Sentirsi la pietra scartata
Cosa vuol dire sentirsi pietra scartata? E’ una brutta esperienza. Forse l’avete provata anche voi. E’ quella sensazione di non avere valore. Di non servire a nulla. Sono madre di tre adolescenti. So bene di cosa parlo. Sembra incredibile, eppure, sotto quella montagna di stoffa, dentro quella felpa oversize, dentro quei leggins giganteschi si nasconde quella che è stata la mia bambina.
E che ora è una adolescente tormentata. Come tutte o quasi. Il loro tormento si può esprimere in molti modi, ma ha un solo nome: senso di inadeguatezza. E io, da madre, vorrei poterle dire che è solo una fase. Che passerà, assieme all’acne giovanile, all’apparecchio per i denti, alla cellulite. In realtà so che non sparisce. Perché il senso di inadeguatezza non è un disturbo passeggero dell’adolescenza. Non è come avere il morbillo o la rosolia, quelle patologie di cui soffri una volta sola nella vita, e poi il tuo corpo si immunizza per sempre. Invece no.
Il senso di inadeguatezza, purtroppo, non è una malattia esantematica, ma una patologia cronica. Ci si può sentire inadeguati a quindici, venticinque, quarant’anni e oltre. Ci si può portare dentro questo vuoto, questo tarlo. Questo non sentirsi mai abbastanza: bella, intelligente, capace. In una parola: adeguata. Per tutta la vita ci sembra di non essere degni di quello che abbiamo, di non meritare l’attenzione, l’interesse, l’apprezzamento di chi ci circonda.
Quel terribile senso di inadeguatezza
Il senso di inadeguatezza si alimenta delle nostre paure. È il riflesso del giudizio degli altri. Un giudizio unilaterale, spesso impietoso. Il Papa ha detto più volte che la nostra è la cultura dello scarto. Una cultura in cui tutto quello che non appare perfetto, tutto quello che non si conforma alle aspettative del mondo, è da buttare via.
Eppure, questo non è un problema nuovo. Da sempre, purtroppo, l’opinione pubblica ha tentato di fissare dei parametri di accettabilità delle persone, dei comportamenti, delle idee.
Questo mi ricorda un brano del vangelo di Matteo, a cui vorrei dedicare la riflessione di oggi. Gesù si trova a Gerusalemme. Entra in città, acclamato dalla folla. Gli anziani e i sommi sacerdoti lo temono e ne sono invidiosi. Sono gli stessi uomini che hanno visto Giovanni Battista predicare e non gli hanno creduto. Allora Gesù narra loro delle parabole. Conclude citando il salmo 118:
La pietra che i costruttori hanno scartata
è diventata testata d’angolo;
dal Signore è stato fatto questo
ed è mirabile agli occhi nostri? Matteo 21, 42
Gesù, pietra scartata
La pietra scartata è Gesù stesso. In questo brano Egli predice quello che accadrà di lì a poco. I sommi sacerdoti se ne vogliono liberare, come fosse uno scarto. Probabilmente pensano che farlo fuori fosse una soluzione furba.
Non si aspettano di certo che l’uomo di cui si erano sbarazzati, come fosse una pietra scartata, diventerà la testata d’angolo di una costruzione assai solida. Solida al punto che:
Chi cadrà sopra questa pietra sarà sfracellato; e qualora essa cada su qualcuno, lo stritolerà. Matteo 21, 44
Una pietra che schiaccia chi è iniquo e malvagio. La vendetta della pietra scartata? Non proprio.
La metafora della pietra scartata su cui si fonda la comunità cristiana
Ciò che per gli uomini, nella loro grettezza, è scarto, può essere preziosissimo agli occhi di Dio. Il Salmo dice che questa è una opera mirabile ai nostri occhi. Una decisione divina che ammiriamo. Davvero si tratta di una mossa degna di Dio. Con essa, il Signore ribalta i paradigmi degli uomini, i loro giudizi interessati.
La costruzione di cui Gesù è la pietra angolare, è la nuova comunità di credenti. La nostra Chiesa. Essa è contrapposta agli anziani e sacerdoti, gelosi del seguito di Gesù, invidiosi e avidi di potere.
Prima di diventare pietra angolare e fondamenta del cristianesimo, Gesù vive praticamente una intera vita da pietra scartata dai costruttori del suo tempo. Il re dei re nasce da una famiglia comune. Addirittura in una grotta, mentre i suoi sono lontani da casa.
A vederlo dall’esterno, non è un VIP. Non c’è nulla nella sua condizione umana che ne faccia una persona importante, un privilegiato. Al contrario, egli viene umiliato e perseguitato dagli uomini. Perseguitato fino alla morte. Eppure, la morte non lo ferma. Al contrario, attraverso di essa, Egli compie la sua opera di salvezza. Per volontà di Dio, si muta da scarto a elemento fondamentale.
Far parte del piano di Dio
Ecco, questo vorrei dire a mia figlia. In fondo anche a me stessa e a tutti coloro che dubitano di valere. tutti possiamo somigliare a una pietra che viene scartata. Una pietra di cui nessuno sa cosa fare. Una cosa inutile, inadeguata. Essa – per volere di Dio – può diventare sostegno di una intera costruzione.
Agli occhi del Signore, anche lo scarto può essere strumento essenziale della sua volontà. Questo ci permette di guardare a noi stessi con speranza. Non conviene curarsi troppo del giudizio che gli altri hanno di noi. Se lo vogliamo, possiamo fare parte del piano di Dio. Persino una parte importante.
Ne abbiamo parlato qui: https://annaporchetti.it/2023/02/24/quaresima-tempo-di-digiuno/
e qui: https://annaporchetti.it/2023/02/21/quaresima-istruzioni-per-luso/
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