Una occasione di preghiera per l’infanzia sofferente
Ieri 28 del mese: lo ricordiamo come la giornata di preghiera per l’infanzia sofferente
La sofferenza dei bambini è qualcosa che ci turba, ci scuote, ci interroga. Facciamo fatica a capirla, facciamo fatica anche solo a crederla possibile. Eppure esiste e colpisce milioni di piccoli e piccole in vari Paesi del mondo, bambini innocenti e indifesi che non hanno cure mediche, di che bere o mangiare; non hanno uno o entrambi i genitori, non hanno casa, accesso agli studi, non possiedono affetti, certezze, sicurezze.
Possiamo, poi, dimenticare coloro che subiscono violenze, di ogni tipo? Insomma, andando avanti su questa strada rischiamo davvero di arrabbiarci oppure di deprimerci, e tanto.
Perché la preghiera per l’infanzia sofferente
Una soluzione, però, esiste: si chiama preghiera. Gesù ci ha assicurato: “In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà” (Mt 18, 19) e ancora: “Qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio” (Gv 14, 13).
La potenza della preghiera è enorme, talmente grande che forse non ce ne rendiamo nemmeno conto.
Certo, il massimo è unire preghiera e azione, “ora et labora” appunto. Ma senza l’affidamento a Dio di ogni nostra opera, da soli possiamo ben poco. Soprattutto in casi più spinosi e difficili, come può essere il dolore nell’infanzia.
Il luogo della preghiera
In Italia c’è un luogo nel quale, ogni 28 del mese, ci si riunisce in preghiera per l’infanzia sofferente: il Santuario del Bambin Gesù di Arenzano (GE). Da anni i Padri Carmelitani Scalzi hanno trasformato un’intuizione geniale in un’orazione toccante che recita:
“Signore Gesù, che per amore nostro ti sei fatto piccolo come un bambino, tu hai provato la povertà nella grotta e il rifiuto degli uomini, la minaccia di morte e la fuga lontano, quando hai udito il grido di dolore degli innocenti uccisi da Erode.
Ti preghiamo per i bambini che soffrono per la mancanza di cibo, di istruzione e di affetto, vittime della guerra, della malattia e della violenza che macchia la loro innocenza. Li affidiamo a te, che hai accarezzato e benedetto i bambini, e hai fatto di loro l’esempio della vera grandezza.
Fa’ che in ogni famiglia la vita sia accolta e custodita come tuo dono. Guarisci le ferite dei piccoli e consola i loro genitori. Converti il cuore di chi offende la vita e calpesta i diritti dell’infanzia. Aiuta anche noi ad amare, proteggere, educare i bambini che ci sono affidati, e fa’ che diventiamo come loro per entrare nel regno dei cieli. Amen”.
La strage di Erode
Il 28 del mese non è un giorno casuale ma quello che ci rimanda al 28 dicembre, giorno in cui la Chiesa fa memoria dei Santi Martiri Innocenti ossia quei bambini che furono uccisi per mano di Erode, nel tentativo di quest’ultimo di spegnere l’esistenza del Messia, come leggiamo nel Vangelo di San Matteo.
L’episodio, comunemente noto come “strage degl’innocenti” non è qualcosa di unico nella storia dell’uomo perché, ahinoi, quante volte sono proprio i bambini ed essere vittime di odio, guerre, ingiustizie, vendette. Una strage, appunto, che sembra non avere mai fine. Ecco perché il 28 del mese ed ecco perché la concretezza unita all’urgenza di quest’intenzione; anche noi possiamo farla nostra, unendoci fisicamente o spiritualmente ai Padri Carmelitani di Arenzano. Ognuno può fare la differenza: con l’agire, con il pregare, con l’aiutare, con il benedire il futuro dell’umanità, che l’infanzia appunto rappresenta.
Senza mai dimenticare l’insegnamento evangelico: “In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?». Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me. Chi invece scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, gli conviene che gli venga appesa al collo una macina da mulino e sia gettato nel profondo del mare. Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che vengano scandali, ma guai all’uomo a causa del quale viene lo scandalo!»” (Mt 18, 1-7).
Fabrizia Perrachon
