Si vince perdendo
C’è un libro che non ho mai recensito. Lo conoscono tutti, ma quanti possono dire di averlo letto davvero? Io lo ritengo un imprescindibile. Certo, non è una lettura facile, da ombrellone. Non bisogna farsi ingannare dalla scorrevolezza del testo, dalla trama avvincente, dai colpi di scena.
Anche se i personaggi ti catturano, specie il protagonista, si tratta di una lettura impegnativa. E dire che sono poche pagine! Sto parlando del Vangelo. Un libro che ha molto da darci e su cui farci riflettere. Eppure, lo leggiamo con la dovuta attenzione?
Dicevo che non è un libro facile. Aggiungo che non è un libro per tutti. È una lettura impegnativa e capace di scuotere glia animi. Anzi, dovrebbero mettere una specie di avviso, sulla prima pagina. “Attenzione: lettura adatta a persone fragili e bisognose di conforto. Sconsigliata alle persone impressionabili”. perché il Vangelo dà coraggio a chi si trova in difficoltà, non è un indottrinamento per menti suggestionabili.
Il Vangelo è un libro rivoluzionario
Il Vangelo è per persone che hanno il coraggio di guardare la vita in modo rivoluzionario. Anche se dà molti spunti per diventare persone migliori, non è un manuale di auto aiuto. Infatti, non contiene le istruzioni operative per migliorare le nostre abitudini, diventare più ordinati, più ricchi o più assertivi.
Non contiene consigli pratici e anzi, a volte non è nemmeno così facile capire cosa vogliano davvero dire certe frasi. Altro che decalogo di regole precise o metodo semplice e veloce. No, il Vangelo è spesso un enigma che richiede tempo, riflessione, approfondimento. E che spiazza.
Non è un romanzo, perché non è un’opera di fantasia e non può essere considerato simile a nessun altro libro. È vero, contiene alcuni elementi imprescindibili, che potrebbero trarci in inganno.
C’è un protagonista eroico, tanti episodi avvincenti, un’ambientazione esotica, un cast di personaggi di rilievo e una trama lineare. Eppure, si capisce subito che non è narrativa.
Tanto per cominciare, il protagonista alla fine muore. A dispetto della regola aurea della narrativa e di tutta la filmografia occidentale, in cui i buoni vincono sempre e sono i cattivi a morire.
Nel Vangelo si vince perdendo
Invece, alla fine del Vangelo, Gesù muore. E giuro, sarà una deformazione mentale, ma, ogni volta che rileggo i brani della Passione, dentro di me spero assurdamente che riesca a salvarsi. Che i vecchiacci del Sinedrio abbiano uno scrupolo di coscienza.
Oppure che Pilato mostri un po’ più di carattere. E che, dopo aver ammesso che non trova in Gesù nessuna colpa, dica: io questo non lo ammazzo.
Oppure spero che i discepoli riescano a ribellarsi e a evitare che catturino Gesù. In fondo sono dodici giovanotti sani e robusti! Simon Pietro è pure armato di spada! Insomma, non potevano fare qualcosa in più tutti, ed evitare una morte così ingiusta?
Quando ero bambina, mi sembrava incredibile che nessuno lo avesse evitato. Nemmeno quelle folle a cui Gesù aveva fatto del bene, tutti quei miracolati che aveva guarito. Invece, in piazza, tutti a scegliere Barabba.
Ci ho messo molti anni a capire il perché. Perché ammazzare non solo un eroe, addirittura il figlio di Dio, e in modo così atroce? E questo lo facciamo sempre, anche per il nonno, l’amico, il vicino di casa. Quando qualcuno muore, la prima cosa che ci chiediamo è: perché? Perché proprio a lui, perché è successa una cosa così assurda, così brutta, così dolorosa.
Solo col tempo, ho capito quello che Gesù ci mostra con il suo esempio, nella sua carne. Si vince perdendo.
L’esempio di Gesù
Questo messaggio è veramente rivoluzionario. Perché noi abbiamo una idea diversa della vittoria. La immaginiamo una prova di forza, un risultato muscolare, o di potere, o di astuzia. La sconfitta ci sembra una vergogna. Eppure, è solo una questione di prospettiva.
Noi ragioniamo con le categorie degli uomini. Quelle per cui la vita su questa terra è il nostro scopo primario, la nostra unica chance di avere successo e stare bene. La gloria e l’ammirazione, persino il timore che suscitiamo negli altri uomini ci sembrano un premio, un riconoscimento.
Ci comportiamo come se la morte fosse la fine e quindi indesiderabile e da evitare a ogni costo. La nostra vittoria è la sconfitta altrui, è schiacciare l’antagonista, fargli male, mostrargli che siamo più potenti.
E questo vale anche per noi, i cattolici. Perché su certe questioni, spesso ragioniamo esattamente come tutti gli altri uomini. Forse perché, anche se abbiamo letto il Vangelo, non gli abbiamo permesso di entrare profondamente nella nostra coscienza, in ogni nostra fibra. E di cambiare davvero la nostra visione del mondo, della vita, della morte.
Gesù vince perdendo
Invece, Gesù, che pure è il più potente di tutti, vince perdendo. Lui perde la reputazione di fronte ai Giudei. Prima i sacerdoti lo considerano una minaccia da eliminare, e poi la stessa gente comune sembra vergognarsi di lui. lo dice anche San Paolo, che Gesù è: scandalo dei giudei, stoltezza dei pagani.
Poi Gesù perde la libertà. Lo catturano, lo rinchiudono nel palazzo di Pilato. Qui lo torturano e lo interrogano per ore. Gli fanno una corona di spine, gli mettono sulla croce un cartello beffardo. Infine, Gesù perde la vita in modo doloroso e oltraggioso: in croce, come i peggiori criminali. Così perde la possibilità di amare ed essere amato dai suoi cari, di predicare la parola, di vivere una vita felice e una vecchiaia serena.
Alla fine della storia, Gesù ha perso tutto quello che poteva perdere. Eppure, ha vinto perdendo. Dopo quella fine dolorosa e oltraggiosa, è salito al cielo e vive per sempre. E così ha incoraggiato anche i discepoli a seguirlo. Li ha incoraggiati a vincere perdendo. Per seguirlo, hanno perso le loro case e le loro abitudini e mettersi in viaggio per il mondo. A perdere la libertà e infine la vita, per le persecuzioni. Tutti hanno vinto perdendo. Nessuno di loro è morto di vecchiaia nel suo letto, dimenticando quella esperienza straordinaria fatta con Cristo.
La morte, la fine, la vittoria
D’altra parte, lo ha spiegato proprio lui e in modo chiaro:
chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi avrà perduto la sua vita per amor mio, la troverà. Che gioverà a un uomo se, dopo aver guadagnato tutto il mondo, perde poi l’anima sua? O che darà l’uomo in cambio dell’anima sua? Matteo 16, 25-26
Solo se riusciamo a capire che la morte non è la fine, ma l’inizio, non è la sconfitta, ma può essere l’eterna vittoria, solo se riusciamo a spogliarci di questa mentalità qui, totalmente umana, allora siamo davvero pronti. È questo che spiega il Vangelo, il libro più noto, più anticonformista e meno compreso di sempre. L’unico libro che non ci insegna ad avere successo, ma a vincere perdendo.
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