L’annunciazione
Oggi, 25 marzo, si celebra l’Annunciazione del Signore. La Chiesa onorerà questa solennità l’8 aprile, perché il 25 marzo quest’anno cade nella Settimana Santa. Al di là di questi spostamenti di calendario, sappiamo che oggi oggi ricorre il concepimento. Non ci vuole un genio: calcolando a ritroso, a partire dalla nascita del 25 dicembre, si capisce che il 25 marzo è l’inizio della gestazione più importante della storia. Luca racconta l’episodio così:
Nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria Luca 1, 26-27
Matteo dice le stesse cose, ma in modo più spiccio:
Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Matteo 1, 18
Una gravidanza indesiderata
Arriva l’angelo e annuncia a una vergine che sarà madre. Provate a immaginarlo. È una notizia di quelle che spiazzano. Allora come ora. Ora, in particolare, che ci siamo fatti questa strana idea che i concepimenti debbano essere previsti, programmati, calcolati, l’idea di una gravidanza inattesa è terrore puro. Immaginatevi la scena oggi.
Una single, o comunque una che è fidanzata ma: io a casa mia e tu a casa tua, si ritrova ad aspettare un figlio. Non è il momento. Lei sta per ottenere una tanto attesa promozione. Ecco, quella è un’attesa che ha programmato. Una gravidanza, la allontanerebbe. E poi ha rinnovato l’abbonamento in palestra, ha già prenotato le vacanze di agosto. Anche volendo, nel suo monolocale con cucina a vista di spazio per culla e fasciatoio non ce n’è proprio. Che fare di una gravidanza così, oggi che si può scegliere?
Una paternità inattesa
Non che per lui sia più semplice. Perché, per le pari opportunità, la notizia dell’arrivo di quel figlio non programmato, viene data a tutti e due. E così, l’angelo va a fare una visitina anche a Giuseppe. Ce lo racconta Matteo:
gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Matteo 1, 20-21
Anche Giuseppe, lì per lì, non la prende benissimo. La sua prima reazione sarebbe quella di tirarsi indietro. Avrà pensato: e va bene, non facciamo scenate, Maria avrà avuto le sue ragioni, però questo figlio non è mio e non me lo voglio accollare.
In questa reazione, non è tanto diverso da molti uomini, che, colti impreparati dalla paternità, hanno il desiderio di darsela a gambe. E anche qui, se la cosa succedesse ora, il futuro padre porterebbe avanti di certo qualche rivendicazione. Direbbe che è troppo giovane per avere un figlio, o troppo impegnato, o troppo in bolletta. Vuole ancora divertirsi, fare carriera, ha appena cambiato la macchina e non ha ancora finito di pagarla: il leasing gli dura almeno altri tre anni. E poi, lui non sa niente di bambini, il suo amico più giovane ha trent’anni.
L’annunciazione è una prova di fede
Quindi nessuno dei due protagonisti fa subito i salti di gioia, davanti all’annunciazione del figlio in arrivo. Poi, però, entrambi cambiano idea. Non tanto perché l’Angelo sia un affabulatore abile come un televenditore di batterie di pentole. Anzi, diciamo che l’Angelo non si perde in chiacchiere e in argomentazioni sofisticate. Invece, va subito al punto:
Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Luca 1, 31-33
E con Giuseppe:
Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio
che sarà chiamato Emmanuele,
che significa Dio con noi. Matteo 1, 21-23
L’annunciazione è una proposta che non possono rifiutare?
L’Angelo fa a entrambi una proposta che non possono rifiutare? Diciamo che è piuttosto assertivo. Alla giovane coppia non fa scegliere nemmeno il nome del bambino. Sia chiamerà Gesù, ovvero il Salvatore. E se loro avessero voluto chiamarlo che ne so: Brian, Eriberto, Antongiulio? Niente da fare: il bambino si chiamerà Gesù.
Eppure, Maria e Giuseppe potrebbero comunque rifiutare. Il nostro, il Dio del libero arbitrio, ci lascia la libertà di sbagliare, di voltargli le spalle, di non rispondere alla sua chiamata.
Non per niente c’è stata una annunciazione. Dio non ha fatto di testa sua, mettendo Maria e Giuseppe di fronte al fatto compiuto. L’Angelo li visita, compie il suo mandato. Consegna il messaggio a due che più stupiti non potrebbero essere.
Dalla sua, ha una profezia biblica antica. Dietro l’Angelo c’è Dio. L’amministratore delegato dell’universo. L’inventore della storia. Soprattutto, quel Dio misericordioso che ha permesso agli ebrei di fuggire dalla schiavitù in Egitto e ha promesso loro una terra. E questo bambino così poco atteso, erediterà il trono di Davide. Maria e Giuseppe sanno con chi hanno a che fare. Hanno massimo rispetto del Capo.
In definitiva, si fidano di Dio. Mettono da parte paure, preoccupazioni, incredulità e decidono di obbedire. L’annunciazione dell’Angelo li convince ad aderire al piano di Dio. Sanno che con lui non ci si rimette mai:
Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». Luca 1,38
Giuseppe nemmeno risponde, lui si porta già avanti a obbedire:
Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore Matteo 1, 24
L’uomo moderno di fronte all’annunciazione
E noi? Ci fidiamo abbastanza di Dio, per obbedire al suo disegno? Se domani fossimo noi al centro di un’annunciazione, avremmo il coraggio di fidarci? Anche andando contro ai nostri desideri, alle nostre comodità, ai nostri stessi progetti? Riusciamo a rimettere tutto in discussione, ad accettare un drastico cambiamento di programma? Ce la facciamo a metterci completamente nelle mani di Dio?
O vogliamo comunque mantenere il controllo, fare i co-piloti, cambiare strada, rispetto a quella che indica il navigatore?
Il Signore ci chiama a essere strumenti della sua volontà. Non strumenti ottusi. Maria e Giuseppe crescono Gesù con tutto l’amore e il meglio dei loro talenti. Si prestano, senza proteste né esitazioni, ad abbracciare un futuro diverso da quello che si erano immaginati. Un futuro che non sarà privo di difficoltà.
La meta, certo, è gloriosa. Ma la strada è lunga e a tratti accidentata. D’altro canto, le strade del Signore sono già infinite, mica si può pretendere che siano larghe, piane e senza buche!
Ecco, io mi auguro di avere la stessa fiducia senza condizioni e senza ombre, ogni volta che sono chiamata a fare la volontà di Dio.
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