La vita straordinaria dei santi

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Come diventare santi senza stress (o quasi)

Ah, la santità! Quell’obiettivo insolito che nessuno di noi inserirebbe spontaneamente nella lista dei buoni propositi, magari assieme  all’idea di iscriversi in palestra o svuotare la cantina.

Eppure, la santità ha un sacco in comune con le nostre moderne aspirazioni. anche i santi, in fondo, cercavano la “realizzazione personale”. Questo perché, anche se pensiamo che la realizzazione personale sia un’idea recente, inventata da noi, è invece da sempre un obiettivo per gli uomini. 

Ma come si fa a realizzarsi? E come si fa a farsi santi? C’è un corso, un manuale, degli esercizi da fare ogni giorno?

Santi alla ricerca di realizzazione personale

Oggi, Sembra che esista una pressione cosmica affinché ognuno di noi diventi la migliore versione di se stesso. Una versione capace di effetti speciali, di gesti eroici e in grado di conquistare l’ammirazione e magari pure l’invidia degli altri.  Invece, i santi hanno capito la verità: la realizzazione dell’uomo non è avere un “io potenziato”, ma in un “io che si lascia trasformare”.

Santa Teresa di Lisieux era una giovane, senza talenti eccezionali o curriculum stellare. Non aveva fatto studi  prestigiosi, né aveva una carriera, un’attività, dei risultati strabilianti in qualcosa.

Aveva però una voglia incredibile di essere “grande” per Dio. E qual è il segreto, per essere grandi per Dio, seppur nella nostra piccolezza? Teresina lo ha trovato nel fare le cose più piccole con il massimo dell’amore. 

Ha capito anche lavare i piatti o tagliare le verdure può diventare un atto di santità, se ci mettiamo la giusta dose di pazienza e dedizione. La sua “Piccola Via” ci insegna che la vera realizzazione non sta nel diventare qualcuno di superlativo agli occhi del mondo, ma nel vivere la propria vita con uno scopo profondo e autentico. Nell’’accettare di stare esattamente dove siamo e vivere la nostra vita, facendone un percorso verso Dio.

La santità non è un talento riservato a pochi fortunati, magari estratti a sorte, come alla lotteria di capodanno. (esiste ancora la lotteria di capodanno? Io ne ho un ricordo infantile: per mia nonna era il massimo della realizzazione terrena, vincere la lotteria e liberarsi da preoccupazioni terrene per il resto della vita).

La santità è una chiamata per tutti, anche per chi vive in tuta e calzettoni gran parte della giornata (no, non sto parlando di me. Io indosso sempre twin set colore pastello e triplo filo di perle, anche mentre giro il sugo) . La vera “realizzazione personale” dei santi è una trasformazione dall’interno, una crescita verso Dio e gli altri. Non serve inventarsi nuovi talenti, basta mettere a frutto quelli che abbiamo. Non ci servono manuali di crescita personale  scritti da Guru che vogliono addestrarci ad avere successo. Ci basta il Vangelo. È tutto scritto lì, provare per credere: anche un granello di senape può diventare un albero grandissimo.

Quando la santità ti fa rimanere dove sei (e non fuggire a Bali)

Chi, di fronte ai problemi, non ha provato la tentazione della fuga? Provate a cercare su Google:  “mollo tutto e scappo!” Troverete migliaia di articoli, libri, blog, storie di gente in continua fuga da sé stessa.

I santi, invece, hanno accettato la realtà in cui si trovavano, senza comprare biglietti aerei di sola andata per posti lontani. Anche quando erano perseguitati, afflitti, soggetti al martirio, hanno scelto di percorrere la loro vita fino in fondo, con fede.

San Lorenzo, anziché tentare di fuggire, accettò il suo destino con una fiducia che farebbe impallidire il miglior motivatore. mentre lo arrostivano, ebbe il coraggio di dire ai suoi carnefici: “Sono cotto da una parte, giratemi pure dall’altra!” Ora, non dico che la santità sia una prova di resistenza alla griglia. Invece è la forza di rimanere, anche nelle situazioni difficili, di accettare la volontà di Dio, è ciò che può renderci santi.

La santità ci insegna che non è il contesto a dover cambiare. Piuttosto, è il nostro modo di guardarlo. I santi non cercano evasioni o scorciatoie. Ma allora dobbiamo rimanere lì a farci massacrare? La santità è una versione nobile di masochismo? Niente affatto. I santi non cercano dolore fine a sé stesso. Come tutti noi, sono mossi dalla ricerca della felicità. Essere santi non significa mai farsi sopraffare dalla tristezza o dalla rabbia. Vuol dire cercare ogni giorno il bello e il buono che ci circondano, che Dio ha messo nel mondo e nelle nostre vite! Anche quando questo bello è nascosto molto bene e praticamente non si vede. 

Santità un viaggio che (sorpresa!) porta in Paradiso

Gesù ci ha rivolto un invito: “Prendi la tua croce e seguimi”. Una proposta non proprio attraente, diciamolo. Eppure, è l’essenza stessa della vita di ogni santo. I santi non sono creature celesti senza problemi; sono uomini e donne come noi, con una capacità straordinaria di accettare la propria croce, anche quando questa pesa come un camion di cemento.

La croce non è mai facile. Ma portando la croce con fiducia, anche il peso si fa più leggero. E questa fiducia è credere che la strada verso il Calvario alla fine ci salverà. Non deve mai venir meno questa certezza. Per questo, trascinare la croce significa seguire Dio, anche quando ci sembra che ci porti fuori strada. È come un’escursione di montagna: la salita è faticosa, ma il panorama che si apre in vetta ripaga ogni sforzo.

Sant’Ignazio di Loyola diceva che “nulla di grande si è mai compiuto senza difficoltà”. E noi possiamo trarre ispirazione da lui: non importa quanto sia pesante la nostra croce, possiamo imparare a portarla con fiducia, sapendo che Gesù ci accompagna in ogni passo. Alla fine, questo è il significato della santità: una vita di fedeltà alla propria missione, di coraggio nelle difficoltà, di fiducia che la croce che portiamo ci guiderà verso un bene più grande. 

Allora, perché non fare un passo alla volta? La santità non è questione di perfezione, ma di fede e di perseveranza. E di perseveranza nella fede.

E se, tra un piatto da lavare e un piccolo gesto di pazienza, riuscissimo a essere anche solo un po’ più santi?

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