Santa Clelia: Il genio femminile all’opera

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Santa Clelia e il genio femminile

Questa è la storia di Santa Clelia. Se vi dicessi che una santa che incarna alla perfezione il genio femminile non è una madre, mi credereste?

La più giovane fondatrice di un ordine religioso nella storia della Chiesa è un esempio del genio femminile, come ci è stato descritto da San Giovanni Paolo II. E’ stato lui a ricordare che Dio affida l’umanità alle donne, perché se ne prendano cura, con amore.

Eppure è proprio così anche per Santa Clelia Barbieri (1847-1870), patrona delle piccole cose fatte con grande amore! La giovanissima santa ha incarnato il “genio femminile” in una maniera tutta sua, dimostrando che la cura e l’accudimento non sono esclusiva delle mamme di famiglia. O, per meglio dire, che si può essere madri in molti modi, dando frutti, anche senza generare nella carne.

Chi era Clelia?

Nata in un piccolo borgo dell’Emilia, Clelia era figlia di un operaio. Fin da piccola si distinse per una spiritualità profonda, unita a una spiccata attitudine al comando. Se fosse nata oggi, probabilmente avrebbe fatto carriera come manager. O forse sarebbe diventata una influencer spirituale su Instagram. Ai suoi tempi, non esisteva nessuno dei due ruoli, ma lei ci è andata vicina. Ha scelto di essere una sorta di sorella maggiore di tutte le giovani del paese.

Clelia non si sposa né ha figli. Il suo cuore di donna pulsa d’amore e trova un modo meraviglioso di donarlo. Si dà da fare per le giovani del suo villaggio, che accoglie, guida, e—con un pizzico di santa severità—indirizza verso una vita di preghiera e servizio.

L’amore secondo Clelia

Giovanni Paolo II, nella sua famosa definizione di genio femminile, lo descrive come quell’attitudine tipicamente femminile alla cura dell’altro, all’accoglienza, alla compassione. Clelia lo esercita in una forma che non ha a che fare con la famiglia tradizionale. Lei fonda le Minime di Nostra Signora dell’Addolorata, una congregazione di donne che si prendono cura spiritualmente e materialmente delle giovani più povere e vulnerabili.

Ai suoi tempi, essere una ragazza povera e senza appoggi era una condizione di fragilità, in una società dura e spietata.

Per questo Clelia decide di spendersi per le altre. E’ una ragazza poco più grande delle allieve, che però sa ascoltare, consolare, rimproverare con dolcezza e dare l’esempio con una vita santa. Clelia è quella sorella maggiore che tutte vorremmo avere. Quella che ti sgrida se sbagli, ma poi ti abbraccia e ti offre un pezzo di pane (forse non proprio la Nutella, ma per i tempi era una golosa merenda!).

Una maternità diversa, ma ugualmente potente

Sebbene non abbia mai avuto figli propri, il suo amore materno si riversa sulle sue giovani seguaci. E non è un amore sdolcinato. Clelia è esigente, perché sa che la santità è una cosa seria. Ma è anche infinitamente accogliente, pronta a donare tutto per quelle anime affidate a lei.

E alla fine, se ci pensiamo, non è forse questo il senso più profondo della maternità? La maternità non si esprime forse nel prendersi cura, nel sacrificarsi per gli altri, nel far sentire qualcuno amato e accompagnato nella vita?

Clelia vive una vita breve, ma piena di amore e significato. Muore a soli 23 anni—ma il suo amore diventa un seme, nei cuori di tante giovani. Giovani che, a loro volta, portano avanti la sua opera. E così, con ago e filo (perché la sua comunità viveva anche di lavoro sartoriale), preghiera e un’energia tutta femminile, Santa Clelia Barbieri ci insegna che il genio femminile può esprimersi in mille modi, purché ci sia amore.

Non ha lasciato figli, ma ha lasciato comunque degli eredi. La sua è un’eredità spirituale che dura ancora oggi. E, diciamolo, non è forse questo il segno di una vera madre?


CLELIA
il Blog di Anna Porchetti, rigorosamente vista mare!