Il Vangelo di oggi parla di un Dio ignoto
Il Vangelo di oggi è ostico: parla di un Dio ignoto agli uomini.
Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro (Gv 17, 25-26)
Il mondo non conosce Dio? È una verità difficile da digerire, anche se mitigata dalla mediazione di Gesù.
Questo brano del Vangelo parla dell’amore di Dio e di come gli uomini rischiano di non conoscerlo. Vivere, senza comprenderlo, né conoscerlo. Una intera vita sotto lo sguardo amorevole di quello che resta un Dio ignoto.
Nel Vangelo, Gesù ci rivela un piano ambizioso: fare conoscere il Padre attraverso sé stesso. E non con programmi radiofonici, post su Instagram o pillole video di catechismo, ma con la vita. Con l’esempio.
Gesù dice in pratica: “Padre, missione quasi compiuta. Loro adesso sanno che Tu sei Amore. Io gliel’ho fatto vedere. E continuerò a farlo. Anche quando saranno confusi, stanchi, distratti.”
L’antico desiderio di conoscere il Dio ignoto
Dice il salmo:
Non nascondermi il tuo volto. (Sal 27,9)
È una testimonianza del desiderio dell’uomo di vedere Dio, di sentirlo presente nella sua vita, di avere intimità con Lui.
Bisogno che questo sia un po’ più comprensibile e vicino. Un po’ meno Dio ignoto, un po’ più conosciuto.
Da sempre, questo bisogno si scontra con la nostra incapacità di conoscere davvero Dio, di amarlo, di aprirgli il nostro cuore. Per insensibilità, egoismo, arroganza, debolezza spirituale, ci manca la capacità di vedere Dio che opera nella nostra vita e nella storia umana.
I soliti noti
Eppure, anche se ci sembra di non conoscere Dio, Egli ci conosce benissimo. Ce lo spiega un altro salmo:
SIGNORE, tu mi hai esaminato e mi conosci.
Tu sai quando mi siedo e quando mi alzo,
tu comprendi da lontano il mio pensiero.
Tu mi scruti quando cammino e quando riposo,
e conosci a fondo tutte le mie vie.
Poiché la parola non è ancora sulla mia lingua,
che tu, SIGNORE, già la conosci appieno.
Tu mi circondi, mi stai di fronte e alle spalle,
e poni la tua mano su di me.
La conoscenza che hai di me è meravigliosa,
troppo alta perché io possa arrivarci.
Dove potrei andarmene lontano dal tuo Spirito,
dove fuggirò dalla tua presenza?
Se salgo in cielo tu vi sei;
se scendo nel soggiorno dei morti,
eccoti là.
Se prendo le ali dell’alba
e vado ad abitare all’estremità del mare,
anche là mi condurrà la tua mano e mi afferrerà la tua destra.
Se dico: «Certo le tenebre mi nasconderanno
e la luce diventerà notte intorno a me»,
le tenebre stesse non possono nasconderti nulla
e la notte per te è chiara come il giorno;
le tenebre e la luce ti sono uguali.
Sei tu che hai formato le mie reni,
che mi hai intessuto nel seno di mia madre. (Salmi 139, 1-13)
Non ci si può nascondere da Dio, rimanergli sconosciuti. Questo ci libera da ansie da prestazione, dal voler fare a ogni costo una bella figura, dal dare un’ottima prima impressione.
Lui ci conosce e segue ogni nostro passo, non con l’ossessione dello stalker, ma con la sollecitudine di un padre. Se per noi lui è talvolta il Dio ignoto, noi siamo sempre per lui i soliti noti.
