San Marco, uno dei primi santi
Oggi si celebra San Marco evangelista, uno dei primi santi e l’autore di uno dei quattro vangeli canonici. Cosa sappiamo di lui? In verità molto poco. Marco scrive di Gesù, ma non inserisce, nel testo evangelico, nemmeno un riferimento diretto a sé stesso, una nota biografica o una qualunque informazione che ci parli della sua vita.
L’identità di San marco è avvolta nel mistero, persa negli abissi del tempo. Qualcuno ha voluto vedere San Marco nel giovinetto, vestito con un lenzuolo bianco, che compare sulla scena della cattura di Gesù:
Un giovanetto però lo seguiva, rivestito soltanto di un lenzuolo, e lo fermarono. Ma egli, lasciato il lenzuolo, fuggì via nudo. Mc 14, 51-52
Lo stesso, forse, che sarebbe apparso alle tre donne in visita al sepolcro, la Domenica di pasqua.
Entrando nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. E’ risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano deposto. Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto». Mc 16, 5-7
Non ne abbiamo la certezza, tuttavia il vangelo di Marco è l’unico che menzioni questo personaggio e gli assegni questo ruolo di testimone oculare, nei momenti più salienti della cattura e morte di Gesù.
Chi era davvero San Marco evangelista?
Altri sostengono che Marco sia stato un discepolo di Pietro, a cui quest’ultimo avrebbe dettato il testo del vangelo, attingendo ai ricordi personali. Di fatto, Pietro menziona un marco “figlio mio”. La frase non indica necessariamente un rapporto di parentela.
Pietro lo portò con sé nei viaggi missionari in Oriente e a Roma. Marco conobbe anche l’apostolo Paolo, che incontrò nel 44, quando Paolo e Barnaba portarono a Gerusalemme la colletta della comunità di Antiochia. Al ritorno, Barnaba portò con sè il giovane nipote Marco. Nel 66 san Paolo ci dà l’ultima informazione su Marco, scrivendo dalla prigione romana a Timoteo: «Porta con te Marco. Posso bene aver bisogno dei suoi servizi».
Il mistero del suo destino
Anche la sua fine è avvolta nel mistero, alcune fonti raccontano di un martirio, ad Alessandria d’ Egitto, un 25 aprile verso l’anno 72, secondo gli “Atti di Marco” all’età di 57 anni. Altri parlano di morte naturale. I suoi resti, rimasti in oriente, furono messi in salvo da due mercanti veneziani: Buono da Malamocco e Rustico da Torcello, nell’828.
Per eludere I controlli delle guardie locali, musulmane, nascosero I resti del santo fra la carne di maiale. Giunto a Venezia, il corpo di San Marco venne sepolto dal Doge, in un luogo così segreto della cappella, che se ne persero le tracce. Alla ricostruzione della cappella, nel 1063, e non si trovarono le reliquie del santo.
Solo 30 anni dopo, secondo la leggenda, si individuò miracolosamente il punto in cui erano nascosti gli altri resti.
San Marco l’oscuro
Per il resto, possiamo tentare di farci un’idea di Marco soprattutto attraverso i suoi scritti. Così comprendiamo che doveva essere un uomo di poche parole, questo Marco. Il suo testo è il più breve dei quattro vangeli, 16 capitoli in tutto. Egli salta interamente la parte della genealogia e dell’infanzia di Gesù.
Quando Gesù entra in scena, per Marco è già un adulto, pronto a farsi battezzare da Giovanni Battista. Anche qui, non mancano gli interrogativi: come mai il vangelo di Marco è monco? Ne è andato perso qualche capitolo?
Si tratta del primo e più antico nucleo del vangelo, su cui si sono basati gli evangelisti successive, Matteo e Luca? Oppure, al contrario, Matteo e Luca lo hanno preceduto e Marco ha fatto solo una sorta di riassunto dei due precedenti?
Un Gesù solitario
Gli esperti si interrogano da duemila anni e nessuno ha trovato una risposta definitiva. Quel che si vede con chiarezza è che questa stringatezza è sicuramente un tratto caratteristico dell’autore. San Marco è così: il minimo indispensabile e spesso in una forma oscura. Anche il suo Gesù, un poco gli somiglia. E’ un Messia più burbero, più sulle sue di quello degli altri vangeli. Uno che non sembra apprezzare la convivialità e l’attenzione delle folle:
Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce e, trovatolo, gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». (Mc 1, 36-38)
e poi:
Gesù intanto si ritirò presso il mare con i suoi discepoli e lo seguì molta folla dalla Galilea. Dalla Giudea e da Gerusalemme e dall’Idumea e dalla Transgiordania e dalle parti di Tiro e Sidone una gran folla, sentendo ciò che faceva, si recò da lui. Allora egli pregò i suoi discepoli che gli mettessero a disposizione una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero. (Mc, 3 7-9)
Soprattutto, è un Gesù che, quando parla, fatica a far capire il vero senso delle sue parole. E spesso, nel vangelo di Marco, Gesù appare stupito o contrariato da questa incomprensione.
E diceva: «Chi ha orecchi per intendere intenda!». Quando poi fu solo, i suoi insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli disse loro: «A voi è stato confidato il mistero del regno di Dio; a quelli di fuori invece tutto viene esposto in parabole Mc 4, 9-12
Con molte parabole di questo genere annunziava loro la parola secondo quello che potevano intendere. Senza parabole non parlava loro; ma in privato, ai suoi discepoli, spiegava ogni cosa. Mc 4, 33-34
L’incomprensione dei discepoli
Nemmeno i discepoli, che pure credono in lui e gli vogliono bene, riescono a comprenderlo.
E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?». Mc 5, 41
Ed erano enormemente stupiti in se stessi Mc 6, 52
Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e intendete bene: non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall’uomo a contaminarlo». Quando entrò in una casa lontano dalla folla, i discepoli lo interrogarono sul significato di quella parabola. E disse loro: «Siete anche voi così privi di intelletto? Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può contaminarlo, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va a finire nella fogna?». Dichiarava così mondi tutti gli alimenti. Mc 7, 14-19
Ma Gesù, accortosi di questo, disse loro: «Perché discutete che non avete pane? Non intendete e non capite ancora? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Dodici». «E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Sette». E disse loro: «Non capite ancora?». Mc 8, 17-21
Un Gesù destinato a essere incompreso, ma che sempre se ne meraviglia:
E si meravigliava della loro incredulità. Marco 6, 6
Il Gesù di San Marco evangelista
Quello di Marco è un Gesù quasi bisbetico, che ogni tanto perde la calma:
Andarono intanto a Gerusalemme. Ed entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e comperavano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe e non permetteva che si portassero cose attraverso il tempio. Mc 11 -15-16
ma che conserva intatto il suo carisma e la sua capacità di convertire le folle.
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