Perché piangi?

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Donna, perché piangi?

Perché piangi? può sembrare una domanda strana, a chi abbia subito un lutto. Una domanda inopportuna, persino insensibile. Maria se la sente rivolgere due volte, quella domenica mattina, dopo la crocefissione di Gesù.

Lei arriva al sepolcro, di buon’ora. Finalmente il lunghissimo sabato di inerzia è finito. Si può riprendere a dedicarsi alle attività consuete. Maria va al sepolcro, per prendersi cura di Gesù. Sono sempre le donne a occuparsi delle attività di cura.

Anche quando, come in questo caso, non c’è più molto da curare. Gesù è morto. Al massimo, si può provvedere a lavare e profumare il suo corpo martoriato, che è stato sepolto frettolosamente, prima che tramontasse il sole e cominciasse lo shabbat.

Ma il sepolcro è vuoto. Maria si dispera. Versa tutte le sue lacrime. Perché Maria piange? In fondo, Gesù è già morto. Ci può essere dolore più grande della perdita di una persona cara? In fondo, prendersi cura del corpo, della tomba, visitare la persona perduta in un luogo, è un modo per allontanare il distacco. È un modo per pensare che è ancora lì, almeno in parte. Che ci è rimasto qualcosa di chi amavamo.

Maria si dispera, perché non ha più neanche questo. Non ha più neanche un corpo a cui aggrapparsi, nel ricordo di quello che ha perso. Ce lo racconta il Vangelo di Giovanni:

Maria invece stava all’esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto». Giovanni 20, 11-13

La morte non è la fine, ma un nuovo inizio

Chiunque abbia subito il lutto di una persona cara, comprende bene questo sentimento. Gli angeli però la vedono affranta e si meravigliano: Donna, perché piangi? Chiedono. Gli angeli non conoscono la morte. Non l’hanno mai sperimentata. E poco dopo appare Gesù.

Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: «Rabbunì!», che significa: Maestro! Giovanni 20, 14-16

Questo è il sogno di noi tutti. Rivedere le persone amate e perdute, anche solo per un istante. E’ proprio lui! E’ lì, davanti a lei.

Gesù le chiede: Donna, perché piangi?

Anche Gesù le chiede: Donna, perché piangi? E lei non lo riconosce subito. Lo scambia per il giardiniere. Non riesce a immaginare di vedere Gesù ancora in vita. Lei pensa a un uomo in carne e ossa. Un uomo morto. Un corpo martoriato e deposto in una tomba. Lui invece è lì. E sembra non comprendere il dolore di lei.

Lui sa che si è compiuto tutto quello che doveva accadere. È morto, è disceso agli inferi, è resuscitato. Sa che esiste la salvezza, adesso ne fa parte. Per questo, non capisce tanto dolore e tante lacrime.

Maria, invece, come capita a noi, pensa a quello che è successo, Pensa alla sua perdita. A quella vita finita e all’idea di passare il resto dei suoi giorni, rimarginando la ferita di quell’assenza. Ancora non riesce a realizzare che la morte non è la fine, ma un nuovo inizio. Per tanti di noi è difficile comprenderlo. A volte non basta una vita o quasi.

Lasciar andare

In questo momento, però, Maria è felice. Di certo non le sembra vero. Lui è lì, è vivo! Forse pensa che potrà tornare con loro. Che la vita riprenderà come prima. Chissà, si immagina che sia stato tutto un brutto sogno. O spera in un miracolo. In fondo, Gesù non ha forse resuscitato tante persone? Forse adesso ha resuscitato sé stesso!

Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro». Giovanni 20, 17

Maria fa quello che chiunque di noi avrebbe fatto. Tenta di trattenerlo. Ma Gesù non è più di questa terra. Adesso lo attende il Padre. La sua nuova dimora sarà il cielo. La donna continua a pensare in termini di vita terrena, mentre lui è già parte della vita eterna.

Mi riconosco profondamente in Maria. Nel suo bisogno di trattenere, nella sua paura di lasciar andare chi ama. Nel suo pensare alla fine della vita come perdita, da scongiurare.

Invece Gesù deve andare. Il suo posto è alla destra del Padre. È apparso a Maria per consegnarle questo messaggio di speranza. Perché rassicuri sé stessa e i fratelli.

Tante volte speriamo che le persone che abbiamo perso ci diano un segno da lassù. Vorremmo che ci facessero una specie di telefonata: tutto a posto, sono arrivato, sto bene. Non stare in pensiero per me. Sii felice, io mi sono salvato. Sono risorto. Questo è un giorno di grande festa!

Gesù si congeda con un gesto d’amore. Non può più trattenersi, adesso lo aspettano altrove. Però appare a chi gli vuole bene, a chi non si rassegna a lasciarlo andare. Lo conforta, gli dice che è al sicuro.

Fa capire a Maria che si ritroveranno. In fondo è questo che vogliamo. Se non possiamo prenderci cura personalmente dei nostri cari, vorremmo almeno sapere che sono in buone mani, fino a che ci riuniremo di nuovo, per non separarci più.


perchè piangi

e qui: https://annaporchetti.it/2023/04/28/a-proposito-di-carita-intervista/

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