Oggi inizia il triduo pasquale
È iniziato il Triduo Pasquale, e con il Giovedì entriamo nel cuore della Settimana Santa. È il giorno dell’Ultima Cena, del pane spezzato, dei piedi lavati.
È il giorno in cui Gesù ci lascia due regali enormi: l’Eucaristia e il servizio. Il tutto condito da un amore che non si ferma davanti a niente, neanche al tradimento.
Per entrare appieno in questo triduo, percorriamo tutta la Messa di oggi.
Un agnello, del pane azzimo e una fuga notturna
Tutto comincia in Egitto. La prima lettura ci racconta il momento in cui Dio prepara la grande liberazione degli ebrei dalla schiavitù. Si mangia in fretta, con i sandali ai piedi e il bastone in mano.
C’è un agnello da immolare, pane senza lievito, erbe amare. E il sangue dell’agnello, messo sugli stipiti delle porte, diventa segno di salvezza. È la prima Pasqua, quella che poi Gesù trasformerà per sempre.
Un pane che parla
San Paolo, nella seconda lettura, ci riporta alla famosa sera in cui tutto ha avuto inizio. Gesù prende il pane, lo spezza e dice: “Questo è il mio corpo”. Poi alza il calice: “Questo è il mio sangue”. Non è solo una cena tra amici. È un atto d’amore. È l’inizio di qualcosa di eterno. Ogni volta che celebriamo l’Eucaristia, annunciamo la sua morte e resurrezione. È come dire: “Lui è ancora qui”.
Il Vangelo del primo giorno del triduo: un Maestro in ginocchio
Il Vangelo di Giovanni ci sorprende. Il Vangelo del primo giorno del triduo parte con un gesto fortissimo.
Gesù si alza da tavola, si toglie il mantello, prende un catino e comincia a lavare i piedi ai suoi discepoli. Sì, proprio lui, il Maestro, si mette in ginocchio davanti agli altri. Pietro all’inizio protesta, ma poi capisce: se non ti lasci servire da Gesù, come puoi seguirlo davvero?
Alla fine, Gesù dice: “Vi ho dato l’esempio. Fate anche voi così”. Servire non è solo un’opzione. È la regola del gioco.
Lasciarsi amare è il primo passo
Papa Francesco, in un’omelia del Giovedì Santo, ci ha fatto notare una cosa bellissima (e difficile): non basta servire, bisogna anche lasciarsi servire. “Se io non lascio che il Signore sia il mio servitore – dice il Papa – non entrerò nel Regno dei Cieli”. Forte, vero?
Ci ricorda che chi ama davvero, si mette al servizio degli altri. È un vero capo, colui che non concepisce il suo ruolo per ottenere un vantaggio e farsi servire, ma per mettersi a disposizione.
Spesso siamo pronti a fare qualcosa per gli altri, ma ci costa accettare che qualcuno – persino Dio – faccia qualcosa per noi. Il triduo si apre proprio con questo invito a mettere da parte l’orgoglio, a servire e farsi servire per amore.
Oggi, un pensiero speciale ai sacerdoti
E adesso, tocca a noi vivere il triduo
Il Giovedì Santo è anche il giorno in cui ricordiamo l’istituzione del sacerdozio. Papa Francesco lo dice chiaramente: “Tutti siamo unti per servire, unti per celebrare l’Eucaristia”. È un invito a tornare all’essenziale della vocazione sacerdotale: spezzare il pane, lavare i piedi, restare accanto alle persone. Con semplicità. Con amore.
Oggi non è solo un giorno da ricordare. È un giorno da vivere. Con il grembiule legato in vita e il cuore aperto. Perché l’amore vero non fa grandi discorsi: spezza il pane e lava i piedi. E ci dice: “Fate anche voi così”.
È una logica capovolta, quella del Vangelo, in cui la grandezza passa attraverso la piccolezza e la gloria si rivela nell’umiltà.
