Dare la vita per amore

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Dare la vita per amore

È due giorni che questa idea mi frulla per la testa e vorrei scriverne: per cosa valga la pena dare la vita. Ecco, dire che mi frulla in testa è un’esagerazione. I miei due neuroni, lenti e affaticati, tentano di afferrare questo pensiero, agitandosi in uno spazio per lo più vuoto.

Riesco a fermarmi solo adesso e finalmente a riflettere e tentare di dare una risposta a questa domanda chiave: per cosa dare la vita?

In tempo di guerra, ci sono stati uomini valorosi, che si sono sacrificati e hanno accettato di dare la vita per la loro patria.

Anche in tempo di pace, c’è chi ha dato la vita per un ideale o per compiere una missione. Medici o sacerdoti uccisi in zone turbolente del mondo, dove erano andati a portare conforto materiale e morale. Martiri della fede che -ancora oggi- sono messi di fronte alla scelta drammatica di subire il martirio, per non rinunciare alla fede.

Stimiamo tutte queste persone, le consideriamo generose e coraggiose. La loro scelta forse non è per tutti, ma, proprio per questo, vale la pena chiedersi cosa spinga qualcuno a dare la vita per qualcuno o per qualcosa. Cosa o chi merita un sacrificio così totale?

La verità del Vangelo

Il Vangelo parla chiaro. Gesù dice ai discepoli:

Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici (Gv 15,13)

Chissà se loro hanno capito la portata straordinaria di quelle parole. Forse non l’hanno capita subito, forse solo quando lui è morto e risorto davvero, forse ancora più in là. 

Di certo lo ha capito San Paolo, che lo spiega ai romani:

Difficilmente uno morirebbe per un giusto; ma forse per una persona buona qualcuno avrebbe il coraggio di morire; Dio invece mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. Rm 5, 7-8

Ecco, la grandezza di questo sacrificio è qui: morire per qualcuno che si ama, anche se non è necessariamente un giusto, una persona buona. Amarlo al di là dei suoi meriti e nonostante i suoi difetti. Dove lo trovi un amore così? Così ti ama Dio. E pochi uomini e donne davvero nobili. Così ama una madre. Così ti ama un padre. Poco altro è forte, tenace e disinteressato come l’amore dei genitori. L’amore dei genitori può fare imprese enormi.

La storia di Deborah

Deborah è una ragazza giovane, bella, vive una storia d’amore. Al culmine della gioia, si accorge di aspettare un bambino. E’ felice e sogna un futuro meraviglioso. Ma, poco dopo, arriva una delusione terribile. Ha un cancro grave, aggressivo, in stadio avanzato. Non c’è da perdere tempo. Bisogna iniziare subito le cure. Cure pesanti, invasive, per nulla compatibili con la sopravvivenza del bambino che aspetta.

Deborah non ha dubbi: suo figlio deve nascere. Aspetterà, per le cure, dopo il parto. Una scelta rischiosa, che la accomuna a un altro grande esempio di amore materno: Chiara Corbella. Una decisione difficile, coraggiosa, piena di amore. Deborah sa che rischia di morire. Ma lei è pronta a dare la vita per suo figlio.

Mette al mondo una bambina e comincia a curarsi. Il male è troppo aggressivo, in uno stadio troppo avanzato. Se la porta via in due mesi. E si scatena il dibattito.

Perché dare la vita è una scelta eroica

C’è chi critica. Chi dice che Deborah avrebbe dovuto pensare a sé, mettere la sua vita al primo posto. C’è persino chi dubita della sua intelligenza e della sua salute mentale. In questa cultura dell’egoismo profondo, sembra inconcepibile rinunciare a sé stessi per qualcun altro.

Nell’epoca dell’autodeterminazione ad oltranza, pare normale decidere di uccidere i propri figli nel grembo materno, ma non scegliere di farli nascere, seppur a rischio della vita. Eppure, dare la vita per i figli è da sempre un sentimento istintivo per le madri.

Mettere a rischio la propria vita è una decisione drammatica, ma non vuol dire disprezzare la propria vita, ritenerla sacrificabile, perché di poco valore. Al contrario, significa amare la vita così tanto da voler dare questa opportunità ai propri figli.

Un genitore, come Deborah, mette da parte i suoi sogni e la propria vita, per permettere ai figli di vivere la loro. Ai figli, che sono l’affetto più grande, più naturale, più istintivo e viscerale che abbiamo. Ci pare eroico morire per un ideale, per un’appartenenza politica, sociale, per la libertà, che sono solo idee astratte. Invece non riusciamo a concepire di morire per qualcuno, per una persona cara, per un figlio? Se non per le persone che amiamo, per chi o cosa altro vale la pena morire?

Il senso dell’amore

Oggi spesso l’amore viene dipinto solo nelle sue parti più piacevoli, più leggere, più gratificanti. Ma l’amore vero non è stare su una nuvoletta. Non è solo star bene e amarsi e coccolarsi e vivere la profonda dolcezza del sentimento.

L’amore può essere anche faticoso. Può essere dolore, rinuncia, sacrificio. Se l’amore è mettere l’altro prima di me, mettere il suo bene anche davanti al mio, amare davvero può voler dire anche soffrire. Amare qualcuno più di sé stessi, questo è il vero amore.

L’amore talvolta può essere fatto a forma di croce. Come cristiani non dovremmo meravigliarcene. L’esempio ce lo ha dato Colui che ci ha amato così tanto, da accettare anche la croce, il lato doloroso dell’amore.

Non è facile seguire un esempio come questo. Per quanto sia nobile e luminoso, un esempio di questo tipo ci mette davanti alla nostra miseria umana. Ci chiede di abbandonare davvero le nostre certezze e metterci completamente in gioco per le persone che amiamo. Ci chiede di abbracciare la nostra croce e metterci in cammino. La destinazione è straordinaria.

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