Iriza, i boccoli e la moda dei giovani

Vai al blog

I miei articoli:

Il mio Amarcord: IRIZA

Come il tempo lavora, trasformando il look di Iriza in un mai più senza.


Mentre scorrevo il feed di Instagram, in un momento di noia, mi sono imbattuta in un reel che ha scatenato un Amarcord [parola da boomer: sono pronta a scommettere che nessuno o quasi, che abbia meno di 40 anni, ne conosca il significato].

Vi sblocco un ricordo: Candy Candy.

Guia Soncini dice che Candy Candy ha un’enorme colpa, verso noi ragazze cresciute fra gli anni 70 e 80: averci fatto crescere con modelli maschili del tutto inverosimili.

Io ci aggiungo che ci ha creato anche il complesso di inferiorità nei confronti delle sue invidiabili chiome: bionde, vaporose e tenaci, almeno nel mio caso.

Iriza e i Boccoli

Ma non è di Candy che vogliamo parlare, bensì di Iriza. Ve la ricordate, Iriza?

In ogni storia che si rispetti, il protagonista ha bisogno di un antagonista. Nel nostro caso, Iriza.
Era quella stra antipatica, snob e genuinamente dispettosa. Nessun riscatto, nessuna evoluzione, nessun arco di trasformazione del personaggio: Iriza nasceva strega e tale rimaneva -immutabile- per tutta la serie.

I cattivi, la bruttezza e la fenomenologia dei cartoni

Oltre a essere oggettivamente odiosa, a partire dal nome, Iriza aveva un’altra caratteristica peculiare e immutabile: era bruttina.
Non era una bruttezza esagerata, ma era abbastanza sgraziata da risultare al primo sguardo la cattiva della situazione.

Perché, nella fenomenologia semplificata dei cartoni animati, delle fiabe e delle pellicole di Hollywood, i cattivi sono sempre così: non per forza brutti, ma di sicuro i più brutti sulla scena.

Il loro aspetto è come un tag, una bandierina rossa, un gigantesco cartello al collo, con su scritto: io sono il cattivo/a, non potete empatizzare con me, piuttosto avreste voglia di tagliarmi le gomme dell’auto.

Iriza la bruttina bisbetica aveva una chioma molto meno attraente di quella di Candy. Aveva i capelli color carota (ben prima che Sinner e le sue vittorie tennistiche la rendessero una nuance di tendenza).

E poi i suoi capelli erano tutti attorcigliati in boccoli che, senza offesa, sono veramente una messa in piega obsoleta. Niente affatto adatta a una ragazza e per nulla simile agli spigliati codini di Candy Candy.

D’altro canto, se i cattivi devono essere anche bruttarelli, per semplicità di narrazione, tanto vale appioppargli qualche caratteristica distintiva, che diventa subito indesiderabile.

Nessuno vuole essere Robin, né Iriza!

Insomma, Iriza Legan non era un modello di virtù, di simpatia e nemmeno di avvenenza. Vorreste somigliare a una così? Ovvio che no! Nessuno vuole essere Robin e neanche Iriza. Chi lo vorrebbe?

Ve lo dico io. Chi, a differenza di noi, non è boomer. Non ha mai visto Candy Candy e ignora l’esistenza della boccoluta indisponente Iriza.
Qualche millennial e gen Z che arriva persino a convincersi che: boccolo è bello, guarda che ideeona!

E da qui la pubblicità, che è l’anima del commercio: ecco la macchinetta che vi fa i boccoli, risultato garantito, accattatavilla!

E così, gli odiosi boccoli, da segno distintivo indesiderabile della IRIZA bruttina e antipatica, diventano un must have per il look delle ragazze e spopolano nei reel di Instagram, nota piattaforma giivanilistica.

Se però, come me, appartenete a un’epoca remota, di fronte al reel-tutorial sui boccoli, avrete uno spasmo di sorpresa mista a rifiuto. Non vorremo mica somigliare a Iriza?

E lo so, cosa state obiettando. Quando una si riduce a: SIGNORA MIA, CHE TEMPI! È un segnale inequivocabile di mezza età. E io, modestamente, la ho.

Seguimi sul Blog: www.annaporchetti.it

il mio libro si trova qui: https://amzn.to/3VqM5nu

per ricevere gli aggiornamenti su blog e podcast, iscriviti al canale Telegram: https://t.me/annaporchetti