La filosofia dei distacchi
Da tempo non leggevo un libro come Distacchi (di Judith Viorst). Io sono la regina dei manuali di auto aiuto. Ne leggo a valanghe, spesso me ne innamoro e per qualche tempo non parlo d’altro.
Raramente, però, riesco davvero a mettere in pratica. Sarà che cambiare, da adulti, richiede uno sforzo sovrumano.
Mi sono accostata a questo manuale con interesse. Il tema chiave del libro è il distacco. Anzi, i distacchi. Perché, da quando cominciamo a essere coscienti di noi e del mondo, comprendiamo che la vita è una sequenza di perdite, di abbandoni, di rinunce.
I mille distacchi del vivere
L’autrice esordisce con un tema coraggioso: la madre è la persona più importante nella vita di chiunque e il suo abbandono prematuro rappresenta una ferita lacerante per chiunque. Una tesi di grande buonsenso (il libro è del 1996, ma ancora edito, è un longseller) che oggi appare più che coraggiosa, quasi temeraria.
oggi che tutti vogliono convincerci che l’essere madre sia una costruzione antropologica, leggere fra le pagine frasi come:
”La nostra mamma si frappone fra noi e il mondo, proteggendoci da un’angoscia che ci sovrasterebbe. Non abbiamo un bisogno più grande di nostra madre. I bambini hanno bisogno della madre. […]
separarsi dalla madre è peggio che essere nelle sue braccia, mentre intorno esplodono le bombe. Separarsi da lei è peggio che non stare con lei, anche se la bomba e lei”.
La vita, la perdita, i distacchi
Partendo proprio dal primo distacco, quello con la madre, l’autrice affronta tutti gli altri distacchi che sperimentiamo nella vita.
Crescita, famiglia, amicizia e amore sono i terreni in cui vanno in scena i distacchi della vita. I distacchi non riguardano solo persone care che muoiono o ci abbandonano, ma anche sogni ai quali siamo costretti a rinunciare.
Crescere significa riuscire a ottenere ciò che vogliamo, seppure in una realtà imperfetta, fatta dei limiti che non possiamo superare e dei legami imperfetti con chi ci circonda. La realtà che viviamo è costruita sull’accettazione delle nostre perdite necessarie. Non ultima la perdita per eccellenza, ovvero l’idea della nostra stessa morte, con quello che significa e i diversi modi in cui le persone la affrontano.
Il libro è viaggio affascinante, un mix di riflessioni psicoanalitiche, filosofiche, letterarie, intorno a un tema sempre presente, ma spesso temuto o ignorato.
L’idea che i distacchi siano un aspetto costante e ineluttabile, aiuta a prenderne coscienza e a creare strategie di adattamento efficaci e spesso sorprendenti.
