Seminare male, raccogliere male: San Paolo ai Gàlati
San Paolo ai Galati parla di seminare e raccogliere. No, non è una puntata di Linea Verde o di qualunque altro programma di agricoltura. E San Paolo è -in un certo senso – il primo life coach della storia.
Intendiamoci, l’apostolo delle genti non ha nulla da spartire con quei guru motivazionali di Instagram che vi promettono il successo con due frasi fatte e un paio di post patinati.
San Paolo scrive ai Galati senza filtri, senza hashtag e senza slogan accattivanti. San Paolo non vuole vendervi corsi da 997 euro. Il suo messaggio?
Non fatevi illusioni: Dio non si lascia ingannare. Ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato. Chi semina nella sua carne, dalla carne raccoglierà corruzione; chi semina nello Spirito, dallo Spirito raccoglierà vita eterna. E non stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo, a suo tempo mieteremo.
Questa è la citazione che commentiamo oggi.
La metafora del seminare
Cosa vuol dire San Paolo?
Chiaro, diretto e senza giri di parole: “Ragazzi, non fate i furbi. Dio non si lascia infinocchiare. Quello che seminate, quello raccogliete.”
Per Paolo, l’umanità si divide in due grandi gruppi: il Team Carne vs Team Spirito (spoiler: no, non è una nuova serie Netflix)
San Paolo ci mette davanti a una scelta di vita che manco un talent show:
• nel Team Carne troviamo quelli che seminano solo per sé stessi. Ego, capricci, voglia di fare i propri comodi. Pensate a quel tipo che salta la fila al supermercato, parcheggia in doppia fila, evade le tasse e guarda solo i suoi interessi. Risultato? Alla lunga raccoglie… marciume. Tipo frigo dimenticato dopo le vacanze. Non proprio l’effetto wow.
• nel Team Spirito, invece, si parla di chi semina amore, pazienza, altruismo, gentilezza non richiesta e magari anche qualche preghiera detta col cuore. La ricompensa? Vita eterna.
A San Paolo vince facile: altro che pacchetto premium di una piattaforma streaming, questa è un abbonamento perpetuo alla vita eterna. Che volete di più?
Non puoi fare il furbo con Dio (sorry, non c’è algoritmo che tenga)
Il bello (o il brutto, dipende da cosa si decide di seminare) è che Dio, dice Paolo, non è il tipo che puoi ingannare con una buona facciata o qualche filtro.
Lui guarda il seme, non l’apparenza. E diciamolo: anche noi ci accorgiamo se uno ha seminato grano buono o solo erbacce. Basta aspettare il raccolto, e la verità viene su da sola. È come la differenza tra chi in palestra si allena davvero e chi posta solo selfie allo specchio.
Quindi che si fa?
Ecco il punto: seminare nello Spirito non è questione di grandi gesti epici, ma di micro-scelte quotidiane. Una specie di investimento a lungo termine, senza bisogno di un consulente finanziario.
Ti costa magari un po’ di fatica oggi, ma domani—magari non su TikTok, ma nell’unica “classifica” che conta—sei in cima.
Allora, pronti a iniziare a coltivare qualcosa che vale davvero?
