Le religioni sono tutte uguali?
Caro padre, sento spesso dire che tutte le religioni sono uguali, che è indifferente credere in Gesù Cristo, in Allah o in Buddha… ma è vero?
La tentazione, per quanto mi riguarda, sarebbe quella di rispondere con un secco Sì/No. Questo non farebbe onore a quella Verità che – il maiuscolo è voluto – fa di tutto per farsi accogliere dagli uomini di buona volontà.
E già da queste parole, gli habitué del Vangelo dovrebbero ricordare le parole pronunciate da Gesù con estrema chiarezza: «Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me» (Gv 14,6).
Una domanda attuale
La domanda posta è importante e attuale per le conseguenze che ne derivano in sede di confronto con le altre religioni.
È un dato di fatto il sempre più diffuso sincretismo che si nutre del “tanto le religioni sono tutte uguali”. Ciò non porta a nulla di buono se non ad una mancanza di impegno nel vivere la fede e ad una superficialità e mediocrità che suscitano solo un profondo biasimo.
Molti sono convinti che per quieto vivere, per vivere senza aver problemi, è necessario evitare ogni confronto, ogni forma di ricerca della verità che possa aiutare a capire cosa sia giusto e cosa sbagliato.
Si teme sempre di offendere l’altro senza tener minimamente in conto l’offesa alla Verità.
La salvezza
Fino a qualche decennio fa era diffuso l’adagio «extra ecclesia nulla salus» (fuori della Chiesa non c’è salvezza).
Non tanto un modo per dichiarare la superiorità sugli altri, ma l’invito alla responsabilità per i doni ricevuti: «A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più» (Lc 12, 48).
I cristiani non devono mai dimenticare che sono i custodi di un messaggio di salvezza che non può essere annacquato nel confronto con la modernità.
È vero che questo principio appaia ai più duro, fermo, non disponibile a dubbie interpretazioni.
Purtroppo, sembra esser passato di moda perché – erroneamente a detta di qualcuno – porterebbe in sé un seme di fondamentalismo e di cattiva volontà di unione.
Le religioni sono uguali per complicità
A questo principio fa da contraltare un altro diffuso adagio: «Meglio all’inferno in compagnia che in Paradiso da soli».
Eppure, vi dirò, tutte le volte che sento pronunciare queste parole mi si accende in testa un “mah” grosso quanto un grattacielo.
Davvero meglio andare all’inferno con i propri complici che andare in Paradiso… per godere di Dio?
Perché il punto è questo: in Paradiso ci andiamo per abbeverarci alla fonte dell’eterno amore di Dio, mentre all’inferno ci si va, anche se con il sorriso sulle labbra, per riempirci d’odio.
Il motivo per cui ho richiamato questa diffusa massima sta nel fatto che si tenda a pensare che a tutti i costi bisogna salvare sempre e comunque la comunione, confondendo, così, un concetto pieno di amore che noi ereditiamo dalla Santissima Trinità (in cui regna la Comunione d’amore tra le tre Persone divine), con la complicità tra chi delinque.
Comunione e complicità sono cose diverse: la comunione è tra chi ama, la complicità tra chi delinque, sbaglia, pecca.
Chi crede di trovarsi meglio all’inferno con i suoi complici, è perché, di fatto, non vuol stare con Dio del quale, evidentemente, ha un’idea sbagliata.
Lo considera un arbitro pronto ad imporre cartellini di sospensioni e non un Padre buono che tende le braccia ogni volta che cadi.
Perché dire che le religioni sono tutte uguali è un male
Dire che fuori della Chiesa non c’è salvezza, significa affermare che la salvezza – rivolta a tutti gli uomini di tutti i tempi – passa soltanto dal Cristo Gesù, Sposo della Chiesa. Egli è mediatore tra Dio e gli uomini, in grado di guadagnarci la misericordia di Dio con la Sua morte in Croce.
È attraverso di Lui – della Sua Chiesa – che noi entriamo in Paradiso.
È vero, in sintesi, che in altre religioni ci possono essere semi di verità ma, per l’appunto, solo semi: la Verità tutta intera è nella Chiesa. E sta alla Chiesa, custodirla, diffonderla e usarne per la salvezza di tutti.
Dire che le religioni sono tutte uguali non fa del bene a nessuno.
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