Domenica di Quaresima
Le 4 domeniche del periodo di Quaresima non rientrano nel conteggio dei 40 giorni di penitenza. Questo perché la domenica è il giorno del Signore ed è quindi festa, anche in Quaresima.
Per questo, anziché la consueta riflessione su una frase del Vangelo, oggi propongo uno spunto diverso.
La Quaresima si poggia su tre pilastri: la penitenza, la preghiera e la carità. Oggi vorrei riflettere sulla carità e su come possiamo esercitarla nella vita quotidiana. Sia in questa domenica di Quaresima, che, auspicabilmente, tutti i giorni dell’anno.
L’importanza della carità
La carità è fondamentale per il credente. Ne parla San Paolo diffusamente, nella prima lettera ai Corinzi.
Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità! 1Cor 13,13
Quali sono gli attributi della carità, le caratteristiche che la rendono così importante? Lo spiega lo stesso San Paolo:
La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. 1Cor 13, 4-7
La carità di San Paolo non è una generica idea di amore. Non è l’amore coniugale, materno o filiale. Non è un amore particolare, ma la generale disposizione ad amare che viene da Dio. Fare carità è quindi un gesto che prevede una relazione. Possiamo essere caritatevoli solo in rapporto con gli altri.
Propositi caritatevoli per la prima domenica di Quaresima
Come si può esercitare la carità? Erroneamente, nel mondo moderno, si pensa che “carità” sia sinonimo di donazioni a enti benefici, ad organizzazioni più o meno note. Esiste un marketing della carità che muove una significativa quantità di denaro. Non tutto e non sempre gestito con trasparenza e a favore di chi possa beneficiarne. Oltre al rischio di sprecare risorse, queste forme di carità implicano altre limitazioni. In primo luogo, la carità non è filantropia. Non è un donare dal ricco al povero. Da chi ha privilegi a chi è svantaggiato. Lo spirito della carità riguarda ogni uomo e ci rende tutti uguali.
La carità è una virtù democratica. Ne hanno bisogno i ricchi e i poveri, i deboli e i potenti. E tutti possono esercitarla nei confronti dei propri simili. Non solo le persone abbienti o fortunate possono e devono fare opere di carità. La carità non è poi solo una questione di denaro o di beni materiali.
La mia proposta, per questa domenica di Quaresima, è esplorare altre tipologie di carità, che non riguardino necessariamente la forma della donazione di denaro, che possano essere messe in pratica da tutti, verso tutti. Ecco 10 consigli di opere di carità, alla nostra portata.
10 Azioni caritatevoli
Ecco 10 azioni caritatevoli a cui forse non avevi pensato. Vediamole insieme e scegliamone almeno una per questa domenica di quaresima e un’altra per ciascuna delle prossime settimane, fino a pasqua.
Fare compagnia a chi è solo
La solitudine è uno dei mali della nostra epoca. C’è chi è lontano dai propri affetti, chi li ha persi, chi non ne ha. Non è una condizione naturale per l’uomo stare sempre da solo. Alleviare la solitudine di una persona cara, di un amico, anche solo di un conoscente è sicuramente un’opera caritatevole.
Aiutare gli altri
Anche se siamo tutti abituati a cavarcela da soli, è sempre bello poter contare sull’aiuto di una persona cara. Possiamo tenere i figli a una coppia di amici, se hanno bisogno di andare in un ufficio pubblico, fare un acquisto importante, o hanno semplicemente bisogno di qualche ora di relax. Possiamo stirare o fare la lavastoviglie per un’amica che ha gli elettrodomestici fuori uso o una emergenza familiare. Possiamo andare a trovare degli amici che hanno appena avuto un figlio, portando loro una cena da scaldare: non doversi preparare la cena, in certe situazioni, è un grande aiuto.
Dire a qualcuno che gli vuoi bene
Sì, è vero, quell’amico o quel parente o magari il coniuge lo sa già, che gli vogliamo bene. Eppure, talvolta sentirselo dire è davvero una boccata di aria fresca, in un momento difficile. D’altra parte, anche se amiamo, spesso non lo diciamo abbastanza. A volte, nella vita ci si pente di non averlo detto a sufficienza ai nostri cari.
Sopportare con pazienza le persone moleste
Sì, lo so. Lei (o lui) è davvero insopportabile. E’ il collega che fa sempre il primo della classe. La vicina di casa pettegola e impicciona. E’ l’amico opportunista. Il parente approfittatore. Tutti abbiamo una lunga lista di persone moleste. Di solito, cerchiamo di averci a che fare il meno possibile. E se invece, per una volta, tentassimo di sopportarle?
