Stefano Harding, il santo manager

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Santo Stefano Harding

Santo Stefano Harding: il monaco inglese che riorganizzò i cistercensi (e il formaggio)

Se c’è una cosa che la storia ci insegna, è che anche i santi possono avere il pallino dell’organizzazione.
Santo Stefano Harding (1059-1134) non fu un mistico rapito dalle visioni, né un predicatore infaticabile. Fu, piuttosto, un monaco pratico, metodico e con una grande capacità gestionale.

Grazie a lui, i cistercensi diventarono uno degli ordini più influenti del Medioevo e – dettaglio da non trascurare – possiamo anche ringraziarlo per il formaggio Cîteaux.

Da giovane pellegrino a riformatore monastico, la vita di Stefano Harding

Stefano nacque in Inghilterra, probabilmente nel Dorset, intorno al 1059. Da ragazzo entrò in un monastero benedettino, ma il desiderio di approfondire la sua fede lo portò a lasciare l’Inghilterra e a viaggiare per l’Europa. Passò per Parigi e per Roma, studiò, conobbe altre realtà monastiche e, alla fine, si fermò in Francia, a Molesme.

Molesme era un monastero benedettino, ma non proprio il luogo austero che Stefano sognava. La regola di San Benedetto prevedeva preghiera, lavoro e una vita semplice, ma nel tempo molti monasteri si erano “ammorbiditi”, accumulando ricchezze e compromettendosi con la società feudale.

La nascita di Cîteaux: ritorno alle origini

Insofferente a questo stile di vita, Stefano seguì San Roberto di Molesme e Alberico in un audace tentativo di riforma. Nel 1098 fondarono un nuovo monastero a Cîteaux (in latino Cistercium), in Borgogna, con l’idea di tornare alla purezza della Regola benedettina.

L’idea era semplice: niente sfarzo, niente privilegi feudali, solo preghiera, lavoro e povertà. Ma la realtà si rivelò più dura del previsto. I primi anni furono difficili: pochi monaci, poche risorse e un territorio ostile da bonificare.

Stefano Harding: il manager dei cistercensi

Dopo la morte di Alberico, Stefano divenne abate di Cîteaux e si rese conto che per sopravvivere l’ordine aveva bisogno di una struttura solida. E qui entrò in gioco il suo genio organizzativo.

Nel 1119 scrisse la Carta di Carità, il documento fondamentale che regolava l’ordine cistercense. Con questa carta, stabilì che tutte le abbazie cistercensi sarebbero rimaste autonome, ma collegate tra loro in una rete di solidarietà. Ogni anno, gli abati si sarebbero riuniti in un capitolo generale per discutere le questioni dell’ordine, e le abbazie più ricche avrebbero aiutato quelle più povere.

Era un sistema rivoluzionario, che garantiva unità senza rigidità centralizzate. Grazie a questa struttura, i cistercensi si espansero rapidamente in tutta Europa, attirando nuovi monaci e fondando decine di monasteri.

San Bernardo e l’esplosione dei cistercensi

Ma il vero colpo di fortuna arrivò nel 1113, quando a Cîteaux bussò un giovane carismatico di nome Bernardo di Chiaravalle, insieme a una trentina di compagni. Bernardo sarebbe diventato il più grande promotore dell’ordine, portandolo a un’espansione incredibile.

Con la spinta di Bernardo e l’organizzazione di Stefano Harding, nel giro di pochi decenni i cistercensi diventarono un ordine potentissimo, con monasteri in Francia, Italia, Germania, Inghilterra e persino in Scandinavia.

Il lato caseario della riforma di Stefano Harding

Un aspetto meno noto dell’eredità di Stefano Harding è il contributo dei cistercensi all’agricoltura e all’allevamento. I monaci di Cîteaux, nel loro impegno per l’autosufficienza, svilupparono nuove tecniche agricole e – cosa più interessante – perfezionarono la produzione casearia.

Dal monastero di Cîteaux nacque un formaggio che ancora oggi porta il suo nome, antenato di alcune delle più celebri specialità francesi, come il Reblochon e l’Epoisses. Insomma, oltre a essere un geniale riformatore, Stefano potrebbe essere indirettamente responsabile di alcune delle delizie della gastronomia francese.

L’eredità di Stefano Harding

Stefano Harding morì nel 1134, lasciando un ordine solido, ben organizzato e in piena espansione. Senza la sua visione, i cistercensi sarebbero probabilmente rimasti un piccolo movimento di monaci radicali. Invece, grazie alla sua disciplina e alla sua capacità di gestione, l’ordine divenne una delle forze spirituali e culturali più influenti del Medioevo.

Forse non è il santo più famoso della storia, ma il suo impatto si sente ancora oggi. E se mai vi capiterà di assaggiare un buon formaggio francese a crosta lavata, potreste anche pensare di brindare (con moderazione, ovviamente) alla memoria di Santo Stefano Harding.

Stefano Harding