Sant’Edmondo d’Inghilterra

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Sant’Edmondo d’Inghilterra: Il Re che affrontò i Vichinghi con fede, coraggio e… un pizzico di sfortuna

La vita è la morte di Sant’Edmondo d’Inghilterra si svolgono in un contesto particolare e poco noto, almeno a noi moderni. Un sovrano la cui storia è più una combinazione tra un dramma storico e una sitcom medievale.
Governò l’Anglia Orientale nell’IX secolo con dedizione, saggezza e una quantità di problemi che farebbe impallidire chiunque. Vi do uno Spoiler: non finisce benissimo, ma l’eredità che lascia è decisamente immortale.

Un re devoto in tempi difficili

Sant’Edmondo, nato intorno all’841, è un giovane serio e molto pio. Viene incoronato re a soli 14 anni, una carriera e una serie di restrizioni in un’età decisamente giovane, che gli portano via subito l’adolescenza, proiettandolo nel mondo degli adulti.
Edmondo prende sul serio il suo ruolo e governa con giustizia, equilibrando devozione religiosa e amministrazione politica.

La sua gente lo ama per la sua rettitudine, e i cronisti dell’epoca lo descrivono come un modello di virtù. Insomma, l’anti-Enrico VIII.

Ma la sua vita non è per nulla tranquilla. Come ogni re medievale, Sant’Edmondo ha nemici agguerriti da cui difendersi, nel suo caso si tratta dei vichinghi. E qui la storia prende una piega piuttosto tragica (e leggermente assurda).

La mia generazione ha conosciuto i vichinghi come personaggi interessanti e divertenti, protagonisti di film e cartoni animati. Questo non deve farci dimenticare che molti di loro sono stati feroci combattenti, pirati dell’oceano, guerrieri bene armati e spietati.

Entra in scena il cattivo: Ivar il Senz’ossa

Intorno all’869, i vichinghi, guidati dal famigerato Ivar il Senz’ossa (un soprannome che già da solo è inquietante), invadono l’Anglia Orientale. L’Inghilterra è una destinazione molto gettonata, per i vichinghi. Dalle loro coste, in primavera ed estate, quando l’oceano è calmo, calano sulle coste inglesi, che depredano, rubando tutto quello che trovano, saccheggiando case, chiese, monasteri, persino rapendo persone, per ottenere riscatti.

Ivar non è esattamente un tipo da negoziati diplomatici. La leggenda narra che decide di alzare la posta. Non gli basta più saccheggiare in modo occasionale l’Inghilterra. Lui vuole conquistare quel territorio e diventarne il re.


Quindi chiede a Sant’Edmondo di rinnegare la sua fede cristiana e diventare un re vassallo dei vichinghi, che sono ancora pagani. Edmondo, fedele alla sua religione, non ci pensa nemmeno, pare che risponda a Ivar qualcosa tipo: “Piuttosto morto che vichingo!”.

Non proprio la risposta più diplomatica, ma sicuramente coerente. E così, Ivar decide che Edmondo dev’essere essere eliminato, ma in grande stile.

Il martirio di Sant’Edmondo: una tragedia in tre atti

Secondo la leggenda, dopo il suo rifiuto di sottomettersi, i vichinghi catturano Sant’Edmondo. Lo sottopongono a un trattamento che fa sembrare le torture medievali standard un gioco da ragazzi.

1. Atto I: Sant’Edmondo Legato a un albero

Ivar ordina ai suoi di legare Edmondo a un albero e usarlo come bersaglio per gli arcieri. Nonostante la pioggia di frecce, Sant’Edmondo continua a pregare imperterrito. Un uomo che recita salmi mentre lo trafiggono è decisamente inarrestabile… almeno spiritualmente.

2. Atto II: Decapitazione di Sant’Edmondo

Stufi della sua resistenza, i vichinghi decidono di decapitarlo. E qui la storia prende una svolta curiosa. Dopo l’esecuzione, la testa di Sant’Edmondo viene gettata in un bosco. Quando i suoi sudditi vanno a cercarla, la trovano miracolosamente intatta, custodita da un lupo che la veglia. Non c’è niente di più suggestivamente medievale di un lupo protettore di teste reali.

3. Atto III: Santificazione rapida

La fama del sacrificio di Edmondo si diffonde rapidamente. I suoi sudditi si convincono subito che il re sia un santo e lo venerano come martire.
Il processo di canonizzazione ufficiale segue presto la devozione popolare e Sant’Edmondo diventa il santo patrono dell’Inghilterra e tale rimane, fino a che San Giorgio prende il suo posto, qualche secolo dopo.
Un santo più antico, di origini esotiche (San Giorgio proveniva dalla Turchia ed è vissuto nel III secolo d. C.) entra nel cuore degli inglesi, che effigiano la sua croce nella loro bandiera e lo eleggono a patrono. Tuttavia, a giudicare dalla sua storia, da lassù Edmondo probabilmente avrà accettato con umiltà questa nomina.

Il club delle reliquie e i fan di Edmondo

Dopo la sua morte, Edmondo diventa il protagonista di una delle più bizzarre cacce alle reliquie della storia. Il suo corpo viene sepolto a Bury St Edmunds, a 50 km da Cambridge. La tomba diventa presto una delle mete di pellegrinaggio più famose dell’Inghilterra medievale.
Nel corso dei secoli, vari pezzi del suo corpo vengono spostati, venerati e probabilmente persi in qualche traslazione. Si dice che il suo corpo fosse incorrotto, un segno della sua santità, ma anche una di quelle cose che nel Medioevo destavano grande stupore e devozione nei fedeli.

Un re che non muore mai (almeno simbolicamente)

Sant’Edmondo è stato un re martire; un simbolo di resistenza, fede e, ammettiamolo, sfortuna cosmica. Morire trafitto da frecce, decapitato e poi gettato in un bosco non è esattamente il finale che sogni da bambino, ma Edmondo ha trasformato tutto questo in gloria eterna.

Oggi, il suo nome sopravvive in luoghi come Bury St Edmunds e in cuori devoti. E anche se San Giorgio ne ha preso il posto come patrono d’Inghilterra, Edmondo rimane l’eroe nazionale che non ha mai avuto bisogno di uno scudo con una croce: aveva un lupo e una fede incrollabile.

In fondo, chi altri può vantarsi di essere ricordato come il re che i vichinghi non sono riusciti a piegare? Forse la prossima volta che penseremo a un eroe medievale, Edmondo potrebbe finalmente ricevere l’applauso che merita.

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