San Beda, il venerabile

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San Beda il Venerabile: la voce colta del Medioevo che non smette di parlare

Nel cuore nebbioso dell’Inghilterra anglosassone, nel monastero di Monkwearmouth-Jarrow, prende vita una delle menti più brillanti e affascinanti del primo Medioevo: Beda il Venerabile.

È l’VIII secolo, e mentre l’Europa si dibatte tra invasioni, conversioni e rinascite spirituali, un monaco si dedica con passione alla conoscenza, alla fede e alla scrittura. San Beda, ancora oggi, detta le regole del pensiero medievale con il suo equilibrio tra rigore scientifico, devozione cristiana e amore per la cultura.

San Beda, vita tra pergamene e preghiere

Nasce intorno al 672 o 673, probabilmente a pochi passi dal monastero in cui trascorre tutta la vita.

A soli sette anni, viene affidato ai monaci benedettini: qui, tra i mormorii delle preghiere e il fruscio della pergamena, cresce un talento che non tarda a fiorire.

Beda diventa monaco e poi sacerdote, ma soprattutto si trasforma in un instancabile scrittore, uno studioso onnivoro, capace di spaziare dalla teologia alla scienza naturale, dalla grammatica alla musica.

Nel suo monastero, che è anche uno dei centri culturali più avanzati dell’epoca, Beda legge, studia e scrive senza tregua.

La sua opera più celebre? “Historia ecclesiastica gentis Anglorum” – la Storia ecclesiastica del popolo inglese. Con questo capolavoro, San Beda, non solo racconta l’evangelizzazione dell’Inghilterra, ma ne forgia l’identità.
È lui a descrivere per la prima volta il paese come un tutto, non come un mosaico di regni in guerra.

Il primo storico inglese… e qualcosa in più

San Beda non si limita a narrare: analizza, verifica, cita fonti, distingue tra fatti e leggende. Ha un approccio che lo rende un precursore della storiografia moderna. Introduce per la prima volta l’uso sistematico del calcolo “ab incarnatione Domini” (dalla nascita di Cristo), una formula che evolverà nel nostro “a.C.” e “d.C.”. In altre parole: è anche grazie a lui se oggi datiamo gli eventi come facciamo.

Ma San Beda non è solo uno storico. È un enciclopedista ante litteram. Scrive opere di grammatica latina per aiutare i suoi confratelli a comprendere i testi sacri, compone trattati di scienze naturali basati sulle conoscenze di Plinio e Isidoro.
Si cimenta anche nella poesia. La sua intelligenza è profonda ma mai arrogante, e la sua prosa scivola via con una chiarezza disarmante per i canoni medievali.

Un’eredità senza tempo

Nel 735, poco dopo aver completato la sua ultima opera – una traduzione in anglosassone del Vangelo di Giovanni – San Beda si spegne.

Già pochi secoli dopo viene chiamato “Venerabilis”, e nel 1899, con il riconoscimento ufficiale della Chiesa, viene proclamato Dottore della Chiesa – l’unico britannico a ricevere tale onore.

San Beda oggi: perché importa ancora

Oggi, San Beda continua a parlarci. Le sue opere illuminano il buio dei secoli con la forza della ragione e della fede, e la sua figura ci ricorda che anche in tempi difficili, la sete di conoscenza può diventare un atto di speranza.

Nel mondo contemporaneo, dominato dalla rapidità e spesso dalla superficialità, Beda ci insegna l’importanza della pazienza intellettuale, della precisione, del dialogo tra fede e ragione.

È un ponte tra l’antico e il moderno, un testimone umile e potente della capacità umana di comprendere, raccogliere e trasmettere sapere.

In un’epoca che sembra diffidare dei monaci e degli eruditi, San Beda il Venerabile resta lì, silenzioso e sorridente, a ricordarci che il pensiero – quello vero – è un atto d’amore. E che anche dalla quiete di uno scriptorium può nascere un’eco che attraversa i secoli.

San Beda