Sopportarle sì, ma con pazienza. Col sorriso sulle labbra. Con la pace nel cuore. Mica è facile, lo so. D’altronde questa è una importantissima opera di misericordia. Di quelle da fare non guardando alla miseria umana in noi e negli altri, ma all’amore di Dio. Pensare che quello che facciamo, sopportando con pazienza, lo facciamo per Lui
Essere gentili con chi non lo è
Ci sono i maleducati. Chi ti parcheggia di fianco in doppia fila, e va a farsi i fatti tuoi. Tornando dopo un’ora. Chi ti passa davanti in coda. Chi si accomoda sull’autobus, fregandosene del fatto che sei incinta, hai la caviglia steccata, o potresti aver bisogno di quel posto a sedere più di lui (o di lei). C’è chi ti risponde sgarbatamente, chi ti urta e nemmeno ti chiede scusa.
C’è chi alza la voce e ti aggredisce verbalmente, al primo dissenso. La lista degli atti di maleducazione è praticamente infinita. La tentazione sarebbe quella di ripagare il maleducato con la sua stessa moneta. Ma non è caritatevole farlo. Meglio mantenersi comunque cortesi.
Perché l’aver subito uno sgarbo, non deve abbruttirci. Non deve farci somigliare a chi ha sbagliato. Anzi, dimostrarsi gentili, può talvolta far cambiare atteggiamento a chi abbiamo di fronte.
Ricordare qualcuno nelle proprie preghiere
Non c’è gesto di carità più grande che pregare per gli altri. Pregare per gli affetti, ma anche per i conoscenti. Addirittura per gli sconosciuti, se ci è stato raccomandato di farlo. Ciascuno di noi ha una intenzione. Preghiamo perché gli altri riescano a realizzare la loro intenzione. E anche perché stiano bene, perché il Signore li protegga e li guidi.
Perdonare chi ti ha fatto un torto
Perdonare è un atto profondamente caritatevole. Ed è anche una grande sfida. Perché se siamo vittime di una ingiustizia, di un torto, non sempre il perdono è il sentimento più immediato che proviamo. Talvolta, rimuginiamo. Immaginiamo propositi di vendetta. Ci sentiamo offesi. Invece, tendere il ramoscello di ulivo a chi ha sbagliato, fa bene sia a lui, che viene perdonato, che a noi, che abbandoniamo uno stato d’animo negativo.
Confortare chi è afflitto
Confortare chi è afflitto è un atto di carità sempre molto apprezzato. Può voler dire andare a trovare o telefonare a chi è ammalato, per aiutarlo a distrarsi un po’. Significa sostenere chi ha subito una delusione, una perdita, una sconfitta di qualunque tipo. Che sia una promozione mancata sul lavoro, la perdita di una persona cara, il dispiacere per una opportunità o un sogno non realizzato. Tutti abbiamo prima o poi qualcosa che ci intristisce. In queste circostanze, sentire che qualcuno ci vuole bene e ci incoraggia ad affrontare la situazione, è di grande aiuto.
Compiere un atto di generosità
Cosa vuol dire essere generosi? Significa essere disposti a fare un sacrificio personale, per il bene dell’altro. Per esempio, per un marito, può voler dire rinunciare a un sabato pomeriggio sul divano, per accompagnare una moglie all’ikea.
Perché, anche se le mogli sostengono che questa fosse una delle clausole matrimoniali (una di quelle scritte in fondo, in piccolo), in realtà non esiste alcun obbligo. Farlo è un puro gesto di generosità. Idem sopportare la suocera di domenica (o alle feste comandate), cedere il controllo del telecomando al marito. Nella generosità ci si dimentica di sé stessi e si pensa all’altro. Per questo è un gesto di carità.
Offrirsi di fare qualcosa per l’altro
Non sempre chi ha bisogno di aiuto lo chiede. Talvolta c’è imbarazzo, vergogna, timore di essere di peso. Per togliere l’amico o il familiare d’impaccio, si può semplicemente chiedere: c’è qualcosa che posso fare per te? Che sia fare la spesa per lui, se non ha tempo. Accompagnarlo a una visita medica impegnativa o indirizzarlo a un idraulico onesto e affidabile. Si tratta in tutti i casi di gesti di carità, che alleviano l’altro da una fatica. O gli risolvono un problema.
Felice domenica di Quaresima
Oggi, domenica di Quaresima, visto che non siamo chiamati alla penitenza, possiamo concentrarci sulla carità. Dimostrare agli altri quel sentimento d’amore generoso di cui parla San Paolo. E che è gradito a Dio e agli uomini. Felice domenica di Quaresima!
Ne abbiamo parlato qui: https://annaporchetti.it/2023/12/21/la-beneficenza-finta-e-la-carita-vera/
e qui: https://annaporchetti.it/2023/04/28/a-proposito-di-carita-intervista/
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