La novena di Natale

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La Novena di Natale: una tradizione antica che suona ancora come nuova

Ah, il Natale! Quel magico momento dell’anno in cui si sente nell’aria lo spirito natalizio. Perché noi n viverlo ancora più profondamente, con preghiere, canti e riti antichi? 

Tra questi, spicca una tradizione che risale addirittura al Natale del 1720, a Torino. Come un buon Barolo, è migliorata con il tempo: è la Novena di Natale. Sì, quella che sentiamo ancora oggi, a volte canticchiata dai bambini, altre volte intonata da qualche zia particolarmente ispirata.

Ma da dove nasce questa devozione che sembra un misto tra un inno sacro e la colonna sonora di un presepe vivente? E soprattutto, chi dobbiamo ringraziare per la sua invenzione?

Padre Vacchetta: la rockstar delle sacre cerimonie

Tutto comincia in una casa di missionari vincenziani a Torino, nel 1720. Immaginate la scena: missionari impegnati a organizzare iniziative a favore del popolo, il presepe da montare, le confessioni dei fedeli… il lavoro non mancava, in quei giorni che preparavano al Natale.
Giorni non certo consumistici, ma non meno frenetici dei nostri. E c’era lui, il grande protagonista di questa storia: padre Carlo Antonio Vacchetta.  Una sorta di maestro dii cerimonie ecclesiastiche.

Un religioso con una grande e non comune passione per il canto. Passione che oggi lo renderebbe un perfetto candidato al ruolo di direttore artistico di festival musicali.

Padre Vacchetta non era uno qualunque: era “maestro di sacre cerimonie e prefetto della chiesa e del canto”.

Un titolo che suona già imponente di per sé. Insomma, un uomo di cultura e di gusto. Chissà, oggi forse terrebbe un podcast di successo, magari intitolato: Liturgie e melodie: come creare il mood giusto in chiesa.

Un giorno ebbe un’idea geniale: scrivere una serie di testi e musiche per accompagnare spiritualmente i fedeli al Natale. Così nacque la Novena. La tradizione vuole che il beato Sebastiano Valfré, amico e frequentatore della casa dei vincenziani, gli abbia dato qualche consiglio.  O forse solo qualche pacca sulla spalla, dicendogli: “Vai, Carlo, facci sognare”.

La diffusione: quando la Novena di Natale diventa virale

La prima esecuzione della Novena di Natale avvenne nella Chiesa dell’Immacolata, accanto al Convitto Ecclesiastico di Torino. Un’esecuzione che, a quanto pare, ebbe un tale successo che neanche i più grandi concerti di musica, nei palazzetti di oggi.

Lì per lì, forse, i fedeli non sapevano di assistere a un capolavoro che avrebbe attraversato i secoli. Ma si sa, le cose belle si diffondono in fretta, soprattutto se ci sono di mezzo i missionari vincenziani, veri influencer dell’epoca.

I missionari portarono la Novena in lungo e in largo durante le loro missioni popolari. Oggi diremmo che portarono la novena in tour. Un tour mondiale con tutto esaurito in ogni data, solo che, al posto delle chitarre c’erano voci angeliche, e invece dei biglietti si chiedeva un’Ave Maria.

La melodia della Novena era semplice ma affascinante. perfetta per entrare nella testa e non uscirne più (un po’ come quella canzoncina che ti tormenta dopo aver visto un video su TikTok). Questa semplicità fu la chiave del successo, perché anche chi non aveva un orecchio particolarmente raffinato poteva cantarla e apprezzarla.

La marchesa Gabriella Marolles: la manager dietro le quinte

Ma non c’è capolavoro che non abbia bisogno di un bravo manager, e qui entra in scena Gabriella Marolles delle Lanze, marchesa di Caluso.
Pensatela come una versione settecentesca di una PR di successo, capace di promuovere la Novena con lo stesso entusiasmo con cui oggi si sponsorizzano le capsule collection di stilisti famosi.

La marchesa, conquistata dalla bellezza della Novena, decise di farsi promotrice di questa tradizione, favorendone la diffusione.

Non sappiamo esattamente come abbia fatto. Possiamo immaginarla mentre organizza eventi natalizi a tema, convince nobili amici a cantarla durante le cene di gala e distribuisce spartiti, come se fossero volantini di un concerto rock.

Il fascino della Novena di Natale

Ma qual è il segreto di questa Novena che, a distanza di secoli, riesce ancora a farci commuovere – o almeno a farci canticchiare durante i preparativi natalizi?

Forse è la sua capacità di combinare sacro e popolare, creando un’atmosfera calda e familiare.

È un canto che parla al cuore, che unisce generazioni e che riesce a sopravvivere in un mondo in cui ogni tradizione sembra destinata a essere soppiantata dal prossimo trend virale.

E poi, diciamolo, il ritmo ipnotico e la melodia accattivante sono una garanzia. La Novena ha quel qualcosa di magico che riesce a farti sentire il Natale anche se sei in ritardo con i regali, il pandoro ti è caduto a terra e il gatto ha deciso di arrampicarsi sull’albero.

Un tocco d’ironia per una tradizione senza tempo

Forse oggi, se Padre Vacchetta vedesse cosa è diventata la sua Novena, sarebbe un po’ stupito (e forse anche un po’ divertito). Pensateci: lui, missionario del Settecento, che si mette lì con carta e penna a scrivere testi e musica.
Probabilmente non immaginava che, secoli dopo, le sue note sarebbero ancora cantate, magari con qualche piccola stonatura, durante le celebrazioni natalizie di tutta Italia.

E chissà cosa direbbe del fatto che alcune versioni moderne della Novena finiscono pure su YouTube, con arrangiamenti pop o remix elettronici. Probabilmente scuoterebbe la testa, sorridendo, e direbbe: “L’importante è che lodiate il Signore… anche se con un sintetizzatore”.

Conclusione

La Novena di Natale è molto più di una semplice tradizione: è un pezzo di storia che ogni anno si rinnova. Che la cantiate con fervore religioso o che la ascoltiate distrattamente mentre addobbate l’albero, ricordatevi che dietro quelle note c’è il lavoro di un missionario appassionato, il sostegno di una marchesa intraprendente e secoli di fede e cultura.

E se quest’anno vi capita di sentirla in loop, pensate a Padre Vacchetta e al suo grande sogno musicale. In fondo, il Natale è anche questo: rendere eterno ciò che di bello è stato creato. E magari canticchiare, con un sorriso sulle labbra.

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