La regola d’oro del Vangelo
Gentile Padre, ho tradito la mia fidanzata con un’altra ragazza, che ho conosciuto al lavoro. Questo tradimento è peccato come se fossimo sposati? (risponde Padre Enzo Vitale con la regola d’oro)
In questi ultimi giorni ho ripreso tra le mani il mio primo vangelo: un testo semplice, di poco valore economico, ma tanto a livello affettivo. È stato il dono del mio parroco il giorno della mia prima comunione.
Più passano gli anni, più comprendo come il Vangelo conservi in sé una ricchezza straordinaria in grado di abbeverare anche coloro che dicono di non aver fede.
C’è una frase, tra le tante che mi torna alla mente nel rispondere alla domanda di questa settimana, ma vale in ogni ambito della nostra esistenza: «Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti» (Mt 7,12).
È riportata anche nel vangelo di Luca in altra forma: «Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro»(Lc 6,31). Si tratta della famosa regola d’oro del Vangelo.
La prima cosa da notare è che non è nella forma, assai diffusa, negativa. Molti, infatti, la citano in modo sbagliato “non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te” cosa che non corrisponde al consiglio del Signore di agire evitando di nascondersi dietro un comodo “non fare”. (si tratta di omissione).
Calare la regola d’oro nel Vangelo nella vita
Detto questo, proviamo a fare un’operazione assai semplice ma allo stesso tempo molto utile: mettersi nei panni altrui! Applichiamo la regola d’oro. Chiediamoci: «Come giudicherei questo tradimento se fossi io la parte offesa?».
Se vogliamo fermarci ad un punto di vista puramente formale, il tradimento di un fidanzato è certamente meno grave di quello di un coniuge.
Tuttavia, minerebbe comunque la relazione che si sta costruendo.
Infatti, il tempo del fidanzamento – come dovrebbe rettamente esser inteso – è quello in cui ci si conosce e si cerca di gettar le fondamenta di una storia che si spera duri “per sempre” (parole, queste, che fanno paura solo a chi punta al compromesso senza mettersi totalmente in gioco), possiamo serenamente accettare il fatto che quel rapporto (che porta in sé un tradimento) rappresenti una fondazione non solida, minata, costruita sulla menzogna.
Da notare che sto evitando di rispondere al fatto che si tratti di un peccato: di fatto lo è! Ma oltre ad essere un peccato da dover confessare, il tradimento è la manifestazione della propria incapacità di costruire un rapporto serio con un’altra persona.
Di fatto, la persona che tradisce sta dicendo che è incapace di gestire sé stessa, che non si possiede, ed è alla mercè di un altro incontrato per caso. Chi tradisce – e cerca di giustificare il proprio tradimento – ha in sé l’inclinazione alla menzogna: solitamente chi sbaglia senza volerlo tende subito a chieder perdono.
Chi non ha questa intenzione, probabilmente, non è neanche pentito. Tutti, se siamo sinceri con noi stessi, possiamo testimoniare che le possibilità di tradire si presentano quotidianamente.
Sta a noi a non ridurci a merce di scambio per le cattive inclinazioni o tentazioni. Senza contare che un fidanzato/a debba avere occhi solo per l’amata/o. Per questo la regola d’oro non sbaglia mai.
Il tradimento di fronte a Dio
Il tradimento, visto con lo sguardo paterno di Dio, può rappresentare, l’occasione per, mettersi in discussione. E riprendere in mano la propria vita indirizzandola su una strada di vera conversione.
Si tratta di mettere al centro un amore serio, profondo, totale che non conosce compromessi. E un amore del genere, prima ancora di essere fondato sul proprio partner, trova il suo nutrimento tra le braccia del Cristo.
Nessuno si illuda di poter perdonare senza aver Cristo nell’animo. E, tenendo conto che tra qualche settimana ci scambieremo i regali di Natale, prendiamo coscienza del fatto che tra i doni ricevuti dal Bambinello del presepe c’è, di fatto, la capacità di perdonare sempre e comunque: particolarità tutta cristiana.
Chi non riesce a perdonare? Mi dispiace, ma non si sta facendo illuminare da quella santa Luce che brilla nella notte di Betlemme.
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