Atanasio, nel mondo, non del mondo
Oggi la chiesa celebra la memoria di San Atanasio, vescovo e dottore della Chiesa, vissuto nel IV secolo. Atanasio ha attraversato uno dei periodi più burrascosi del cristianesimo antico.
Ai suoi tempi, si era diffusa l’eresia ariana. Gli ariani, che prendevano il nome dal vescovo Ario, negavano alcuni principi cardine della fede cristiana.
Ario e Atanasio: due stili a confronto
Ario era un teologo intellettuale, mondano e colto. Riuscì a ottenere il favore di molti uomini potenti, dentro e fuori la Chiesa. Ebbe dalla sua parte anche uomini influenti a corte e alcuni imperatori.
Al contrario, Atanasio era un uomo diretto, nemico dell’ipocrisia e delle convenzioni sociali. Non corteggiava il potere. Proclamava la verità, anche a rischio di farsi qualche nemico, come puntualmente accadde.
La disputa
L’oggetto della disputa non era da poco. Si trattava dell’idea della duplice natura, umana e divina, di Cristo.
Ario e i suoi seguaci sostenevano che Gesù avesse natura umana, ma non divina. Atanasio invece, difendeva la consustanzialità del Padre e del Figlio. Era un argomento difficile da comprendere per molti. Ad Ario non mancava l’abilità dialettica.
Atanasio, però, non era disposto a cedere a compromessi. Non volle mai accettare giri di parole ambigui, per mettere tutti d’accordo. Atanasio era nel mondo, ma non del mondo. Prima della concordia e della tranquillità, gli stava a cuore la verità.
Il Concilio di Nicea
Era imperatore Costantino, il neoconvertito. Colui che aveva vinto contro il nemico Massenzio, invocando Dio. Costantino non era uomo di fini ragionamenti teologici. Gli premeva l’unità dei cristiani, minacciata da questa disputa. Chiese alle parti di chiarirsi e raggiungere una posizione comune.
Fu così indetto il concilio di Nicea, nel 325. Da una parte Ario, dall’altra i vescovi che credevano nella natura divina del Figlio. Atanasio e i suoi ebbero la meglio. Il Concilio confermò che Gesù era della stessa sostanza del Padre. Questa dichiarazione si trova nel testo del credo di Nicea, che recitiamo ancora oggi. Una battaglia era vinta, ma non la guerra.
La questione era tutt’altro che chiusa. Ario aveva amicizie importanti. Fra i suoi sostenitori, c’erano uomini di corte e intellettuali, fra cui Eusebio di Cesarea, biografo di Costantino e famoso scrittore.
Le alterne fortune di Atanasio
Atanasio cadde in disgrazia e fu riabilitato più volte. Negli anni, si succedettero imperatori più o meno sensibili alle argomentazioni di Ario. Da parte sua, Atanasio non arretrò mai di un centimetro.
Pian piano, Atanasio consolidò il suo seguito di 400 vescovi, e molti fedeli.
Con il succedersi di imperatori e papi, lo scontro aveva risultati altalenanti. L’epoca conobbe persino un imperatore, Giuliano l’apostata, che tentò di ripristinare il paganesimo.
La sconfitta dell’eresia sembrava un obiettivo ancora lontano.
Atanasio però, non si perse mai d’animo. Portò avanti le sue argomentazioni ogni volta che fu possibile. Durante gli esili forzati, non rimase inerte. Usò quel tempo per le sue opere (famosa la vita di Antonio Abate). Atanasio lo aveva conosciuto di persona e ne era stato discepolo. Con i suoi scritti, fece conoscere il monachesimo orientale, nell’impero romano di occidente.
Atanasio spese l’intera vita nella battaglia per la verità. Per questo, affrontò feroci scontri, pesanti accuse, processi, allontanamenti e riabilitazioni.
Una vita spesa per la verità
Fino all’ultimo giorno della sua vita, si mantenne fedele al suo impegno. Una vita lunga e tutt’altro che tranquilla, dedicata a far trionfare la fede.
Oggi diremmo che è un campione di resilienza, per il suo non abbattersi mai e non rinunciare alla sua battaglia.
E alla fine, la verità prevalse, l’eresia ariana fu sconfitta. La vicenda umana e religiosa di Sant’Atanasio dimostra che la verità alla fine prevale. Non dobbiamo mai stancarci di difenderla e combattere per essa.
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