FARE LA COSA GIUSTA
Caro Padre, alcune volte, in certe situazioni, non so proprio come bisogna comportarsi, quale scelta prendere, per fare la cosa giusta
Se c’è una cosa che ho imparato in tutti questi anni di sacerdozio, tra alti e bassi, è proprio questa: fare la cosa giusta al momento giusto è proprio difficile da capire.
«L’esperienza che – a detta di Oscar Wilde – è il nome che diamo ai nostri errori» mi fa prendere sempre più consapevolezza di come, il più delle volte, le scelte che facciamo dimostrino, di essere state accompagnate da una mano misteriosa in grado di guidare gli eventi e indirizzare il comportamento delle persone al massimo bene possibile.
Non è che Dio usi le persone come se fossero marionette: assolutamente no! Ma è un fatto – e questo mi provoca una santa invidia – che Lui, il Signore, sia in grado di trarre il meglio da tutto e da tutti.
Fare la cosa giusta è più che evitare il male
È lapalissiano che quella di questa settimana non sia una domanda precisa: ma come non ritrovarsi nello stato d’animo di questa amica?
Ecco perché la “domanda” mi ha fatto tanto pensare riportandoalla memoria una considerazione fatta oramai anni fa e che – scusate se mi permetto – penso possa essere d’aiuto.
Sono certo che tutti abbiamo sentito o usato una famosa domanda dal sapore chiaramente retorico: «ma cosa c’è di male?». Una domanda che ha il solo scopo di dare una spinta a far qualcosa che, altrimenti, non si farebbe.
Si usa in quelle situazioni che appaiono indifferenti ma che, invece, fanno la differenza.Situazioni che, diciamocelo, spesso sono al limite.
Non ce ne rendiamo conto ma, questa “innocente” domanda, questo sottile dubbio, altro non è che una ben congegnata trappola del nemico, per spingerci a fare quello che non si dovrebbe fare.
In fondo, tra i simpatici appellativi che potremmo riconoscere al nemico numero uno di Dio e dell’uomo calzerebbe a pennello anche quello di “maestro del dubbio”.
La vera domanda
Come cristiani, vedete, la domanda che ci dovremmo porre quando si presenta il fastidioso tarlo dell’esitazione, non è tanto su quale potrebbe essere il male che potremmo ricavare dal nostro agire,
È, piuttosto, quale sia il bene. La domanda vera, quindi, dovrebbe essere: «Cosa c’è di buono?».
Sì, perché noi siamo chiamati a cercare il bene.
Fatto è che nessuno può prevedere le conseguenze positive o negative delle proprie azioni. Mentre tutti possiamo esser certi che degli effetti, le nostre azioni, le produrranno. Anche quelle più nascoste e apparentemente indifferenti.
Ecco perché, quando bisogna prendere una decisione, dobbiamo sempre interrogarci sul male che ne seguirà.
Senza, poi, dimenticare che il fatto stesso che la coscienza ci spinga a porci una domanda, vuol dire che la faccenda non quadra.
Se proprio vogliamo provare a portar frutto – e, ricordiamolo, ne siamo obbligati! – poniamoci allora con frequenza questa domanda.
Quando dobbiamo decidere, puntiamo la nostra attenzione al vero, al bene, al giusto che c’è nella nostra decisione. E se ne vedremo, allora sì, muoviamoci pure.
Altrimenti desistiamo. Non si può decidere del tempo prezioso messo a disposizione dall’Altissimo con superficialità e indifferenza.
Una vita buona è costruita su decisioni buone; non grandi ed epiche: no! È costellata di scelte piccole e nascoste che solo il Signore «che vede nel segreto» (Mt 6,4) ricompenserà.
