San Quirino: una coincidenza incredibile

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Due Quirino, una festa: i santi “gemelli” del 4 giugno

Il calendario liturgico del 4 giugno sfodera una curiosa coincidenza: due santi di nome Quirino. Entrambi celebrati lo stesso giorno. Non si tratta di un errore né di un’omonimia casuale: è piuttosto un felice intreccio di devozione e mistero, che dà all’inizio di giugno un sapore tutto particolare.
Molto più di una coincidenza: una vera Dioncidenza!

Da una parte, un martire di Tivoli dalle origini sfuggenti; dall’altra, un vescovo che si fa strada tra i primi secoli cristiani. Entrambi santi, entrambi Quirino, entrambi incastonati nella memoria della Chiesa come gemme dallo stesso nome, ma di diverso taglio.

San Quirino martire di Tivoli: il testimone silenzioso

A Tivoli, tra gli echi delle cascate e i resti imperiali, si conserva la memoria di un Quirino martire. Le fonti su di lui sono rade, sfumate come un affresco consumato dal tempo.

Non si conosce con certezza il secolo in cui vive e muore, ma la sua figura si staglia nella tradizione come quella di un cristiano coraggioso, ucciso per la fede in un’epoca di persecuzioni. Alcuni lo collegano alla scia dei martiri sotto Diocleziano, ma le prove storiche sono esili.

Eppure, il suo nome resiste, incastonato nella pietra delle catacombe tiburtine e nel cuore dei fedeli.

San Quirino martire non ha bisogno di grandi biografie per essere venerato: è uno di quei santi “del popolo”, tramandati dalla devozione più che dai libri. Un’ombra luminosa, testimone del Vangelo in un tempo ostile. Il suo culto attraversa i secoli senza clamore, ma con una tenacia che dice tutto: la santità non ha bisogno di palcoscenici.

San Quirino vescovo: il pastore d’altri tempi

Dall’altra parte del 4 giugno si affaccia un altro Quirino, questa volta con mitra e pastorale. È vescovo, forse della zona di Siscia (oggi Sisak, in Croazia), e vive probabilmente tra III e IV secolo. Anche lui martire, anche lui immolato per Cristo, ma con un profilo un po’ più delineato.

I racconti lo descrivono come un pastore instancabile, che non abbandona il gregge nemmeno quando l’impero lo perseguita.

Arrestato, viene trasferito in catene lungo il Danubio. E lì, nel corso del viaggio, subisce il martirio: gettato nel fiume con una macina al collo. La sua morte è tanto brutale quanto simbolica: il peso del mondo non può affondare la fede.

Il suo corpo, secondo la tradizione, viene ritrovato e venerato fin da subito. Le sue reliquie viaggiano e giungono fino a Roma, dove trovano casa a San Sebastiano fuori le mura.

Due santi, un solo nome: perché insieme?

Perché la Chiesa sceglie di ricordarli insieme? Forse perché, nonostante le vite diverse, i due Quirini condividono l’essenziale: la testimonianza della fede fino al dono della vita. Sono due volti di una stessa santità: uno più locale e avvolto dal mistero, l’altro più documentato e missionario.

La doppia festa

Due uomini che portano il nome Quirino — nome che sa di Roma antica, di forza e di dignità — e lo trasformano in vessillo di amore evangelico.

Il 4 giugno, allora, è una doppia festa: non solo per chi porta questo nome insolito ma affascinante, ma anche per chi crede che la santità abbia mille volti, anche quelli meno noti, quelli che non finiscono nei manuali ma che risuonano nei cuori.

E in fondo, questa è la bellezza del calendario dei santi: ogni giorno una sorpresa, ogni nome una storia. E il 4 giugno, il nome è Quirino. Due volte.

Quirino