Pregare i santi

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Gentile Padre, che cosa vuol dire pregare i santi? 

Padre Enzo spiega perché pregare i santi.

Molti credono nell’esistenza del “caso”. Per un cristiano il caso è Dio che agisce in incognito; altri, invece, parlano di “Dio-incidenze”. Insomma, tanti modi per descrivere la stessa cosa.

A me piace parlare di Provvidenza e, sebbene sia per mia natura molto razionale, nel caso raccontato di seguito mi piace vedere un segno (o meglio, un invito) della Provvidenza di Dio.

Le donne che si prendono cura della chiesa in cui in questo periodo svolgo il mio servizio pastorale. Stamani, mi hanno fatto trovare sul tavolo dell’ufficio parrocchiale (dove ricevo le persone per le confessioni) tre reliquie: un mezzo guanto di San Pio da Pietrelcina, un pezzettino di osso di santa Faustina Kowalska e un pezzettino di stoffa intrisa di sangue di San Giovanni Paolo II.

Ed è stato, quindi, naturale decidere di rispondere alla domanda che riguarda i santi: cosa vuol dire pregare i santi?

Cosa rappresentano i santi

Innanzitutto, dobbiamo chiederci chi è il santo per noi. Bisogna constatare come troppo spesso l’idea che si ha del santo sia alquanto inesatta.
Il santo è considerato come uno che non ha difetti, un buonista ante litteram che accetta tutto e che non si rende conto di quanto sia complicato vivere.

Molti ritengono il santo come lo stupidotto del momento, il “buono perché fesso” che – molto probabilmente – riesce ad ottenere aiuti dal Padre Eterno solo perché gli fa pena. Ma è davvero così?

Al riguardo mi viene in aiuto proprio San Pio da Pietrelcina, il più grande mistico dell’ultimo secolo. È arcinoto che fosse un soggetto apparentemente burbero, che trattava male i penitenti, sbattendolo loro in faccia la porticina del confessionale nel momento in cui si rendeva conto dell’assenza di un reale pentimento e di una vera contrizione per i peccati commessi.
E molti raccontano anche di come allontanasse le persone a colpi di cordone, per farsi spazio tra la gente che gli impediva il passaggio.

Basta questo per dire che non eccelleva in buonismo. Ma non solo. Sappiamo, anche, dai racconti di chi lo ha frequentato in privato, che era un tipo a cui piaceva scherzare, ridere, raccontare barzellette.

I colpi di cordone per farsi spazio tra la gente, di fatto, erano per difendersi da chi cercava, stante la sua diffusa fama di santità, di tagliargli pezzi del saio da portarsi via come reliquie. 

Inoltre, non dimentichiamo che è stata opera sua la costruzione, a san Giovanni Rotondo, di uno degli ospedali migliori al mondo.

Cosa deduciamo da tutto questo?

Il più grande mistico – e santo! – del secolo scorso era un uomo ben piantato con i piedi per terra e che sapeva bene cosa vuol dire vivere e fare i conti con la sofferenza.

Pregare i santi per la loro umana

I santi, a dispetto dell’idea diffusa, sono i grandi esperti dell’umanità, capaci di andare fino in fondo nelle cose del mondo senza però, dal mondo, essere travolti. 

Cosa comporta essere santi?

Ebbene, per essere santi è necessario, innanzitutto, esser morti: insolito iniziare un processo di beatificazione per chi è ancora in vita. 
Ecco perché che del tutto errato considerare santo qualcuno che ancora morto non è: fino a quando si è in vita si può sempre cambiare strada. Seconda caratteristica, essere stato in grado di vivere in pienezza ogni virtù umana, al massimo livello, distinguendosi nel loro esercizio ed essendone divenuti modello per altri.

Da questo si capisce perché, pregare i santi. Si tratta di qualcuno che avendo veramente capito cosa significhi vivere si è dimostrato, in fin dei conti, un campione di vita a cui non solo guardiamo per capire come si viva, ma a cui anche ci rivolgiamo per avere un amico, un confidente, un punto di riferimento da cui ricevere ogni aiuto per arrivare dove lui adesso è: in Paradiso.

Pregare i santi
il Blog di Anna Porchetti, rigorosamente vista mare!