Spoiler dell’Ultima Cena: uno tradisce, uno scappa, uno canta
Certe cene di gruppo vanno storte, così è per l’Ultima Cena. Diciamolo: non parte benissimo. Immaginatevi la scena, Gesù a tavola con i suoi amici più fidati, atmosfera da serata importante, pane, vino, la Pasqua che si avvicina…
Forse c’è voglia di far baldoria, di stare insieme in allegria.
Gli apostoli ancora non sanno che quella è l’ultima cena col Maestro. Solo lui sa. E, all’improvviso, sgancia la bomba:
“Uno di voi mi tradirà.”
Freeze. Silenzio. Forchette a mezz’aria. Occhiate che volano come nei peggiori pranzi di famiglia quando qualcuno dice: “Ho qualcosa da dire…”
Il giallo dell’Ultima cena, chi sarà l’assassino?
I discepoli cominciano a guardarsi tipo “Sicuramente non sarò io… vero?”
Pietro, il solito iperattivo del gruppo, fa segno a Giovanni, quello vicino a Gesù:
“Ehi, chiedi tu. Sei più vicino, magari ti dice qualcosa.”
E Gesù, tranquillissimo, risponde:
“È quello a cui darò il boccone.”
E qui ci vuole una spiegazione per il lettore moderno. Nel contesto di allora, offrire il boccone era un gesto di amicizia.
Questo dà un senso più profondo all’azione che viene descritta.
Gesù offre il gesto d’amore proprio a chi lo tradirà. Classe infinita.
Il boccone va a Giuda. Lui lo prende. E se ne va. E qui Giovanni, autore del Vangelo e scrittore di livello, fa un colpo da maestro:
“Ed era notte.”
Letterale, ma anche simbolico. È notte fuori, ma anche dentro Giuda. Il buio della scelta sbagliata, del cuore che si chiude.
La storia di Pietro (il secondo colpo di scena)
E mentre tutti stanno ancora metabolizzando l’accaduto, arriva il secondo colpo di scena.
Gesù annuncia allora ai discepoli che lui sta per andare. Quelle sono le ultime ore, in cui sarà ancora con loro.
Ricorderanno quel pasto come l’ultima cena tutti insieme.
Nel luogo in cui andrà, loro non potranno seguirlo. Non subito.
Pietro gli dice: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!».
E probabilmente è sincero, istintivo, un po’ fanfarone. Il Vangelo ce lo presenta coi suoi pregi e difetti.
Pietro è un uomo generoso, ma non sempre all’altezza della situazione.
Più tardi avrà paura, e rinnegherà Gesù.
Dio conosce i suoi polli (e i suoi galli)
Gesù lo sa bene. Gli risponde: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte».
Boom. E Pietro, da buon impulsivo, parte in quarta e si difende. È come se dicesse: “Io? Ma figurati se mi dimentico di te!” (Spoiler: si dimentica. E lo rinnega davvero tre volte. Ma poi se ne pente. Pietro sarà un martire e un grande evangelizzatore).
Ma qui viene il bello: Gesù non lo sgrida. Non lo umilia. Lo guarda con amore, sapendo già che, dopo la caduta, Pietro tornerà. Perché il punto non è non cadere mai. Il punto è lasciarsi rialzare.
D’altro canto, quando lo ha conosciuto, gli ha detto:
«tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia chiesa, e le porte dell’Ades non la potranno vincere. Io ti darò le chiavi del regno dei cieli; tutto ciò che legherai in terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai in terra sarà sciolto nei cieli». Mt 16,18-19
Pur conoscendo tutti i suoi limiti, come conosce i nostri, Gesù vuole bene a Pietro e gli affida un compito importante.
Quindi cosa ci dice il Vangelo dell’ultima cena?
Che anche le persone per bene sbagliano. Anche chi ama davvero può inciampare. Ma Gesù non cerca follower perfetti. Cerca cuori autentici, anche fragili, ma veri.
E soprattutto: ci lascia liberi. Liberi di restare, di sbagliare, di tornare.
Ah, e il gallo? Quello fa il suo lavoro: canta. Giusto per ricordarci che, a volte, anche un gallo può svegliarci la coscienza.
Morale della cena: se cadi, rialzati. Se tradisci, torna. Se sei un gallo… beh, fai la tua parte e canta con dignità.
