Il digiuno eucaristico

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Caro Padre, da quanto tempo bisogna essere a digiuno, prima di fare la Comunione? Che significato ha questo digiuno eucaristico?

L’esperienza mi dice che non pochi sorrideranno a questa domanda, ritenendo la questione di lana caprina.
Da parte mia, invece, grande ammirazione considerato che, questa disposizione di carattere ecclesiale e che risale alla notte dei tempi, è degna di essere ricordata.

Le origini del digiuno eucaristico

Essa sancisce la preparazione per un incontro, anzi meglio per “l’incontro”, più importante della nostra giornata. E sì, dico “giornata” e non settimana perché mi risulta assai enigmatico comprendere chi, dopo aver capito cosa (meglio, Chi!) sia l’Eucaristia e poi non faccia i salti mortali per parteciparvi quotidianamente. Inutile dire che “ad impossibilia nemotenetur”… ma per tutti gli altri bene riflettere su questo punto.

Rimanendo sul pezzo, comunque, già sant’Agostino più di un millennio addietro, scriveva che «la Santissima Eucaristia è ricevuta sempre da persone digiune, e tale uso è universale».

Evidentemente già ai tempi del vescovo d’Ippona si erano ben comprese le parole dell’Apostolo Paolo: «Quando dunque vi radunate insieme, non è più per mangiare la Cena del Signore, perché, mentre si sta a tavola, ciascuno prende prima la propria cena e così uno ha fame, l’altro è ubriaco. Non avete forse le vostre case per mangiare e bere? O volete forse gettare il disprezzo sulla Chiesa di Dio e umiliare quelli che non hanno niente? Che devo dirvi? Lodarvi? In questo non vi lodo!» (1Cor11,20-22). 

Parole rivolte agli abitanti di Corinto per un comportamento indegno durante la celebrazione dell’Eucaristia e,di certo, un modo per segnalare diseguaglianze tra ricchi che si ubriacavo e poveri che restavano a digiuno.

L’epoca moderna

Sin dall’antichità, infatti, è richiesto, per assumere l’eucaristia, il digiuno.
Fino a metà anni cinquanta, il digiuno era dalla mezzanotte del giorno precedente: questo ci fa capire la somma riverenza riservata al Santissimo Sacramento!

Fu poi con Pio XII, nel 1953, che il digiuno fu ridotto a tre ore con tutti i dovuti distinguo.

Si precisò, ad esempio, che l’acqua non rompe tale digiuno e si esposero altre particolarità elencate nella Costituzione Apostolica Christus Dominus.

Il senso del digiuno non è solo di carattere formale o per apparenza. Già Pio XII ricordava che «[…] tutti sanno per esperienza che, secondo le stesse leggi della natura umana, quando il corpo non è aggravato dal cibo, la mente diviene più agile e si applica con maggiore efficacia a meditare quell’ineffabile e sublime mistero, che si compie nello spirito come in un tempio, accrescendone l’amore divino». E non solo!

Si tratta di sottolineare l’importanza di un incontro fondamentale al punto che lo stesso Catechismo della Chiesa Cattolica (1387) ci dice che «per prepararsi in modo conveniente a ricevere questo sacramento, i fedeli osserveranno il digiuno prescritto nella loro Chiesa. L’atteggiamento del corpo (gesti, abiti) esprimerà il rispetto, la solennità, la gioia di questo momento in cui Cristo diventa nostro ospite». Non solo digiuno, quindi, ma anche altro.

Le condizioni per l’Eucarestia

Mi viene da sorridere al pensare a quanta attenzione mettiamo nel metter ordine nelle nostre case quando abbiamo ospiti che riteniamo di riguardo e quanta approssimazione, invece, ci possa essere nella ricezione della Santissima Eucaristia, ospitando nel nostro animo il Creatore stesso dell’universo. 

È bene ricordare, inoltre, che oltre al digiuno di un’ora per poter accedere alla Santa Eucaristia sono richieste altre due disposizioni fondamentali: sapere chi si riceve (avere chiaro che non è un pezzo di pane, ma il corpo di Cristo) ed essere in stato di grazia (non essere in peccato mortale). Non è difficile capire quanto questi due ultimi elementi siano ancora più importanti del prescritto digiuno. 

A questo punto, è bene chiarire che l’ora di digiuno richiesta si calcola dal momento in cui si riceve l’eucaristia (anche al di fuori della Santa Messa) evitando, tuttavia, ogni fiscalità. 

Prepararsi adeguatamente

D’altronde se davvero riteniamo importante la ricezione del Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Cristo, sarebbe davvero un controsenso arrivare all’ultimo momento e non in tempo utile per prepararci a vivere con il dovuto raccoglimento la celebrazione delle Messa.

In non poche parrocchie (anche se è una tradizione che va sparendo) c’è la buona consuetudine di recitare il santo Rosario prima della celebrazione eucaristica.
Quale modo migliore di farci aiutare, nella preparazione, da Colei che è stata il primo tabernacolo vivente e nel cui grembo il Verbo si è fatto carne? Se poi, addirittura, abbiamo anche la possibilità di dare uno sguardo alle letture della Messa, con quante e quale frutto vi parteciperemo? 

Ecco, quindi, che sebbene solo accennati, questi aspetti del vissuto cristiano, ci servono a non svilire il senso profondo di usi e consuetudini che portano in sé il sapore della storia, dell’amore verso il Santissimo Sacramento, e possono aiutare, con grande frutto, chi ne comprende il sommo valore dato che «la Chiesa vive dell’eucaristia. Questa verità non esprime soltanto unesperienza quotidiana di fede, ma racchiude in sintesi il nucleo del mistero della Chiesa» (Ecclesia de Eucharistia, 1).

E nessuno si lasci ingannare, ma ritenga sempre validi le parole del santo Papa polacco: «Desidero ribadire che vige e vigerà sempre nella Chiesa la norma con cui il Concilio di Trento ha concretizzato la severa ammonizione dellapostolo Paolo affermando che, al fine di una degna ricezione dellEucaristia, si deve premettere la confessione dei peccati, quando uno è conscio di peccato mortale».


Digiuno eucaristico
il Blog di Anna Porchetti, rigorosamente vista mare!