L’amico giusto al posto giusto, le reti sociali e i favori personali.
Un mio amico svedese crede che la giovialità degli italiani, e in particolare dei meridionali, sia una strategia di sopravvivenza. Lui sostiene che, vista l’inefficienza di molte delle nostre istituzioni, l’unico modo di cavarsela sia avere una rete sociale che ti venga incontro. Che ti faccia saltare liste di attesa interminabili. Che ti permetta di ottenere qualcosa per cui non hai tutti e mille i requisiti previsti. Per pagare meno. O non pagare affatto. Per avere qualcosa che non ti spetterebbe, ma ti serve.
Gli italiani, visti dall’esterno, avrebbero una economia parallela: non quella dei diritti, che non riescono a esercitare, ma quella delle amicizie. Un’economia delle amicizie, che di solito funziona. Il mio amico svedese dice che noi teniamo sempre rapporti buoni con tutti, perché non si sa mai chi possa esserci d’aiuto domani. O dopodomani.
Secondo lui, l’individualismo dei suoi connazionali dipende dal fatto che in Svezia tutto funziona. Non c’è bisogno di una rete di sicurezza di amici.
La trovo una riflessione suggestiva. Non penso che la nostra giovialità sia interessata, tranne qualche eccezione. C’è però del vero, nel fatto che spesso ricorriamo a conoscenze e amicizie, quando, per le vie ordinarie, rischiamo di non ottenere quello che ci occorre.
Questo mi fa venire in mente che forse non dovrei chiamarlo amico. Non mi serve nulla, dalla Svezia.
Chiedi un favore a un amico
Secondo la tesi del mio contatto svedese, ogni italiano ha almeno un amico importante. Chi è abile o fortunato, ne ha più di uno. In realtà, le cose sono più complesse di così. Lo sono in un modo che un osservatore esterno svedese non riesce nemmeno a immaginare.
Dalle mie parti, in Puglia, non sono solo gli amici importanti, a salvarti da situazioni ingestibili. Tutti gli amici sono legati a noi da una fitta relazione di gratitudine, di favori fatti o ricevuti. Questo mi ha fatto tornare in mente la mia adolescenza.
In Puglia, se una persona ti fa un favore, si dice che resti obbligato. Restare obbligato è un concetto già difficile in italiano. Figuriamoci a doverlo spiegare all’amico svedese. Proviamoci lo stesso.
Dalle mie parti, è impossibile pagare le prestazioni professionali di un amico. Se l’amico avvocato ti scrive una lettera al condominio, se l’amico insegnante spiega a tuo figlio quella regola di matematica che il ragazzo proprio non capisce, se l’amico medico ti visita la mamma, difficilmente accetterà di farsi pagare.
Sarebbe logico ed equo, visto che ha prestato la sua opera professionale. Tuttavia una qualche regola morale non scritta dell’amicizia, gli impedisce di farlo.
Un favore tira l’altro
Ci sono poi amici che ti aiutano in un modo non direttamente monetizzabile. Per esempio, favorendoti rispetto agli estranei, in qualunque circostanza: dall’informarti di qualcosa di utile in anticipo, dal tenerti un posto a un evento a numero chiuso, al trovarti un tavolo al ristorante, senza prenotazione.
Ci sono persone che, come primo passo, si muovono subito alla ricerca dell’amico giusto al posto giusto, che possa dare una mano. La conseguenza pratica, in tutti questi casi, è che si rimane “obbligati” verso l’amico.
Se qualcuno ti fa un favore, ti corre l’obbligo di ricambiarlo, appena possibile. Con un altro favore, nella tua sfera di competenza. Ma quando ricambierai, non sarete affatto pari. Perché l’amico che riceve il beneficio, si sentirà a sua volta obbligato nei tuoi confronti.
Ripagare i favori
Se proprio non ti è possibile fare nessun favore alla persona che ti ha aiutato, allora ti disobblighi con un regalo. Un regalo che, in molte circostanze, supera di gran lunga il prezzo che avresti dovuto pagare per quel servizio, da un estraneo.
A un amico che ti ha generosamente fatto un favore, mica lo puoi ripagare secondo il metro del tariffario ufficiale! C’è in più la gratitudine, l’affetto, il rispetto. Ovviamente, maggiore è il valore del regalo, più l’amico resterà a sua volta obbligato.
Insomma, questa economia gratuita dei favori crea un fitto meccanismo di relazioni, canali preferenziali, gratitudine, debiti morali, che costituisce la base della nostra quotidianità.
La regola dell’amico
Il mio conoscente svedese sostiene che questa nostra regola dell’amico valga in tutta Italia, dalle alpi alle piramidi. La regola del farsi farsi aiutare è profondamente radicata nella nostra mentalità.
Quello che sfugge a un analista svedese, che di mentalità italiana comprende poco, è che la regola dell’amicizia non è solo un dovere. Non è un oscuro meccanismo di potere e privilegio. Non di solito.
Alla radice di questa tendenza, c’è la nostra naturale attitudine alle relazioni. Fare un favore a un amico, renderlo felice, risolvergli un problema, è prima di tutto un piacere, indipendentemente dagli obblighi di riconoscenza e reciprocità che ne derivano.
L’amicizia non nasce dall’interesse
Nella stragrande maggioranza dei casi, la rete di amicizie non viene creata e mantenuta in vita per interesse personale. Nessuno è così calcolatore da coltivare amicizie, solo nella speranza di ottenere un giorno qualche beneficio. I nostri collegamenti amicali sono una necessità emotiva, di affinità e relazione.
L’aiutarsi deriva per lo più da un patto di mutuo sostegno e soccorso, in cui ciascuno cerca di rendersi utile all’altro, secondo i suoi mezzi e le sue possibilità. L’amicizia non nasce dall’interesse.
Nel sentimento di amicizia, c’è il desiderio spontaneo di aiutare i propri amici. Così come c’è la tendenza a rivolgersi agli amici, nei momenti di difficoltà.
Che poi il nostro contesto sociale sia un continuo percorso a ostacoli, che crea continua necessità di aiuto e sostegno, e cementa le amicizie, è un evidente.
L’amicizia è come la rete di sicurezza dei trapezisti. E’ lì, pronta ad accoglierti, ripararti, contenerti, risparmiarti il duro impatto con la realtà. È il tuo paracadute, contro il salto nel vuoto della vita. Come si dirà: “chi trova un amico trova un tesoro” in svedese?
e qui: https://annaporchetti.it/2023/04/28/a-proposito-di-carita-intervista/
seguimi sul blog: www.AnnaPorchetti.it.
il mio libro si trova qui: https://amzn.to/3VqM5nu