La questione del ritorno
L’idea del ritorno e il suo significato è l’argomento del libro di cui vorrei parlare oggi. Libro particolare, scritto da Marcello Veneziani, scrittore che ho amato anche in molte altre prove letterarie.
Un amore che non è legato al campanilismo (malgrado Veneziani sia anche lui pugliese), ma dal modo unico che ha l’autore di trattare le materie di cui scrive.
E questo libro conferma le mie precedenti esperienze.
Ritornare significa soprattutto recuperare le proprie origini, tornare da dove si è venuti, dove non solo ci sono gli affetti, ma la nostra stessa identità.
La nostra è l’epoca della mobilità: con un volo low cost di pochi euro, si può andare in paesi lontani. Si può decidere di passare l’intera vita lontano dalle proprie origini?
Che valore ha dunque il ritorno, nell’eterno e frenetico divenire della vita moderna?
Il ritorno è una questione filosofica
La tesi centrale del libro è che il ritorno sia una questione filosofica, prima che geografica. Non è una questione di distanza, di chilometri, di tempo. Veneziani cita l’eterno ritorno di Nietzsche.
Tutto va e tutto ha un ritorno, il libro sposa questa idea del filosofo e la amplia. La declina alla situazione di chi parte, lascia apparentemente il senso di appartenenza, ma poi, inevitabilmente, ritorna.
Una lettura singolare
Un libro piccolo -neanche cinquanta pagine- eppure densissimo. Socrate, Ulisse, Pavese, Borges, Heidegger, Kavafis: l’autore ricama un intreccio fra filosofia e poesia, fra razionalità ed emozione.
Per questo, malgrado il numero esiguo di pagine, non si tratta di una lettura da poco. Mi ero illusa potesse essere qualcosa di gradevole, ma poco impegnativo.
Una perfetta lettura da sala d’attesa ospedaliera. Mi sono dovuta ricredere subito. Il tema del ritorno merita tutta la nostra attenzione. La lettura ci porta lontano. Perché il tema del ritorno ci riguarda tutti. Tutti abbiamo un’origine, da cui ci allontaniamo e a cui torniamo.
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