Gregorio Magno

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Gregorio Magno

Il 3 settembre si ricorda San Gregorio, detto Magno, ovvero grande. E’ uno dei quattro padri della Chiesa d’occidente. Il 12 marzo è la data della festività liturgica nella messa tridentina (dies natalis). Nel calendario seguito al Concilio Vaticano II è stata spostata al 3 settembre, giorno della consacrazione episcopale

A lui dobbiamo molto: la riforma liturgica, il canto gregoriano, opere dottrinali importanti. Eppure, dovendone dare una definizione breve, esaustiva, diciamo di lui è che è un contemplativo prestato alla sollecitudine pastorale. In gioventù sogna di ritirarsi in monastero. Al punto che trasforma la casa paterna in Convento, che dedica a Sant’Andrea. Lì si ritira a meditare.

In seguito, ricorderà quel periodo come: “i giorni più belli della mia vita”. Lo dice lui stesso, nel Prologo dei Dialoghi, quando ricorda gli anni dal 575 in poi, nel monastero. Probabilmente, dopo il 579, il papa Pelagio lo richiama da Sant’Andrea e lo promuove all’ordine del diaconato. Gregorio entra così nella vita pastorale della Chiesa di Roma.

Un contemplativo prestato alla vita pastorale

Nonostante il suo amore per la contemplazione e la preghiera, Gregorio deve cambiare vita. Deve occuparsi anche di cose pratiche, di opera di carità. Gregorio capisce che la vita contemplativa e quella pastorale non sono in contrapposizione, né esiste una gerarchia del loro valore. Dirà lui stesso:

“…non è perfetto predicatore quello che o per il gusto della contemplazione trascura l’apostolato, o per l’urgenza dell’attività, dà il secondo posto alla contemplazione…Perciò il Redentore del genere umano di giorno operava miracoli nelle città, e di notte si dava tutto all’orazione sul monte, per insegnare ai perfetti predicatori a non abbandonare del tutto la vita attiva per amore della speculazione, né a disprezzare completamente le gioie della contemplazione per l’eccessiva attività” GREGORIO MAGNO, Moralia VI, 56, pp. 214-215

San Gregorio e l’umiltà

Un altro tratto connotativo del carattere del santo è l’umiltà. Avrebbe motivi per avere un’alta opinione di sé. Nasce in una famiglia patrizia, fa ottimi studi, ottiene un incarico pubblico prestigioso. Viene molto apprezzato anche all’interno della chiesa.

Diventa papa, riesce a convertire ed evangelizzare interi popoli. Molte sono le grandi opere e i successi, in campo religioso e politico, che Gregorio ottiene. Tuttavia, egli non si monta la testa. Al contrario, invita tutti all’umiltà. Ne sottolinea l’importanza, contro il rischio di sentirsi superiori agli altri, a motivo di opere di misericordia o di aiuto:

“Quanti, perché misericordiosi, distribuiscono i propri beni, vanno avvertiti affinché non credano di essere superiori a coloro ai quali largiscono i beni terreni. E neppure li autorizzi a ritenersi migliori il motivo che altri trovano aiuto in loro. (…) Dare il necessario ai poveri è restituzione del dovuto e non elargizione del nostro…Liberalità elargita ai poveri è giustizia, non misericordia” GREGORIO MAGNO, Regola pastorale

Si farà chiamare servus servorum dei, servo dei servi di Dio. Così intende contrapporre questo attributo umile, alla superbia del patriarca di Costantinopoli, che si fregia del titolo di patriarca ecumenico.

Un infaticabile esegeta

Gregorio compone opere di interpretazione delle Sacre Scritture. Gli interessa esplorare e spiegare il significato morale e allegorico di brani dell’antico testamento e del Vangelo. Commenta il Cantico dei Cantici, il libro di Ezechiele, il Vangelo. E’ soprattutto la sua trattazione del libro di Giobbe, che diventerà enormemente popolare nel mondo antico.

Gregorio costruttore di pace

L’epoca di Gregorio è turbolenta. I barbari assediano l’Impero Romano e ne violano i confini. A nord ci sono i longobardi, in Spagna i visigoti. Gregorio cerca la pace sul versante politico e la conversione degli invasori, sul fronte religioso. La sua attività diplomatica ed evangelica gli portano ottimi risultati. Il re dei visigoti diventa cattolico e i longobardi si convertono, sotto l’influenza della regina Teodolinda.

Gregorio affronta questi conflitti, senza dimenticare l’assistenza al popolo. Provvede a distribuzioni di grano. Raccoglie libbre d’oro e denaro, per riscattare i prigionieri che i longobardi hanno catturato durante gli assedi, e restituirli alle famiglie.

Tutta la vita di Gregorio è spesa per il bene della fede e della Chiesa. Il suo culto si diffonde rapidamente in tutta l’Europa e giunge fino all’oriente.

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