Lunedì dell’Angelo

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Lunedì dell’Angelo: il giorno in cui si fa Pasqua… con calma

Non faccio mistero di odiare il lunedì, con un’unica eccezione: il lunedì dell’Angelo. Bisogna ammetterlo: fra tutte le festività cristiane, il Lunedì dell’Angelo è la più simpatica. Non ha la solennità del Natale, né la drammaticità del Venerdì Santo.
Eppure è lì, appena dopo la Resurrezione, a ricordarci che il cristianesimo è anche gioia che si prolunga, stupore che non finisce la domenica sera.

Tecnicamente, è il giorno in cui il Vangelo ci racconta di un angelo che annuncia alle donne che Gesù non è più nel sepolcro.

Un messaggero – è questo il significato di “angelo” – che porta la notizia più sconvolgente della storia: “Non è qui, è risorto!”. Le donne corrono, stupite e tremanti. E noi?
Noi magari corriamo al parco, o verso un pranzo all’aperto, tempo permettendo. Eppure, il senso è lo stesso: la Pasqua non finisce in chiesa, si porta fuori.

Lunedì dell’Angelo: quando il sacro incontra la griglia

Nessuna festa ha saputo mescolare meglio il mistero e la gita, il sacro e il profano, la devozione e il divertimento.

In Italia, infatti, il Lunedì dell’Angelo ha anche un soprannome affettuoso: Pasquetta. È il giorno delle escursioni, dei picnic, del “chi porta il vino?” e dei “ci stanno tutti in macchina?”. Un giorno semplice, senza pretese, ma che nel suo piccolo fa comunità.

È come se la fede, passata per il dolore della croce e la luce della tomba vuota, arrivasse ora alla tavola, alla condivisione, alla gioia che non ha bisogno di effetti speciali.

Una festa “post-scriptum”

Il Lunedì dell’Angelo, curiosamente, non è una festa di precetto. Non è obbligatoria. Non è al centro del calendario liturgico. Ma proprio per questo ci dice qualcosa di prezioso: la fede non è solo nei momenti ufficiali, ma anche nelle pause, nei respiri, nel “giorno dopo”.

Perché nel cristianesimo non c’è un “grande evento e poi stop”. È una storia che continua, giorno dopo giorno, nei cammini lenti e nelle chiacchiere in compagnia, nei lunedì che, a volte, non sono lunedì qualsiasi. E altre volte sì.

E quell’angelo?

Sì, lui resta lì, nella memoria del giorno. Un messaggero che ha aperto la scena a una nuova realtà. E forse ci guarda con un sorriso, mentre noi spacchettiamo focacce e formaggi, ricordandoci – anche senza troppe parole – che la vita ha vinto. E che possiamo portarla in gita con noi.

Lunedì dell’Angelo