Separazione e sacramenti – il sacerdote risponde

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Cosa accade a un cattolico, dopo la separazione

Caro Padre, mio marito vuole la separazione. Come mi devo comportare, rispetto ai sacramenti e alla mia vita nella comunità pastorale che frequento? Posso continuare ad andare a Messa e a fare la Comunione, anche se sono separata?

In realtà non puoi, ma devi! E mi riferisco alla seconda domanda sulla partecipazione all’eucaristica e alla vita comunitaria dopo la separazione. Ma provo ad andare con ordine.

Sulle pagine di questa rubrica avrò già avuto modo di affermare che “Dio sa contare solo fino ad uno”: se non l’ho ancora scritto, ho rimediato adesso!

Questo cosa significa? Che davanti al Signore siamo unici, ci tratta con inaudito interesse e non ci affastella in una serie di casi comuni o gruppi precostituiti. Siamo unici e come tali ci tratta, il Padre che è nei cieli.

E questo che potremmo definire un “principio primo”, vale sempre e comunque.

Dio ci ama come unici!

Questo non implica l’assenza di principi assoluti (pensiamo ad esempio ai comandamenti negativi che valgono sempre e comunque) ma nel dare risposta alla domanda di questa settimana non possiamo fare altro che ricordare – a tutti coloro che si trovano a vivere il dramma di un matrimonio fallito – che la propria storia mai e poi mai potrà essere assimilata a quella di altri.

Per l’unicità di ogni storia, quindi, non dovrei rispondere a questa domanda che, per la sua particolarità, va esaminata personalmente con un sacerdote, in presenza (non si fa accompagnamento spirituale per telefono, mail, sms, messaggi e altro se non a particolarissime condizioni: ma ci ritorneremo, magari): ma qualcosa lo possiamo dire.

Cosa dice la Chiesa sulla separazione

La Chiesa ritiene che – sebbene in alcuni casi la separazione possa essere quasi un dovere (pensiamo ai casi di violenza) – mai bisogna tralasciare la partecipazione alla S. Messa. Non dimentichiamo che anche il divorzio sancito da un giudice non cancella il sacramento del matrimonio. Si è e si resta sposati con quella persona anche dopo il divorzio.

Ed è proprio per questa ragione che si ravvisa l’importanza di una vita sacramentale regolare (confessione frequente, S. Messa settimanale o, se possibile, quotidiana, preghiera giornaliera) al fine di evitare di cadere nell’illusione di essere giustificati nel rifarsi una vita.

Mantenersi saldi nelle promesse

Quando ci si sposa non si promette all’altra persona fedeltà fino a quando la si ha in cambio: si promette di essere fedeli sempre, anche quando l’altro dovesse rinnegare il proprio giuramento. Non sono pochi coloro che vivono il dramma della separazione o del divorzio subendone ripercussioni sociali in contesti che respirano ancora il dramma, seppur velato, del patriarcato (soprattutto se sono donne, ma questo vale anche per gli uomini).

Quei coniugi – maschi o femmine che siano – che continuano ad essere fedeli dopo la separazione, in cui sono stati lasciati, magari ingiustamente, profumano di santità. Sono testimonianza viva di come si possa essere fedeli così come il Cristo resta fedele sposo dell’anima nostra nonostante il tradimento del peccato.

Mi rendo perfettamente conto che queste parole hanno un sapore arcaico suscitando nei più sentimenti di avversione e rabbia profonda se, addirittura, si è subita un’ingiustizia. Ma, come qualcuno ha detto, “in Paradiso non si va con la carrozza” ma è necessario salire una scala ripida e lunga che, solamente, otterrà il premio finale: la Gloria dei santi. E credetemi – se volete – di santi così nascosti ce ne sono davvero tantissimi, anche se apparentemente falliti e messi al bando dal perbenismo borghese.

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