. In un mondo di calcoli geopolitici e di scontri ideologici, serve il dono del consiglio e la parresia, il coraggio evangelico di rompere le logiche della paura.

L’impegno a diventare artigiani della pace

Questo testo non è un’analisi teorica: è un invito all’azione spirituale. La pace non arriva da sola: va invocata, preparata, accolta, testimoniata.

Invochiamo dunque lo Spirito Santo con le parole di Maria, Regina della Pace, e lasciamoci trasformare nel profondo. Perché, come ha scritto Henri Nouwen:

«Nessuna pace nel mondo sarà mai più grande della pace che portiamo nei nostri cuori.»

Pace