Letture nella Messa

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Padre Enzo Vitale risponde alla domanda di un lettore, a proposito dell’elezione del

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LETTURE E VANGELO NELLA MESSA

Caro Padre, perché le prime due  Letture a Messa, possono essere lette da laici mentre il Vangelo solo dal sacerdote?

Il primo pensiero che è mi è venuto in mente nel leggere questa domanda mi ha rimandato ad un episodio vissuto pochi anni fa. Al termine di una celebrazione eucaristica, in un convento di suore, una delle religiose mi fermò fuori dalla sacrestia per chiedermi il motivo per cui, al momento della consacrazione, mi inchinavo sulle specie eucaristiche.

Risposi che queste erano le indicazioni liturgiche date dal Messale Romano (quel librone enorme e pesante che è sull’altare e si usa per celebrare la Messa nel rito Romano, ovviamente).
La suora non nascose un certo disappunto accompagnato da queste parole: «Gli altri preti non lo fanno…». E a lei dava chiaramente fastidio.

La liturgia ha le sue norme

Il motivo di questa condivisione è per dire che se nella celebrazione – come in ogni atto liturgico – ci si comporta in un certo modo è solo perché queste sono le indicazioni-norme (da seguire!).

Con la scusa dell’autonomia liturgia, della fantasia pastorale o delle stravaganze personali, si assiste a veri e propri tradimenti di quello che è il mistero celebrato: qualcuno ha fatto notare che sin dai primi interventi il nuovo Pontefice Leone XIV sta riprendendo questa categoria teologica che si stava smarrendo…

È vero che le liturgie del passato (mi viene in mente la Messa Antica) come anche certe celebrazioni di riti orientali trasmettono un’immagine molto più luminosa del mistero. 

Ma una Messa ben celebrata, con devozione, attenzione e fede comunica sempre il Mistero di Dio che si realizza. 

Le letture nella messa

Questo vale anche per la proclamazione delle letture.

È un fatto che «la ragione per cui le prime due letture possono essere proclamate da un laico, mentre il Vangelo deve essere letto solo da un sacerdote o un diacono, è legata alla distinzione tra i diversi gradi della Parola di Dio nella liturgia».
Questo ci dice chiaramente che c’è un ordine, che un laico non può leggere il Vangelo e neanche può fare l’omelia.

Il motivo è da ricercare nella maggiore dignità del testo evangelico che riporta le parole stesse del Signore. La stessa distinzione che si fa tra “Parola di Dio” al termine delle letture e “Parola del Signore” al termine del Vangelo ne è un elemento indicatore.

Nel caso della proclamazione del Vangelo, il sacerdote (o diacono, o il Vescovo) baciano il testo al termine della lettura. All’inizio tutti (ministro e assemblea) fanno tre segni di croce, rispettivamente sulla fronte, sulle labbra e sul cuore (pronunciando le parole: «il Signore sia nella mia mente, sulle mie labbra e nel mio cuore»).

Anche questo un ulteriore elemento per dire della dignità della lettura evangelica.

Troppo spesso si assiste ad esibizioni folcloristico-tradizionali in cui chi legge fa segni dall’ambone non richiesti.
Oppure, si produce in spiegazioni del tutto superflue (oltre che ridondanti).

Per non parlare, poi, del modo in cui altre parti della celebrazione sono – con la scusa di voler coinvolgere – ridotte a pseudo liturgie che, purtroppo, non fanno altro che macchiare l’impronta del Mistero.

Per non parlare, poi, del dress code da adottare nel momento in cui si sale all’ambone: no comment.

La verità del Vangelo

Tra le tante particolarità di una liturgia ben celebrata c’è, senza dubbio, quella che essa sia in grado di comunicare una Verità: la “V” maiuscola è voluta… comunica il Cristo stesso. E ciò che è vero non ha bisogno di essere spiegato, ma è chiaro in sé stesso: «La verità è forte in se stessa» (Summa contra Gentiles, 4, 10) ci ricorda l’Aquinate San Tommaso.

Ultimo appunto sul luogo e sul contenuto. Le letture possono essere, ovviamente, tratte dall’Antico e dal Nuovo Testamento (fatta eccezione del Vangelo) e vanno sempre proclamate dall’ambone, luogo liturgico atto a questo scopo.

L’eccellenza dei Vangeli è dovuta al fatto che in essi troviamo la chiave di lettura di tutta la Sacra Scrittura.

È lì che il Cristo ci dona la luce per capire ogni pagina dell’Antico e del Nuovo Testamento, sebbene – e anche questo è un fatto – ci siano pagine bellissime tra le lettere di san Paolo e le altre lettere cattoliche che ci offrono un indiscutibile aiuto nel comprendere tutto il senso della Sacra Scrittura. 

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