Astinenza dalle carni

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 L’ASTINENZA DALLE CARNI DEL VENERDÌ

Caro Padre, i miei genitori e altre persone della loro età praticano astinenza dalle carni il venerdì. Che significato ha questa consuetudine? Chi non la rispetta, fa peccato?

Partecipai anni fa un incontro di aggiornamento tenuto da una catechista talmente “illuminata” che, probabilmente accecata dalla grazia, non si rendeva conto di quello che asseriva.

Per lei era anacronistico parlare di penitenza e di fioretti… La cosa mi colpì e, desiderando fare luce (sic!), andai a riprendere qualcosa letto in precedenza: «Per legge divina, tutti i fedeli sono tenuti a fare penitenza, ciascuno a proprio modo» (Codice di Diritto Canonico, 1249).

E aggiunge: «perché tutti siano tra loro uniti da una comune osservanza della penitenza, vengono stabiliti dei giorni penitenziali in cui i fedeli attendano in modo speciale alla preghiera, facciano opere di pietà e di carità, sacrifichino séstessi compiendo più fedelmente i propri doveri e soprattutto osservando il digiuno e l’astinenza a norma dei canoni che seguono»

La penitenza non va in soffitta

Il dovere della penitenza (ahinoi!) non era stato messo in soffitta. E, addirittura si parla di “legge divina”. Il motivo di cotal legge? 

Chiaro a tutti tranne che agli illuminati: a nessuno piace far penitenza che, invece, è necessaria come l’aria per vivere tenendo conto che l’essere umano è tendenzialmente spinto al disordine.

Solo un’attenta e disciplinata penitenza può, in qualche modo, orientare al bene la nostra condotta.

L’astinenza dalle carni è uno dei 5 precetti

Questa legge è talmente importante da essere annoverata tra i cinque precetti generali della Chiesa:

(1) partecipare alla Messa la domenica e le altre feste comandate;

(2) confessare i peccati almeno una volta all’anno; 

(3) ricevere l’Eucaristia almeno a Pasqua; 

(4) in giorni stabiliti dalla Chiesa astenersi dal mangiare carne e osservare il digiuno; 

(5) sovvenire alle necessità della Chiesa.

Per esperienza posso dire che è molto più comodo non ricordareche mettere in pratica i suddetti precetti dato che ci spingono ad azioni positive: e questo spiega il perché si eviti un periodico salutare richiamo.

Senza dubbio, quello che a noi interessa, è il numero 4, che ha ancora tutta la sua validità. Precisiamo: qui parliamo solo di astinenza dalle carni nel venerdì, cosa diversa dal digiuno prescritto dalla Chiesa solo il Mercoledì delle Ceneri (per il rito ambrosiano, il primo venerdì di quaresima) e Venerdì Santo (il Sabato Santo è consigliato).

Astinenza dalle carni il venerdì

La scelta della giornata del venerdì, facile da capire, richiama alla giornata della Passione e Morte di nostro Signore. Ad essa cui uniamo la nostra offerta (astinenza) mentre sul perché riguardi solo la carne la motivazione è da ricercare nel fatto che storicamente tale cibo era di maggior pregio. Si pensi al “vitello grasso” sacrificato in occasioni particolari, mentre il pesce, in Israele, non era considerato un cibo di grande valore, come può esserlo per noi oggi.

A quanto detto si aggiungono alcune precisazioni della Conferenza Episcopale Italiana: che la legge del digiuno «obbliga a fare un unico pasto durante la giornata, ma non proibisce di prendere un po’ di cibo al mattino e alla sera, attenendosi, per la quantità e la qualità, alle consuetudini locali approvate».

La legge dell’astinenza dalle carni, proibisce pure dei cibi e delle bevande che, a un prudente giudizio, sono da considerarsi come particolarmente ricercati e costosi.

L’astinenza deve essere osservata in tutti e singoli i venerdì di quaresima, a meno che coincidano con un giorno annoverato tra le solennità (come il 19 e il 25 marzo).

in tutti gli altri venerdì dell’anno, a meno che coincidano con un giorno annoverato tra le solennità, si deve osservare l’astinenza nel senso detto oppure si deve compiere qualche altra opera di penitenza, di preghiera, di carità.

Alla legge del digiuno sono tenuti tutti i maggiorenni sino al 60° anno iniziato mentre alla legge dell’astinenza coloro che hanno compiuto il 14° anno di età. Infine, si ricorda che dall’osservanza dell’obbligo della legge del digiuno e dell’astinenza può scusare una ragione giusta, come ad esempio la salute.

Inoltre, «il parroco, per una giusta causa e conforme alle disposizioni del vescovo diocesano, può concedere la dispensa dall’obbligo di osservare il giorno di penitenza, oppure commutare in altre opere pie» (can. 1245).

Ritorno all’osservanza

Da un punto di vista storico c’è stato un mitigamento di tale prassi con il passare del tempo ma è interessante notare che i vescovi dell’Inghilterra e del Galles – in un comunicato del 5 settembre 2011 a firma dell’allora segretario generale della conferenza episcopale, Markus Stock – esortavano i fedeli a ripristinare (una parola che ha il sapore del tornare indietro su una decisione) la pratica dell’astinenza in tutto l’anno e non solo nella Quaresima.
Il motivo del passo indietro è da ricercare nell’ennesima dimostrazione di quella cha alcuni chiamano “teoria del pendio scivoloso” e che, tra le diverse e bizzarre formulazioni, ne ha una di evidente origine araba: «se il cammello mette il muso nella tenda, poi vi porta dentro tutto il resto del corpo»… e distrugge tutto.

Questo spiegherebbe il perché l’illuminata citata all’inizio della nostra risposta era così agguerrita nell’affermare che era messa al bando ogni tipo di penitenza: se mitighiamo fino al nulla l’esercizio della penitenza e ne smarriamo il significato, è normale che chi la pratica sia considerato un marziano.

Ultimo punto: si commette colpa grave? Direi di sì dato che Papa Paolo VI affermava che «la loro sostanziale osservanza obbliga gravemente».


Astinenza dalle carni
il Blog di Anna Porchetti, rigorosamente vista mare!