Il prezzo delle vacanze
Le vacanze sono una gran bella cosa. A patto di non dover rientrare. Mai più. Perché il rientro è un trauma. Sono andata via la settimana di ferragosto. Sette miseri giorni, di cui solo quattro lavorativi. Ripetiamolo insieme. Quattro giorni lavorativi. Cosa mai potrà succedere in quattro giorni lavorativi, nella settimana di ferragosto?
Eppure, appena ho acceso il computer, ho trovato duecento sessanta mail. Quasi settanta mail al giorno. Ma com’è possibile che, nella settimana di ferragosto, ci sia tutta questa gente che ti scrive? Non vanno al mare, in montagna, sul lago?
No, sono tutti lì, a testa bassa a mandarti mail. E tu ci metti tutto il giorno a leggerle. Sei terrorizzato, hai paura che fra quelle duecento sessanta mail se ne annidino alcune catastrofiche, che ti annunciano cose terribili, tutte successe in quegli unici quattro giorni lavorativi in cui sei stata via. Alla fine della prima giornata di lavoro, sei così esausta che quasi quasi ti dispiace di essere andata in ferie (ho detto quasi).
Il momento post vacanze
Poi, il rientro dalle vacanze si porta dietro anche una serie di altre incombenze. Per esempio, riempire il frigo. Così vuoto che sembra la valle dell’eco. Lì ti rendi conto di che significhi che siamo la società dei consumi. Riempire il frigo per sei persone, per almeno qualche giorno, equivale a una settimana di palestra, in sala pesi.
La dolce anguria che pesa come un neonato, i cartoni del latte, il tonno in scatola, grande jolly dell’estate, le immancabili uova. E poi c’è la passata in bottiglia. Lo so, una vera madre di famiglia farebbe il sugo coi pomodori freschi in questa stagione. Ecco, adesso mi avete scoperta: non sono una vera madre, affitto figli altrui per darmi un tono!
Ricominciare a cucinare, fare la spesa, lavare i piatti, dopo una settimana in cui qualcun altro lo ha fatto per te, è arduo. I bagagli vanno disfatti.
Bagagli per cinque persone ormai adulte, di cui tre giovani, che hanno stipato mezzo armadio nella loro valigia, perché metti che? Metti che fa caldo, che fa freddo, che piove, metti i vestiti sportivi e quelli un poco più eleganti.
Ci vogliono i costumi da bagno, ma poi un abito lungo non lo vuoi portare? O anche due o tre. Metti che ti servano piume e paillettes, che ti invitino al ballo del principe delle fiabe? Tutta roba che al rientro va lavata, stirata, sistemata.
Purtroppo non esistono ancora le valigie auto-svuotanti. Che peccato, qualche grande marca dovrebbe pensarci, sarebbe un successone. Sono rientrata da quattro giorni e le vacanze sono già dimenticate, sono rientrata in pieno nella vita di sempre, con in più questa incombenza di fare una dozzina di bucati. Mi sento la bella lavanderina della filastrocca, solo che io non lavo solo i fazzoletti.
Come sopravvivere al rientro dalle vacanze
Insomma, le vacanze sono bellissime solo se poi non devi tornare. Se fai perdere le tue tracce, se ti arruoli nella legione straniera, se molli tutto e ti apri un chiosco sulla spiaggia. Perché, se invece torni, paghi un prezzo altissimo.
Questo pensavo, prima di fermarmi a riflettere sul senso della vita, sulla nostra folle corsa e sull’importanza di fermarsi. Addirittura di inciampare, ogni tanto. A patto che usiamo le cose brutte che ci capitano, per apprezzare ancora di più la bellezza nella nostra vita.
Le vacanze ti fanno dimenticare la complessità del vivere, quanto siano complesse quelle giornate che normalmente ti scivolano addosso, quanta fatica ci sia dietro ai ritmi quotidiani della famiglia, del lavoro, della casa.
Ti ricordi immediatamente tutte le responsabilità e i doveri che avevi lasciato a casa. Parcheggiate a fianco al frigo vuoto e alle piante da appartamento (che, a proposito, stanno benissimo. Visto il mio scarso pollice verde, stanno meglio quando io non sono nei paraggi).
Andare in vacanza è un po’ come prendere una temporanea sospensione dalla vita reale. In ferie si va soprattutto in pausa da se stessi. Ne abbiamo bisogno, presi come siamo a correre dietro a tutto, a tenere insieme i pezzi, a sopravvivere.
Correvo il rischio di perdermi qualcosa di importante, nella mia fretta dannata di tornare alla vita di sempre, rimettere tutto in ordine, ogni cosa nella sua casella.
Godersi il viaggio della vita
Mentre combattevo con le lavatrici, il piano d’acciaio della cucina, la polvere, che non è andata in vacanza, e borbottavo su chi me l’abbia fatta fare, ad andare in vacanza, mio marito mi è venuto in soccorso. A modo suo. Non certo dicendomi che sono la casalinga dell’anno (non dice bugie).
Né aiutandomi coi bagagli o con la spesa. Ha fatto molto di più. Mi ha invitato a guardare un breve video di Don Epicoco, che è uno dei miei scrittori cult. Un video che parlava proprio di me, anche se Don Epicoco non mi conosce. L’ho rivisto due o tre volte, perché volevo essere sicura di averlo ascoltato tutto.
Era un intervento sul senso del cristianesimo. Sul fatto che viviamo la nostra vita con il mito dell’efficienza. Corriamo e vorremmo arrivare primi, ma facendo così non ci godiamo il viaggio. A volte capita di rallentare, fermarci. Queste situazioni ci offrono la possibilità di vedere quello che normalmente ci sfugge.
La benedizione della lentezza
Ho ripensato alle nostre vite, alla tempesta che si è abbattuta su di noi. E ho capito che anche io non avevo vissuto il mio inciampo per quello che poteva darmi. Per la ricchezza di farmi rallentare ad ammirare la vita, le persone care che mi sono intorno.
Mi ha fatto capire, in tutta la sua profondità, che meraviglia sia avere intorno qualcuno da amare e che ti ama. E ho ricordato quanto sia stato bello, ritrovarsi tutti e cinque in vacanza, lontani da tutto, dalla paura, dai problemi, dalle preoccupazioni che ci tolgono il fiato.
Ho capito quanto si possa lasciare indietro tutto il resto, lavatrici, spese, mail che si accumulano, e semplicemente ammirare la bellezza di essere qui, in questo luogo e in questo momento.
Anche se non sappiamo – come potremmo saperlo? – cosa ci riserva il futuro. Anzi, proprio per quello, è importante apprezzare i doni di cui possiamo godere adesso.
Doni e meraviglie che sono in prestito, perché appartengono al Signore, anche se possiamo sperimentarle nelle nostre vite. Le vacanze ci mettono in pausa. Ma se ci precipitiamo ad archiviarle e a ripartire di slancio con la vita quotidiana, rischiamo di perdere di vista i benefici della pausa.
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