Comicia aprile
Ieri era aprile. Io ci arrivo sempre a scoppio ritardato. È difficile per me, con le nuove partenze. Tutte le volte. Il mio computer ha avuto un problema inspiegabile. Ho provato a spegnerlo e riavviarlo. Di solito, questo risolve il 99% dei problemi dei computer impallati. Al terzo tentativo, mi sono dovuta arrendere all’evidenza che il mio problema rientrava nell’1% della casistica che non si risolve da sola, dopo il riavvio.
Una tragedia! Come fa una grafomane a vivere, senza un PC su cui scribacchiare frasi senza senso e riflessioni sul mondo di cui non importa nulla a nessuno? Allora, ho riesumato un vecchio PC. Un portatile comprato usato un discreto numero di anni fa. Comprato dalla mia ex azienda, quando dismettevano i cespiti.
Mi ero persino dimenticata di averlo. L’ho tirato fuori, ho rimosso lo spesso strato di polvere che si era depositato, l’ho messo in carica e si è acceso. Non credevo ai miei occhi! Il calendario era però sincronizzato sul primo gennaio 2013. Mi ha fatto un certo effetto.
Ci ho messo un po’ a capire come cambiare la data. No, purtroppo neanche questa volta riavviare è bastato perché si sincronizzasse da sé col tempo presente. Per farlo arrivare al primo aprile del 2024, ho dovuto scorrere a mano col cursore sul calendario. Undici anni e rotti, nel giro di qualche minuto. Non so neanche io come ho fatto.
L’inesorabile scorrere del tempo
Scorrere sul calendario virtuale del computer, a mano, mi ha fatto riflettere. Io neanche me lo ricordo, com’ero e dov’ero il primo aprile del 2013. Eppure, da qualche parte sarò stata. Qualcosa avrò pensato, vissuto, mangiato. Qualcosa che è stato inghiottito dal tempo. Ho del passato vaghi ricordi.
Ammiro coloro che riescono a farsi dei punti di riferimento e si ricordano che il dodici marzo era lunedì, perché il giorno prima erano andati al cinquantesimo compleanno del cugino. E che il ventisette giugno erano al mare, per il matrimonio dell’amico. E che un mese dopo, hanno fatto il rinnovo della patente.
La mia memoria, invece, è un colabrodo. Le cose ci passano attraverso, senza lasciare tracce. E se qualcuno mi ricorda di qualche evento condiviso, qualcosa che dovrei ricordare anche io, sprofondo nello sconforto di averlo dimenticato. Dicono che il tempo scorra inesorabile.
Questo è di certo terribile, ma meno dell’idea di non riuscire a trattenerne ricordi, nella maggior parte delle occasioni. Eppure, a volte ho la sensazione che la mia vita sia così, come una manciata di sabbia che mi scivola fra le dita, senza che riesca a oppormi. Un tempo che passa senza che io lo viva a pieno, ne faccia buon uso.
Aprile è il mese più crudele
Fra tutti, però, aprile è il mese più crudele. Lo diceva anche Shakespeare, in un sonetto. Aprile per me è l’inizio dell’anno. Dal 1 di gennaio al 31 marzo, io vivo in una specie di limbo. Provo una strana sensazione per cui, da Capodanno al primo aprile non succeda mai nulla degno di nota.
E anche ad aprile, mica parto di slancio. Aprile è il mese più crudele, non bisogna farsi cogliere impreparati. Ma io lo faccio sempre, aprile parte mentre io mi sto ancora preparando all’idea. Mi manca sempre un pezzo, c’è sempre qualcosa che ho dimenticato, che non ho, che non è pronta. Mi ci vuole un po’ a carburare, a capire che la vita riparte. Si rinnova, rinasce. Fioriscono gli alberi, riescono le foglie, tutto ricomincia il suo ciclo, come se non importasse più tutto quello che c’è stato prima.
Come succede a me. Io riparto e ho la sensazione di lasciarmi alle spalle tante giornate spesso inconcludenti, che vanno e vengono e non lasciano traccia nel mondo e nemmeno nella mia memoria. Eppure, qualcosa ho fatto, qualcosa continuo a fare, qualcosa ancora farò.
Affidarsi al Signore
Aprile è il mese più crudele, perché mi rendo conto di non riuscire a farcela da sola. Certo, sono in buona compagnia. Il profeta Isaia sembrava avercela proprio con me, quando ha scritto:
quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi. Isaia 40, 31
Questo è precisamente quello che ci serve: metterci le ali. Ci riesce solo Dio, non date retta alla pubblicità di red Bull. E’ ad aprile che devo correre, affrettarmi. Rischio di essere affannata. Anna che si affanna è il mio nome di battaglia.
Aprile è il mese più crudele, in cui riscopro tutti i miei limiti. Vorrei fare di più, di meglio, ripartire alla grande e ottenere ottimi risultati e imprese incredibili. E poi mi rendo conto di quello che dice San Paolo:
Perché non montassi in superbia per la grandezza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne, un inviato di satana incaricato di schiaffeggiarmi, perché io non vada in superbia. 2 Corinzi 12, 7
La mia spina nella carne è proprio questa consapevolezza di essere inadeguata. La mia sensazione di non fare mai nulla di buono, di farmi scivolare il tempo addosso, senza nemmeno rendermene conto. Senza farne buon uso. Perché spesso penso di dover fare e disfare, da sola. Prendo sul serio questa terribile responsabilità di determinare tutto.
Confidare in Dio è l’antidoto
Mi comporto come se avessi realmente il potere di guidare la vita, con tutta la sua imponderabile serie di eventi. Invece non controllo nulla, è inutile farsi opprimere dal senso di impotenza. E’ una forma di superbia, come dice San Paolo. E anche un tarlo per l’anima. A volte mi sento un guscio vuoto, una persona inutile, dimenticando che tutto arriva dall’alto, basta non smettere di confidare il Dio.
E’ Lui che provvede a noi, al meglio. Non devo puntare tutto sul riavvio, come fossi un computer impallato che bisogna spegnere e riaccendere e poi ripartirà da solo. Per fortuna non è questo che Dio si aspetta da me.
io darò al vostro paese la pioggia al suo tempo: la pioggia d’autunno e la pioggia di primavera, perché tu possa raccogliere il tuo frumento, il tuo vino e il tuo olio; Deuteronomio 11, 4
Allora, posso smettere di aspettarmelo anche da me stessa. C’è Lui, c’è la sua straordinaria, onnipresente Provvidenza. Ad aprile, e tutto il resto dell’anno.
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