L’ultima cena

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L’ultima cena è una cena Pasquale?

L’ultima cena, è la cena di Pasqua? Questo sembrerebbe emergere dai tre Vangeli di Marco, Matteo e Luca:

Il primo giorno degli Azzimi i discepoli si avvicinarono a Gesù e [gli] dissero: «Dove vuoi che ti prepariamo da mangiare la Pasqua?» Egli disse: «Andate in città dal tale e ditegli: “Il Maestro dice: ‘Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te, con i miei discepoli’”». E i discepoli fecero come Gesù aveva loro ordinato e prepararono la Pasqua. Matteo 26, 17-19

E Luca:

Egli disse loro: «Ho vivamente desiderato di mangiare questa Pasqua con voi, prima di soffrire; Luca 22, 15

Altri studiosi però sostengono che probabilmente l’ultima cena non coincide con la cena della Pasqua. La fonte principale dei dubbi è il vangelo di Giovanni:

Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Giovanni 13, 1

C’è poi un’altra circostanza a cui si fa riferimento, sempre tratta dal Vangelo di Giovanni, relativo alla cattura di Gesù. È giovedì sera, dopo l’ultima cena, Gesù è stato catturato, ma gli ebrei che lo hanno imprigionato, non vogliono contaminarsi, per non essere esclusi dalla festa:

Allora condussero Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l’alba ed essi non vollero entrare nel pretorio per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. Giovanni 18, 28

Questo escluderebbe che la cena di Pasqua fosse già stata, quella sera stessa. Pasqua doveva ancora venire, a quanto sembra.

C’è chi dice che probabilmente Gesù e i discepoli avevano anticipato la cena Pasquale al giovedì. Infatti, il venerdì Gesù sarebbe morto. Oppure era semplicemente una cena fra amici, a ridosso della Pasqua. Qualcuno sostiene che alcune correnti dell’ebraismo, per esempio gli esseni, celebrassero la Pasqua in anticipo rispetto al calendario classico. Tutto questo crea un legame di continuità fra i significati simbolici di liberazione e salvezza della Pasqua e il sacrificio di Gesù.

La Pasqua ebraica

La Pasqua era una celebrazione molto importante per i giudei. Ricordava il tempo glorioso della fuga dall’Egitto, verso la terra promessa. Pasqua in ebraico si dice Pesach, che vuol dire “passaggio” e indica proprio il passaggio dall’Egitto verso Israele. In quell’occasione, Dio stesso aveva liberato gli ebrei dalla schiavitù e aveva dato a Mosè istruzioni su come festeggiare quella circostanza. Le indicazioni si trovano nel libro dell’esodo:

Parlate a tutta la comunità di Israele e dite: Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell’anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre e lo serberete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l’assemblea della comunità d’Israele lo immolerà al tramonto. Preso un po’ del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull’architrave delle case, in cui lo dovranno mangiare. 

In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con azzimi e con erbe amare.  Non lo mangerete crudo, né bollito nell’acqua, ma solo arrostito al fuoco con la testa, le gambe e le viscere.  (…) È la Pasqua del Signore! In quella notte io passerò per il paese d’Egitto e colpirò ogni primogenito nel paese d’Egitto, uomo o bestia; così farò giustizia di tutti gli dèi dell’Egitto.

Io sono il Signore!  Il sangue sulle vostre case sarà il segno che voi siete dentro: io vedrò il sangue e passerò oltre, non vi sarà per voi flagello di sterminio, quando io colpirò il paese d’Egitto.  Esodo 12, 3-14

L’agnello simbolo di salvezza

A Pasqua, l’agnello è un sacrificio per il Signore, il suo sangue salva i figli degli ebrei dallo sterminio che Dio destina a tutti i primogeniti maschi degli egiziani. L’agnello era già un animale spesso destinato al sacrificio (ricordiamo il sacrificio di Isacco: E Isacco: «Ecco il fuoco e la legna; ma dov’è l’agnello per l’olocausto?» genesi 22, 7)

Da quel momento in avanti, però, quando il sangue dell’agnello salva i figli degli ebrei, esso diventa il simbolo del sacrificio di un innocente per la salvezza di altri.

Gli eventi dell’ultima cena

Torniamo per un attimo all’ultima cena. Ad un certo punto, succede una cosa straordinaria. La racconta il Vangelo di Marco:

Mentre mangiavano, [Gesù] prese del pane e, dopo aver pronunciato la benedizione, lo spezzò, lo diede loro e disse: «Prendete, [mangiate,] questo è il mio corpo». Poi prese un calice[e] e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, e tutti ne bevvero.  Ed egli disse loro: «Questo è il mio sangue, il sangue del [nuovo] patto, che è sparso per molti. Marco 14, 22-24

E quello di Matteo:

Mentre mangiavano, Gesù prese del pane e, dopo aver pronunciato la benedizione[c], lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli dicendo: «Prendete, mangiate, questo è il mio corpo». Poi prese un calice[d] e, dopo aver reso grazie, lo diede loro dicendo: «Bevetene tutti,  perché questo è il mio sangue, il sangue del [nuovo] patto, il quale è sparso per molti per il perdono dei peccati. Matteo 26, 26-28

Nella nuova alleanza, sancita con l’ultima cena, Gesù diventa l’agnello, il cui sangue è sparso per salvare tutti e ottenere il perdono dai peccati. In questa ottica si capisce anche la frase che Gesù aveva detto, per ben due volte, nel Vangelo di Matteo:

Ora andate e imparate che cosa significhi: “Voglio misericordia e non sacrificio”[e]; poiché io non sono venuto a chiamare dei giusti, ma dei peccatori [a ravvedimento]». Matteo 9, 13

E più avanti:

Se sapeste che cosa significa: “Voglio misericordia e non sacrificio”, non avreste condannato gli innocenti; perché il Figlio dell’uomo è signore del sabato. Matteo 12, 7-8

L’ultima cena elimina i sacrifici

Per questo motivo, nel cristianesimo, sin dalle origini, sono scomparsi i sacrifici animali. I pagani, sia greci che romani, scarificavano animali alle divinità. Lo stesso facevano gli ebrei e fanno tutt’ora i musulmani. I cristiani invece celebrano nell’eucarestia il sommo sacrificio di Gesù, che sostituisce e rende vani tutti gli altri. San Paolo spiega bene questa particolarità rituale ai suoi contemporanei, che, essendo ebrei o pagani, faticano a capirne il senso:

Dio lo ha prestabilito come sacrificio propiziatorio mediante la fede nel suo sangue, per dimostrare la sua giustizia Romani 3, 25

Cristo ci ha amati e ha dato se stesso per noi in offerta e sacrificio a Dio Efesini 5,2

Ecco perché Cristo, entrando nel mondo, disse: Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, ma mi hai preparato un corpo; Ebrei 10,5

egli, dopo aver offerto un unico sacrificio per i peccati, e per sempre, si è seduto alla destra di Dio Ebrei 10, 12

Per questo l’ultima cena istituisce un sacramento centrale nella vita del cristiano: l’eucarestia è insieme cena e sacrificio di espiazione. L’agnello che viene sacrificato è Gesù e i fedeli si nutrono del suo corpo e del suo sangue, che, dall’ultima cena in avanti. È stato versato per la remissione dei loro peccati.


ULTIMA CENA

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