Elisabetta d’Ungheria: la santa che non ti aspetti
Nel mondo dei santi, ci sono quelli che guadagnano la loro fama per martirii eroici o per prediche epiche che avrebbero potuto stancare persino i fedeli più devoti.
E poi c’è Santa Elisabetta di Ungheria. Una giovane che, tra miracoli e gesti di generosità, ha dato un significato nuovo alla frase “avere un cuore nobile”.
Elisabetta era sì una principessa, ma con uno stile che farebbe invidia a qualunque influencer di oggi.
Nata nel 1207, Elisabetta è figlia del re Andrea II d’Ungheria e della regina Gertrude di Merania. Cresciuta in un ambiente nobile, è la promessa sposa di un altro re: Ludovico IV di Turingia. Elisabetta avrebbe potuto dedicarsi al classico passatempo delle nobili dell’epoca: indossare corone e lamentarsi della corte.
Ma no! Lei decide di dedicarsi al multitasking versione medievale: gestire il castello, crescere tre figli e, nel tempo libero, distribuire carità. Chi ha bisogno di Netflix quando ci sono santi come lei, la cui vita sembra una serie avventurosa?
I miracoli di Santa Elisabetta
Per esempio, c’è il celebre episodio del miracolo delle rose. Un giorno, mentre Elisabetta distribuisce di nascosto pane ai poveri (cosa che, ai tempi, non era esattamente una mossa popolare, fra i privilegiati della corte), il marito le chiede cosa nasconda nel grembiule.
Con la calma di chi sa sempre come cavarsela, Elisabetta apre il grembiule e… sorpresa! I pani si sono trasformati in rose profumate. Nessun trucco, nessuna app, solo un vero miracolo di quelli che ti garantiscono un posto speciale nei dipinti delle chiese.
Una vita breve, illuminata dalla carità
Dopo la morte prematura del marito, Ludovico IV, che la lascia vedova a soli vent’anni e con tre figli, Elisabetta decide di intensificare la sua vita dedicata ai poveri.
Passa da principessa a benefattrice a tempo pieno, abbracciando la povertà volontaria con una serenità che avrebbe fatto impallidire qualunque nobile.
Utilizza la sua dote e vende i suoi beni per finanziare le opere di carità, come l’ospedale di Marburgo. Lì lei personalmente si occupa dei malati e dei bisognosi.
Elisabetta d’Ungheria muore il 17 novembre 1231 a soli 24 anni. La sua vita esemplare e la sua dedizione ai poveri le valgono una rapida canonizzazione, nel 1235 da Papa Gregorio IX.
È considerata la patrona delle opere di carità, delle infermiere e degli ospedali, e viene ricordata per aver incarnato gli ideali di amore cristiano e servizio disinteressato verso il prossimo.
Quindi, la prossima volta che pensate che la carità sia solo una questione di assegni, ricordatevi di Santa Elisabetta di Ungheria: la principessa che sapeva trasformare la vita di corte in un atto d’amore (e, occasionalmente, il pane in fiori!).
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