Sant’Alessandro di Gerusalemme: il vescovo che unisce fede, cultura e coraggio
Oggi parliamo di Sant’Alessandro di Gerusalemme, una figura che incarna la fusione perfetta tra erudizione e spiritualità. Sant’Alessandro è un uomo del III secolo: nasce in Cappadocia, si forma nella celebre scuola catechetica di Alessandria d’Egitto, alla corte di maestri come Panteno e Clemente Alessandrino.
Un’epoca fertile per la religione e per il pensiero cristiano, nonostante la fede cattolica non sia ancora accettata e i cristiani siano perseguitati.
Ma è anche un santo con una mentalità aperta, amante della cultura, del pensiero. Se vivesse oggi, sarebbe un sacerdote capace di dialogare anche con gli intellettuali e persino con i credenti più anticonvenzionali. Non ha paura delle novità nel pensiero, né delle polemiche.
E, sopra ogni cosa, la mia simpatia per sant’Alessandro ha anche a che fare col suo amore per i libri.
Sant’Alessandro è il santo delle 3C: Cristianesimo, Coraggio, Cultura.
Dalla Cappadocia a Gerusalemme: un cammino di dedizione
Dopo un periodo come vescovo in Cappadocia, sant’Alessandro intraprende un pellegrinaggio verso Gerusalemme. Lì, l’anziano vescovo Narciso lo accoglie come vescovo coadiutore, riconoscendone la sapienza e lo zelo pastorale.
È un evento pionieristico: si tratta della prima nomina documentata di un vescovo coadiutore nella storia della Chiesa.
Sant’Alessandro, promotore della cultura cristiana
Alessandro non si limita a governare la comunità.
Egli fonda a Gerusalemme una delle prime biblioteche cristiane, che diventa presto un punto di riferimento per studiosi e teologi.
Tra questi spicca Origene, giovane e brillante pensatore, che Alessandro accoglie con benevolenza.
Origene è un giovane teologo geniale ma controverso. Non pochi lo guardano con sospetto, ad Alessandria. Piace poco alle frange più tradizionaliste della Chiesa locale.
Si ripropone una contrapposizione che esiste ancora oggi, fra tradizionalisti e innovatori.
Origene, infatti, è promotore di una teologia innovativa, ricca di allegorie e interpretazioni delle Scritture. Inoltre, alla teologia affianca l’insegnamento di una materia laica: la filosofia.
Origene predica alla gente e ha ottimo seguito: questo irrita alcuni sacerdoti, che ritengono che un laico non abbia diritto di predicare.
Alcuni vescovi egiziani lo accusano di eresia o lo considerano pericoloso. Alessandro, invece, ne riconosce la profondità spirituale e intellettuale. Sant’Alessandro non ha paura del genio di Origene, né della cultura in generale.
Lo difende dalle accuse, gli permette di predicare, e arriva perfino a ordinarlo sacerdote, prendendo su di sé la responsabilità di proteggerlo da chi vorrebbe metterlo a tacere.
Lo sostiene anche quando scoppiano le polemiche, e arriva perfino a ordinarlo sacerdote. Sant’Alessandro dimostra così una visione aperta, coraggiosa, quasi profetica.
Martirio e eredità spirituale
Durante la persecuzione dell’imperatore Decio, Alessandro viene arrestato e imprigionato a Cesarea. Subisce torture, ma non rinnega la fede. Morirà in prigione intorno all’anno 250, lasciando dietro di sé un’eredità fatta di sapienza, coraggio e santità.
Oggi è venerato come martire e santo sia nella Chiesa cattolica (il 18 marzo) che in quella ortodossa (il 16 maggio).
Sant’Alessandro di Gerusalemme ci parla ancora oggi. Ci insegna che la fede non teme il pensiero, e che il coraggio della verità è sempre un atto d’amore.
