San Giuseppe lavoratore

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San Giuseppe Lavoratore: il silenzioso che parla al cuore della fede, del lavoro e dell’arte

Nel panorama immenso dei santi, San Giuseppe lavoratore è un caso unico: non dice nemmeno una parola nei Vangeli canonici… eppure la sua figura parla con forza travolgente.

È il santo della concretezza, del fare, dell’amore silenzioso. E dal 1955, grazie a Papa Pio XII, anche il patrono dei lavoratori: un titolo perfettamente cucito su misura per lui.

Ma chi era davvero Giuseppe, oltre l’icona sbiadita da presepe o la figura muta che accompagna Maria e Gesù nei quadri? Proviamo a scoprirlo, scavando nei Vangeli, negli apocrifi, nell’arte… e tra le pieghe di un uomo giusto.

Un uomo chiamato “Giusto” (e già questo dice molto)

I Vangeli canonici (soprattutto Matteo e Luca) ce lo presentano come un “uomo giusto” (dikaios, in greco), termine che nel mondo ebraico non indicava solo una persona retta, ma un osservante autentico della Legge, un uomo integro davanti a Dio e agli uomini.

Non dice una parola. Non predica, non combatte, non compie miracoli. Eppure: sogna, agisce, protegge, lavora, ascolta. E soprattutto: ama. Ama Maria, ama quel figlio che non è suo, ma che accoglie con tutto il cuore.

Che mestiere faceva San Giuseppe lavoratore

Nei Vangeli leggiamo che san Giuseppe lavoratore era un “teknon” (Mt 13,55). Questo termine greco che può essere tradotto con “falegname”, ma anche con “artigiano”, “costruttore”, addirittura “uomo delle mani”. Quindi probabilmente lavorava il legno, ma forse anche la pietra, riparava, costruiva, risolveva.

Non era un uomo povero, nel senso moderno del termine, ma parte di una classe laboriosa e dignitosa. In lui, il lavoro è espressione di maturità e responsabilità, non solo fatica quotidiana.

I Vangeli apocrifi: il san Giuseppe lavoratore già anziano e vedovo

Gli apocrifi, testi non canonici ma spesso molto letti nei primi secoli, aggiungono dettagli leggendari e curiosi. Nel Protovangelo di Giacomo, Giuseppe è descritto come un uomo anziano, vedovo, con figli avuti da un precedente matrimonio, incaricato dai sacerdoti di prendersi cura della giovane Maria. Questo aiutava a spiegare, nel pensiero dell’epoca, il mistero della verginità di Maria e la presenza di “fratelli di Gesù”.

Nei racconti apocrifi, Giuseppe è spesso esitante, incredulo, ma poi sempre docile alla voce di Dio. Un uomo che lotta con la fede, ma non la abbandona.

San Giuseppe lavoratore nell’arte: da comprimario silenzioso a protagonista ispirato

Per secoli, Giuseppe è rimasto in secondo piano nell’arte cristiana. Nelle prime rappresentazioni della Natività, è spesso raffigurato nell’angolo, seduto, assonnato o addirittura pensieroso, quasi a sottolineare che non è “l’attore principale”.

Ma tutto cambia nel tardo Medioevo e ancor più nel Rinascimento.

Giuseppe nella Sacra Famiglia

  • Murillo, Raffaello, El Greco, Ghirlandaio: iniziano a dargli un volto amorevole, attivo, paterno.
  • Lo vediamo insegnare a Gesù a lavorare, portarlo per mano, abbracciarlo come un padre tenero, una rappresentazione potentissima della paternità adottiva e del modello maschile affettuoso e presente.

Giuseppe da solo

  • Dal XVII secolo in poi, nasce una devozione più personale: Giuseppe in adorazione del Bambino, Giuseppe dormiente (molto amato anche da Papa Francesco), Giuseppe protettore dei morenti.
  • Icone orientali e pittura barocca lo mostrano come uomo forte ma umile, potente nella mansuetudine.

Il culto: da dimenticato a Patrono della Chiesa

Per secoli, il culto di Giuseppe è stato “tiepido” rispetto ad altri santi. Solo nel XIV secolo comincia a crescere, grazie ai francescani. Santa Teresa d’Avila, nel ‘500, gli è devotissima: “A San Giuseppe non ho mai chiesto nulla senza essere esaudita”.

Nel 1870, Papa Pio IX lo proclama Patrono della Chiesa universale, e nel 1955 Papa Pio XII istituisce il 1° maggio come Festa di San Giuseppe Lavoratore, in risposta al “Primo Maggio” laico: non per combatterlo, ma per dire che il lavoro ha un volto umano e santo, incarnato da Giuseppe.

Curiosità “moderne” su San Giuseppe lavoratore

  • È il santo del silenzio, ma oggi viene scelto come patrono di padri single, lavoratori precari, migranti (perché anche lui emigrò in Egitto).
  • Papa Francesco tiene sul comodino una statua di San Giuseppe dormiente, sotto la quale mette biglietti con richieste di preghiera.
  • Giuseppe è l’unico santo, dopo Maria, ad avere ben due feste liturgiche: il 19 marzo (Giuseppe sposo di Maria) e il 1° maggio (Giuseppe lavoratore).

San Giuseppe lavoratore oggi: perché ci serve più che mai

In un mondo affamato di testimoni silenziosi, padri presenti, lavoratori dignitosi e modelli maschili non aggressivi, Giuseppe è l’uomo giusto per il nostro tempo.

  • È il santo della discrezione, ma anche del coraggio.
  • È il padre che protegge senza dominare.
  • È il lavoratore che non cerca fama, ma senso.
  • È colui che sa stare al proprio posto, e proprio per questo lo rende sacro.

In conclusione

Giuseppe non parla, ma ci dice tutto.

Non predica, ma agisce.

Non fa miracoli, ma custodisce il più grande miracolo della storia: Dio fatto bambino.

E mentre celebriamo il lavoro e la dignità dell’uomo che lo porta sulle spalle ogni giorno, ricordiamoci che dietro ogni gesto silenzioso può nascondersi una santità rumorosa di grazia.

San Giuseppe lavoratore