Umilta’, fede e speranza

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Il privilegio dell’umilta’

Che cosa e’ l’umilta’? Riflettevo su questo stamattina, dopo aver visto il video della principessa Kate. Ieri era lunedi’. Un nuovo inizio di settimana che Kate Middleton, moglie dell’erede al trono di inghilterra, ha scelto per annunciare un nuovo inizio.

Nei mesi scorsi, la principessa e’ raramente apparsa in pubblico. Ha dedicato tutte le sue energie a curarsi dal cancro. La chemioterapia e’ stata impegnativa, ha detto lei stessa. Ieri Kate ha celebrato la fine delle cure e l’inizio di una fase nuova.

Per farlo, ha realizzato un video di tre minuti, con il marito e i figli. Come una famiglia qualsiasi. E ha parlato della sua malattia.

Ecco le sue parole precise: “il viaggio nel cancro e’ complesso, spaventoso e imprevedibile per ciascuno, specialmente per chi ti e’ piu’ vicino. Con umilta’, ti porta ad affrontare la tua vulnerabilita’, in un modo che non avevi mai preso in considerazione prima e ti da’ una nuova prospettiva su tutto”

Cure, guarigione, Speranza

Questa parola: umilta’, mi ha colpito molto. Il fatto che Kate la abbia scelta e’ stato per me interessante. La principessa parla del futuro con umilta’ e speranza. Dice di voler tornare al lavoro e alla vita normale. Umilta’, speranza ma anche gratitudine: “malgrado tutto quello che e’ successo prima, entro in questa nuova fase di ripresa, con rinnovata speranza e gratitudine.”

Io, che sono ancora all’inizio delle cure, capisco bene il suo stato d’animo. Quando sei ammalato, il tuo corpo e la tua mente sono fortemente concentrati sull’esperienza che stai vivendo. E, quando le cure finiscono, immagino ci si senta sollevati. Si entra in una fase nuova, si lasciano le paure, la fatica e il dolore delle terapie alle spalle.

L’umilta’ dei propri limiti

Kate e’ una donna che ha avuto molto, quasi tutto: la bellezza, il matrimonio, i figli, una posizione di enorme rilievo e sicuramente uno stile di vita confortevole e lussuoso. Eppure, tutto quello che si e’ costruita, tutto quello che la vita le ha generosamente donato, lo puo’ perdere, a causa della malattia.

Quando mi hanno diagnosticato il cancro, ho avuto gli stessi pensieri. Forse perche’, finche’ le cose vanno bene, si e’ troppo impegnati a vivere, per occuparsi d’altro. Si crede di essere forti, di star bene, di essere al riparo da difficolta’, sfortuna, dolore.

Poi, quando meno te lo aspetti, ti ritrovi di fronte alla precarieta’ delle nostre vite, alla fragilita’ della nostra condizione. Basta una visita di controllo, fatta per scrupolo, per capire che quello che ami potrebbe finire. Non siamo eterni, invincibili, immuni da ogni male.

La vulnerabilita’ ci restitiusce il senso dell’umilta’, che e’ la consapevolezza dei propri limiti, l’accettazione della nostra natura umana, che e’ soprattutto caducita’, fragilita’, fallibilita’.

L’umilta’ ci guarisce

L’umilta’ ci guarisce da quella ubriacatura di vita, che rischiamo, se crediamo di avere il controllo di tutto. In realta’ non controlliamo nulla. Come dice Gesu’: “chi di voi, per quanto si affanni, puo’ aggiungere una sola ora alla sua vita?” (Mt 6,27)

Ecco, noi questo rischiamo di dimenticarcelo. Ci comportiamo talvolta come se tutto: la vita, la felicita’, la salute, fossero un diritto acquisito e non un dono di Dio. O, meglio ancora, un prestito. Qualcosa che ci viene dato, ma puo’ essere ripreso in qualunque momento, perche’ non ci e’ appartenuto veramente.

Come affrontare questa situazione? Di nuovo, ci serve l’umilta’. Kate ha spiegato: “sebbene io abbia completato la chemioterapia, il mio percorso verso la guarigione e la remissione completa e’ lungo, e devo continuare a vivere ogni giorno come viene”.

Il valore del presente

Prendere ogni giorno come viene. Questo e’ stato l’aspetto piu’ scioccante, da quando mi sono ammalata. Non avevo mai dato grande importanza al presente. Per me era solo qualcosa attraverso cui passare, per avvicinarmi a obiettivi futuri: il mese prossimo, l’estate prossima, il prossimo natale.

Quello che mi stava a cuore, doveva ancora succedere. Io, abituata a fare piani a lungo, lunghissimo termine, con il cancro ho capito che il futuro che avevo fino a quel momento immaginato e dato per scontato, poteva non esserci.

Tutto poteva finire e allora non aveva alcun senso continuare a fare progetti per un avvenire incerto e lontano. Era meglio concentrare le proprie energie nel vivere al meglio il presente, che e’ l’unica dimensione di cui possiamo disporre con certezza.

Questo e’ un atteggiameno molto cristiano. Essenziale per un credente.

Lo ha spiegato Don Epicoco, dicendo che: “la fede vera nella resurrezione la si vede quando riusciamo a vivere bene ogni istante”. Se crediamo che Dio ci ama, allora anche la malattia si affronta con la consolazione che Dio riportera’ tutto al bene, anche l’esperienza per noi piu’ difficile. E’ questa certezza che ci salva, che permette di attraversare ogni dolore, senza venirne schiacciati.

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