Il Papa all’udienza generale del mercoledi

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Udienza del 4 giugno di Papa Leone XIV: Dio non guarda l’orologio

Dio non guarda l’orologio e nemmeno fa timbrare il cartellino, ci ricorda Papa Leone XIV nell’udienza generale di ieri. Non parliamo di lavoro impiegatizio, ma di risposta alla chiamata di Dio. L’episodio si trova nella parabola degli operai nella vigna (Mt 20,1-16), quella che manda in crisi tutti i fan della meritocrazia dura e pura.

Un Dio imprenditore instancabile

Leone XIV lo ricorda nel testo dell’udienza generale: nella parabola, Dio è come quel datore di lavoro fuori dagli schemi. Un imprenditore che esce personalmente a cercarsi collaboratori, nel corso dell’intera giornata.

Non solo. Fa anche una cosa controintuitiva, come dice Papa Leone:

«Come dicevo, si tratta di una parabola che dà speranza, perché ci dice che questo padrone esce più volte per andare a cercare chi aspetta di dare un senso alla sua vita. Il padrone esce subito all’alba e poi, ogni tre ore, torna a cercare operai da mandare nella sua vigna. Seguendo questa scansione, dopo essere uscito alle tre del pomeriggio, non ci sarebbe più ragione di uscire ancora, perché la giornata lavorativa terminava alle sei. »

Dunque, si potrebbe pensare che tenga moltissimo alla vigna e al raccolto. Ma c’e’ qualcosa che gli sta ancora piu’ a cuore:

«Questo padrone instancabile, che vuole a tutti i costi dare valore alla vita di ciascuno di noi, esce invece anche alle cinque. Gli operai che erano rimasti sulla piazza del mercato avevano probabilmente perso ogni speranza. Quella giornata era andata a vuoto. E invece qualcuno ha creduto ancora in loro. »

Il discorso del Papa durante l’udienza generale e’ sull’amore di Dio

Per scoprire la misura di questo amore e la grandezza di questa speranza, bisogna arrivare quasi al finale della parabola. Ovvero, al momento della resa dei conti. Tutti gli operai vanno a ritirare la paga giornaliera. Sia quelli che hanno cominciato a lavorare nella vigna all’alba, sia gli ultimi, che Dio travestito da imprenditore ha assunto all’ultim’ora. E qui c’e’ il colpo di scena:

Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero un denaro per ciascuno. (Mt 20, 9-10)

Dio paga tutti allo stesso modo. La parabola mostra come questa retribuzione uguale per tutti, non desti grandi entusiasmi nei lavoratori della prima ora:

mormoravano contro il padrone dicendo: Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo. (Mt 20, 11-12)

Scandalo! Proteste! Una sorta di vertenza sindacale ante litteram! Dio di presenta da imprenditore nella parabola, ma poi si comporta da padre. Sfugge alla logica del profitto, della ricompensa, persino del merito.

Ecco come il Papa ha spiega il significato di questa parabola, nell’udienza generale di ieri: quella di Dio non è ingiustizia, è amore in formato extra-large. Per Dio, ogni persona vale — e non per quanto produce, ma per quello che è.

Ricorda infatti il Papa che Dio

Non è stato ingiusto, ma semplicemente generoso, non ha guardato solo al merito, ma anche al bisogno. Dio vuole dare a tutti il suo Regno, cioè la vita piena, eterna e felice. E così fa Gesù con noi: non fa graduatorie, a chi gli apre il cuore dona tutto Sé stesso.

Una piazza piena di attese

Il Pontefice parla chiaro  agli uomini del presente. Dice che la “piazza” dove gli operai aspettano è un’immagine potente del mondo di oggi: folle di persone in cerca di senso, di lavoro, di dignità. Alcuni si sentono dimenticati, altri scartati. Ma Dio, secondo Leone XIV, continua a uscire, instancabile, “anche alle cinque del pomeriggio”, per dare a tutti una possibilità.

Non è mai troppo tardi per iniziare a vivere davvero.

La giustizia divina — dice Leone XIV — non si misura con cronometri e contratti. Dio dà a ciascuno secondo il bisogno, non secondo la performance. Non siamo in una graduatoria. Siamo figli. E figli amati, anche se siamo arrivati in ritardo, anche se ci sentiamo «gli ultimi della fila».

È una giustizia che profuma di misericordia. Che scandalizza, sì, se non abbiamo la capacita’ di vederne il senso piu’ pieno. Una misericordia che consola. E tanto.

Conclusione del discorso dell’udienza generale: zero alibi

Ma il Papa ricorda che la misericordia di Dio non deve darci pretesto per incrociare le braccia e aspettare, senza fare niente. E cita Sant’Agostino:

«Alla luce di questa parabola, il cristiano di oggi potrebbe essere preso dalla tentazione di pensare: “Perché cominciare a lavorare subito? Se la remunerazione è la stessa, perché lavorare di più?”. A questi dubbi Sant’Agostino rispondeva così: «Perché dunque ritardi a seguire chi ti chiama, mentre sei sicuro del compenso ma incerto del giorno? Bada di non togliere a te stesso, a causa del tuo differire, ciò ch’egli ti darà in base alla sua promessa»

Insomma, zero alibi e zero procrastinazione. Non e’ mai troppo presto per rispondere alla chiamata e andare a lavorare nella vigna. Papa Leone XIV ne ha anche per i giovani (e chi si sente tale): «Non aspettate l’ultimo minuto. Non restate fermi nella piazza della vita.» È un invito all’azione, a non lasciarsi bloccare da dubbi e paure, ma anche dalla pigrizia o dall convenienza. Perché la vigna ha bisogno di mani, cuori e coraggio. E il compenso? Spoiler: è la gioia piena, quella che non ha scadenza.

UDIENZA GENERALE