Il coraggio della fragilità

Vai al blog

I miei articoli:

La fragilità è il nuovo tabù

Il superuomo non ha fragilità. La sua vita è una continua prova di forza e di talento. La superdonna non ha fragilità. Le sue giornate sono piene di successi e soddisfazioni. Nei tempi antichi, gli uomini non avevano vergogna né paura delle loro fragilità. Le offrivano al Signore:

Perché ti rattristi, anima mia, perché ti agiti in me? Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, lui, salvezza del mio volto e mio Dio. (Salmi 42, 6)

Poiché siamo prostrati nella polvere, il nostro corpo è steso a terra. Sorgi, vieni in nostro aiuto; salvaci per la tua misericordia. (Salmi 43, 26-27)

Oggi invece, la fragilità è qualcosa di cui ci si vergogna. Nessuno vuole ammettere di avere paura, di non essere capace di fare qualcosa, di trovarsi in difficoltà. La fragilità è il nuovo e vero tabù, ora che tutto il resto sembra sdoganato: il sesso, l’egoismo, la violenza, la meschinità. Solo la fragilità viene nascosta, di quella nessuno ha voglia di parlare. Nessuno la ammette.

Il mito di essere sé stessi non ammette fragilità

La nostra è la cultura dell’essere sé stessi sempre e comunque, come fosse una garanzia di qualità. Essere sé stessi in purezza, esclude ogni possibilità di fragilità. Nel mito della testessitudine, tutto quello che fa parte di noi non può essere che forte, vincente, glorioso. Solo essendo noi stessi e abbracciando fino in fondo le nostre fobie, le nostre paranoie, il nostro egoismo, realizziamo pienamente noi stessi, ci dicono. Ma la fragilità non fa parte del pacchetto.

La fragilità è soprattutto scoprirsi umani. Scoprire che essere sé stessi non è un’ambizione. Essere sé stessi non basta neanche a noi stessi. Non basta ad essere felici, non basta a esaltare la nostra umanità.

Da essere sé stessi a bastare a sé stessi

Se essere sé stessi è il nuovo e assoluto traguardo, la conseguenza più immediata è che si può bastare a sé stessi. E così il super uomo o la super donna che sono sé stessi, possono fare a meno degli altri. Non hanno bisogno di amare, di mediare, di chiedere e donare. Hanno in sé tutto l’equipaggiamento completo per la sopravvivenza. Non c’è posto per la fragilità, in questa autarchia emotiva ed esistenziale.

E invece, l’uomo (e la donna) sono stati creati per amare e per essere amati. Amare significa poter scoprire le proprie fragilità, rivelarle a chi non ne approfitterà per trarne vantaggio, ma le proteggerà, le accoglierà, le amerà. Per questo motivo, chi non riesce ad accettare la fragilità in sé stesso e nell’altro, non riesce ad amare.

L’amore ha poco a che fare con il modo in cui ci sentiamo e molto con quello in cui facciamo sentire chi sta con noi. Amare non vuol dire ignorare le fragilità in sé stessi e nella persona amata. Al contrario, vuol dire esserne pienamente consapevoli e prendere queste fragilità per mano. La fragilità dell’altro è il suo tratto distintivo, come il carattere, il colore degli occhi, il timbro della voce. Così come la nostra fragilità fa parte di noi, dobbiamo accettarla.

Il coraggio della fragilità

Ci vuole coraggio ad ammettere di essere fragili. Ci vuole coraggio a non arretrare di fronte alle fragilità altrui. A non provare paura, desiderio di scappare via. La fragilità ci mette in discussione. Ci fa scoprire la relazione con l’altro.

Il mondo diventa sempre più laico e indifferente a Dio, anche perché fatica ad accettare la fragilità umana. Una fragilità che Dio conosce, che comprende e che ama, ma che noi stessi vorremmo negare. Consegnare la propria fragilità a Dio ci permette di lasciarci amare.

Talvolta si sente qualcuno dire che non ha bisogno di Dio. Invece ne abbiamo un disperato bisogno. È Lui a non avere bisogno di noi. Eppure, ci cerca. È Lui l’unico che riesca ad amarci davvero malgrado le nostre fragilità, i nostri limiti, le nostre imperfezioni. È Lui che ci ama davvero per quelli che siamo. La nostra fragilità non lo allontana. Al contrario, ci rende belli ai suoi occhi.

Ritrovare il contatto con Dio

Nei Salmi e in tutte le Sacre Scritture, l’uomo si lamenta e offre a Dio le proprie fragilità, chiedendo aiuto. E Dio non glielo fa mai mancare. Accorre, salva, consola, pacifica:

Quando dicevo: «Il mio piede vacilla», la tua grazia, Signore, mi ha sostenuto. Quand’ero oppresso dall’angoscia, il tuo conforto mi ha consolato. Salmi 93, 18-19

Tu m’hai messo in cuore più gioia di quella che essi provano quando il loro grano e il loro mosto abbondano. In pace mi coricherò e in pace dormirò,
perché tu solo, o SIGNORE, mi fai abitare al sicuro.
Salmi 4, 7-8

Il Signore conosce le nostre paure, ed è pronto a confortarci, se solo abbiamo il coraggio di abbandonare tutte le nostre manie di grandezza e riconoscerci fragili, bisognosi e desiderosi del suo amore. Se solo apriamo il nostro cuore e mettiamo da parte la superba e sciocca idea di essere solo noi stessi e di bastare da soli a noi stessi.

https://annaporchetti.it/2023/07/02/luglio-e-il-mese-piu-crudele/

Seguimi sul Blog: www.annaporchetti.it

il mio libro si trova qui: https://amzn.to/3VqM5nu

per ricevere gli aggiornamenti su blog e podcast, iscriviti al canale Telegram: https://t.me/annaporchetti

FRAGILITà