La caducità della lavastoviglie

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I miei articoli:

La mia esperienza con le lavastoviglie

Io lo so qual è l’incubo delle lavastoviglie. La cosa che nessuna, ma proprio nessuna, nemmeno la più temeraria, si sentirebbe di affrontare.

Venire a lavorare a casa mia.
Ripassiamo le stagioni precedenti della serie.

Le dinastie di lavastoviglie

Lava Stoviglie I, entrata in carica nel 2001, è vissuta fino al 2011.

Alla sua morte, le è succeduta Lava Stoviglie II, di salute cagionevole e qualità inferiore. Essa ha regnato sulle stoviglie di questa casa per quattro anni e mezzo, prima di raggiungere il purgatorio delle lavastoviglie.

Eravamo a quel punto nel 2016. La sede vacante è stata occupata da Lava Stoviglie III, della stessa stirpe delle prima, con la speranza che ne avesse anche la longevità. Ma manco per niente. Lavastoviglie III è vissuta appena cinque anni, prima di soccombere al superlavoro, ai detersivi scrausi, ai brillantanti delle sottomarche del discount.

Alla sua dipartita, in piena pandemia e coi problemi di approvvigionamento che ricorderete, mi sono imposta di comprare una lavastoviglie top di gamma. Appartenente alle più nobili casate regnanti.

Oltre ad aver speso un patrimonio per acquistarla, ho presto scoperto che le lavastoviglie raffinate sono ad alto mantenimento, come le donne più temute da Harry (quello di: Harry ti presento Sally. Se non sapete chi sia, io e voi non abbiamo nulla da dirci!).

Detersivo di marca (le pastiglie dei detersivi di marca costano come gioielli, infatti, l’ultimo che ho comprato ha pure una perla dentro ogni pastiglia), brillantante di marca, massaggio spa con cura-lavastoviglie, fornitura regolare di sale. E altri privilegi dal costo esorbitante.

Tutte queste attenzioni hanno permesso a Lava Stoviglie IV di campare poco più di due anni. Arriviamo così a gennaio 2024. A questo punto, scoraggiata, incorono una lavatrice proletaria. Un primo prezzo che -mi sono detta- non avrebbe comunque potuto far peggio dell’aristocratica che l’ha preceduta!

L’incubo dell’assistenza tecnica

Che ingenua!!!! Due giorni fa, dopo 9 mesi, Lava Stoviglie V è entrata in coma. Non dà più segni di vita. Ma, almeno, è ancora in garanzia. Questo mi sono detta. Adesso uso la garanzia.

Come no. Conoscete qualche corso, tutorial, addestramento per imparare a districarsi nella giungla dell’assistenza tecnica?

Chiami un numero dedicato. Ti informano che l’operatore non ti risponde dall’Italia, ma dal paese vattelappesca, fuori dall’Unione europea. Ti risponde una ragazza che, già dalla voce, capisci che non ha gran voglia di empatizzare con te e la tua pila di piatti da lavare.

Comincia a chiederti: il tuo nome e cognome, e fin lì sai la risposta, marca e modello di Lava Stoviglie V, il numero d’ordine, il numero del certificato di garanzia, il tuo numero di scarpa e tre numeri da giocarsi al lotto, sulla ruota di Milano.

Dopo che hai snocciolato tutto questo e ti senti letteralmente una che dà i numeri, lei ti dice che ha preso nota e sarai richiamato. Saluta e mette giù. E tu sai già che sarà peggio che aspettare la telefonata del fidanzatino del liceo, nei tuoi lontani trascorsi analogici di gioventù.

Leopardi e le faccende domestiche

Dovrai passare ore o giorni ad aspettare quell’unica telefonata e a fissare angosciosamente il telefono muto. E a lavare montagne di piatti, pentole e posate.

Perché, sappiatelo, Leopardi aveva sicuramente un gran talento poetico, ma ha potuto scrivere quel che ha scritto, perché poteva placidamente contemplare la siepe che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo gli oscurava. Non doveva combattere col ragù incrostato.

Una vita senza lavastoviglie

Intanto che aspettiamo inutilmente una risposta, il tempo passa. Siamo a 6 giorni senza lavastoviglie.
18 pasti per 6 persone. Sono sempre stata una frana in matematica ma, anche così, a occhio e croce, non sono pochissimi.

Dall’assistenza tecnica tutto tace, malgrado mio marito gli abbia inviato più missive che a me, in dieci anni di fidanzamento.
Chissà, forse contano che l’attesa ci logori e ci arrendiamo?

Secondo me, dall’altra parte dello schermo c’è uno che fa i solitari on Line, invece di leggere le nostre accorate richieste di aiuto (io tiro sempre fuori la vena melodrammatica, una mica è scrittrice per niente, se non sa almeno scrivere una mail strappalacrime per l’assistenza tecnica).

Tecniche di sopravvivenza

Io ho svoltato a piatti freddi, ridotto il numero di portate, abbaio in cagnesco a chiunque prenda un bicchiere nuovo ogni volta che deve bere.

Confesso di aver ordinato la pizza d’asporto e di averla fatta già tagliare dal pizzaiolo, in modo che la mangiassimo con le mani e direttamente dal cartone, sentendomi poi una madre-moglie-figlia orribile.

Ho sperato tenacemente che i compagni di classe delle mie figlie le invitassero a cena almeno una volta, in modo da ridurre il numero di stoviglie e piatti da lavare, ma niente.

Ho persino accarezzato l’idea di servire una cena a base di cornflakes e cerali, come fanno disinvoltamente le mamme dei telefilm americani, ma all’idea di somministrare ai familiari quei pastoni per gallina, ipervitaminici come i cibi per astronauti, mi sono fermata.

Sono una madre, moglie ecc orribile, ma non ancora così tanto orribile, né così tanto disperata.

Ma datemi tempo e fiducia, sono sulla buona strada.

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