D’estate non fa mai buio
D’estate il cielo è completamente scuro per pochissime ore. Già alle quattro, prima che sorga il sole, l’oscurità si fa più gentile. Il cielo diventa blu scuro e si indovina che dopo poco sarà giorno. Da piccola avevo molta paura del buio. Faticavo ad addormentarmi, nella cameretta buia. Se ci penso adesso, che dormirei anche sotto a un faro o a una lampada stroboscopica da discoteca, mi viene da ridere.
Eppure, ricordo perfettamente il tempo passato a fissare il soffitto, in preda all’inquietudine. È stato già allora che ho cominciato ad amare l’estate. Quella meravigliosa stagione in cui il buio dura il minimo sindacale e prevale presto la luce. Quando cominciava a rischiarare, mi rasserenavo e mi addormentavo.
Anzi, dormivo così profondamente, che mia madre faticava a svegliarmi. Come molte madri degli anni Settanta, stimava l’igiene di vita un requisito indispensabile per la salute dei bambini. Per quello mi mandava a letto prestissimo, condannandomi a ore di veglia nel buio. Quando mi svegliava al mattino, la mia difficoltà ad aprire gli occhi era per lei una conferma che i bambini avessero bisogno di molto sonno. L’ho creduto anche io, a furia di sentirmelo ripetere.
Ho scoperto solo da adulta che si può dormire molto meno e vivere bene lo stesso. Non ho mai detto a mia madre che restavo sveglia fino all’alba, né che avevo paura del buio. Non l’ho mai detto a nessuno in verità, prima che a voi. Ecco, adesso lo sapete.
La paura del buio
Mi sono chiesta spesso che senso abbia avere paura del buio. Capisco da piccoli, quando si ha paura di tante cose. O meglio, da piccoli, si ha paura prevalentemente di cose che non sono davvero pericolose. Si ha paura dei fantasmi, dei mostri, del buio. Invece, ci si arrampica spericolatamente sugli alberi, si sfreccia coi pattini o con la bici per strada. Insomma, si fanno cose che davvero ci mettono a rischio, ma non ci fanno paura.
Poi si cresce, ma la paura non scompare. Cambia solo forma. Si temono cose più concrete: di ammalarsi, di perdere il lavoro, di non realizzare i propri sogni. Accanto a queste paure concrete, ne rimane anche qualcuna irrazionale, perché in fondo siamo umani. La mia paura del buio è rimasta lì, malgrado il passare dei decenni.
Quando avevo trent’anni, lessi: Paura di volare di Erica Jong. Un romanzo molto famoso, che parlava di tante cose ed era considerato abbastanza sopra le righe, ma alla fine ruotava intorno alla paura della protagonista di prendere l’aereo. la Jong ne ha poi scritti altri. Paura dei cinquanta, che ho letto in occasione del compimento del mio primo mezzo secolo e Paura di morire. Una trilogia condivisibile. Tutte e tre queste paure hanno a che fare con il mistero, seppure con delle differenze.
La paura di volare è irrazionale, come la paura del buio. La pericolosità del buio e del volo sono tutte da dimostrare (e siamo stati al buio o su un aereo moltissime volte, senza alcun danno). Al contrario, la paura di invecchiare e di morire riguardano a rischi veri e per di più inevitabili. In fondo, la Jong e io siamo come i bambini, temiamo quasi di più minacce improbabili, rispetto ai pericoli certi.
Convivere con le paure
Perché dovrei temere il buio? Me lo sono chiesto centinaia di volte. In fondo, al buio ci sono le stesse cose che ci sono alla luce. Dante ha scritto una cosa molto vera, sulle paure: “timor si dee aver di sole quelle cose, che hanno potenza di fare altrui male. Dell’altre no, ché non sono paurose”.
Quando ero piccola e non prendevo sonno, non ho mai riflettuto sul fatto che la mia camera al buio fosse esattamente la stessa in cui abitavo senza angoscia di giorno. Sarebbe stata una bella trovata, eppure, forse non mi avrebbe confortata del tutto. Nemmeno la saggia massima di Dante è mai stata sufficiente a mettere da parte la paura.
Per anni ho cercato di vincerla, finché non mi ci sono arresa. Adesso, nelle stanze buie mi addormento -sarà anche la stanchezza – ma saluto sempre con sollievo l’alba. E dell’estate, amo moltissimo le giornate lunghe e chiare. Convivere con le proprie paure è faticoso, ma spesso necessario. Non si può eliminare il buio, come non si può eliminare vecchiaia e morte.
La luce di Dio sconfigge il buio
Il senso dell’ignoto ci circonda. Sia che si tratti di assenza di luce o mancanza di comprensione di quello che ci aspetta, dopo la morte. Temiamo quello che non sappiamo, quello che non riusciamo a immaginarci e che dubitiamo di poter controllare. Forse potrei dirmi che anche il buio fa parte del ciclo del giorno. Purtroppo, questo con me non ha mai funzionato.
La paura della morte, invece, è qualcosa che mi sono lasciata alle spalle. Uno dei doni più grandi della fede, oltre alla speranza, è che toglie il senso dell’ignoto alla vita dopo la morte. È un po’ come se la fede accendesse la luce in una stanza buia.
Lo dice anche il Vangelo:
Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la Parola era Dio. Essa era nel principio con Dio. Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta. In lei era la vita, e la vita era la luce degli uomini. La luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l’hanno sopraffatta. Giovanni 1, 1-5
E lo stesso Gesù:
«Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita». Giovanni 8,12
La luce della salvezza
Mentre il buio conserva per me tutto il suo potenziale spaventoso, su tutto il resto sono riuscita a trovare un senso. Ha senso vivere la propria vita per salvarsi. Col tempo ho imparato a inquadrare la morte nel ciclo della vita. Questa logica cambia tutta la percezione. Se quello che ci attende è la vita eterna, l’idea di non esserci più non è poi così terribile.
In fondo, la vita terrena è solo un passaggio, una condizione transitoria. Abbiamo una specie di contratto a termine, come abitanti della terra, in attesa di essere assunti in cielo a tempo indeterminato. La vita terrena è una specie di tirocinio, un apprendistato, un periodo di prova.
È una occasione per guadagnarsi un upgrade, sapendo che chi ci deve valutare, lo fa con la massima disponibilità e misericordia. Probabilmente, a tempo debito, questo mi libererà una volta per tutte, della paura del buio. Dio sconfigge le tenebre. E non c’è nemmeno bisogno di pagare la bolletta della luce!
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