I credenti

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In cosa credono i credenti?

Il mondo si divide in due grandi categorie: da una parte ci sono i credenti e dall’altra una multiforme categoria con gradi diversi di scetticismo.

C’è chi pensa che Dio non esista. Lo considera un personaggio inventato, frutto della fantasia di persone impressionabili. Oppure, altri ammettono che Dio potrebbe esistere, ma la cosa non li riguarda. C’è chi pensa che esista qualcosa di soprannaturale, magari non fatto a forma di Dio. Qualcosa o qualcuno che sfugge alla nostra comprensione e che non possiamo spiegare. Non necessariamente una divinità provvista di caratteristiche definite, una entità astratta che non si sa cosa sia.

C’è anche chi pensa che la divinità sia qualcosa di magico, un potere soprannaturale da ingraziarsi, con zelo quasi superstizioso. Una specie di sorte che prova gelosia della nostra felicità, che va tenuta buona. Difficile fare un identikit univoco di chi dice di non credere in Dio. Ma coi credenti, come funziona?

Quella strana categoria dei credenti

In realtà, essere credenti non è una definizione sempre univoca. Anche qui, ci sono diverse sfumature. C’è chi si sforza di credere alla fede rivelata, in modo il più possibile ortodosso.

Altri interpretano, e finiscono con il farsi una loro religione personale. Qualcuno ritiene di vivere la fede fuori dagli schemi, seguendo solo il proprio istinto. C’è chi crede e chi vorrebbe credere. Invece, dubita.

La fede è cammino e tutti, lungo la strada, possiamo sperimentare qualche dubbio, qualche momento di scoraggiamento, qualche sbandamento. Diverso è l’atteggiamento di chi è regolarmente alla ricerca di prove, segni, conferme. Fino a che non si trova di fronte a quelli, tentenna, non si fida, sospetta che ci sia qualcosa di poco chiaro.

Non si tratta di una cosa strana né nuova. Fra gli stessi dodici apostoli si trova una persona con questa attitudine: San Tommaso. Nella cena di Emmaus, quando Gesù risorto si manifesta ai discepoli in carne e ossa, lui resta dubbioso.

Credenti nel dubbio

L’episodio si trova nel Vangelo di Giovanni:

Otto giorni dopo i suoi discepoli erano di nuovo in casa, e Tommaso era con loro. Gesù venne a porte chiuse, e si presentò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!» Poi disse a Tommaso: «Porgi qua il dito e guarda le mie mani; porgi la mano e mettila nel mio costato; e non essere incredulo, ma credente». 

Tommaso gli rispose: «Signore mio e Dio mio!» Gesù gli disse: «Perché mi hai visto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!» Giovanni 20, 26-29

Tommaso, detto Didimo, dubita che l’uomo che ha di fronte sia Gesù. Gli altri lo hanno riconosciuto, ma lui non è convinto. Vuole prove schiaccianti. Inconfutabili. Eppure, non è un ateo. È uno dei dodici, ha vissuto con Gesù. Predicherà la sua parola e diventerà santo.

Con questo episodio, il Vangelo ci mostra che i credenti non fanno tutti la stessa esperienza di fede. Se la fede è una intima relazione con Dio, ciascuno si mette in relazione in modo diverso. C’è chi coltiva il dubbio e ha bisogno di rassicurazione ed evidenze. E chi, invece, crede e si affida, senza porre condizioni.

Credere senza aver visto

Tommaso non è un cattivo credente. Poco prima, sempre nel Vangelo di Giovanni, ha mostrato di essere pronto a tutto per Gesù:

Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse ai condiscepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!». Giovanni, 11,16

Eppure, questa idea del Cristo morto e risorto nella carne, gli sembra incredibile. Non gli basta che glielo raccontino gli altri discepoli. Anche se li conosce, li stima, li ama, la loro testimonianza non è sufficiente.

Lui vuole fare esperienza diretta di quello che gli hanno raccontato. Di fronte all’evidenza, crede. Non nega l’accaduto, non intravede complotti, non si perde in spiegazioni fantasiose e fuorvianti.

Gesù non lo rimprovera, non si offende, non la prende sul personale. Riconosce però che, a chi ha la forza di credere senza aver visto, si apre la strada della beatitudine.

E noi, che genere di credenti siamo? A quale categoria apparteniamo? Abbiamo bisogno di vedere e toccare, o ci fidiamo?

e qui: https://annaporchetti.it/2023/04/28/a-proposito-di-carita-intervista/

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